Il paesaggio italiano in foto:
arriva la mostra curata da Sgarbi

RECANATI - L'esposizione debutterà il prossimo 1 dicembre al Museo civico di Villa Colloredo Mels e rimarrà aperta fino al 15 gennaio del prossimo anno

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Vittorio Sgarbi

 

Nel bicentenario dell’Infinito, Recanati continua a regalare eventi imperdibili e occasioni culturali di pregio. Si inserisce senz’altro tra questi  “Paesaggio italiano – L’Infinito tra incanto e sfregio», la mostra fotografica curata dal critico Vittorio Sgarbi che aprirà i battenti al Museo civico di Villa Colloredo Mels il prossimo 1 dicembre e resterà aperta fino al 15 gennaio. 
La mostra, patrocinata dal Comune di Recanati e dalla Regione Marche, è stata organizzata interamente da Sistema Museo. Nasce da un’idea di Nino Ippolito e Sauro Moretti e ripercorre, attraverso scatti straordinari, una sorprendente mappa del paesaggio, tra bellezze e orrori. Sono le sei sezioni in cui si articola: il paesaggio italiano in mostra viene raccontato attraverso scatti che sono piccole e grandi storie, dalla bellezza al degrado, nelle immagini di 58 fotografi, tra professionisti ed “amatori evoluti”, i cui lavori sono stati selezionati da Sgarbi tra migliaia di candidature arrivate.

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“Vacanza italiana 2019” di Paola Bellomo

Non il panorama da cartolina, non lo scatto da turista, ma ciò che solo l’occhio del fotografo sa cogliere, che si trovi in una spiaggia, dietro le sbarre di una prigione o alle finestre di una reggia, sul luogo del delitto, in un territorio contaminato o su una montagna dove l’uomo non ha ancora portato la sua follia. Una mostra da visitare per vedere l’Italia così com’è, sospesa tra il Bel Paese e chi la abita: gli italiani. C’è l’incanto nella fotografia che registra la bellezza che ci circonda, insieme allo sfregio alla natura, all’architettura, alla salute e alla decenza. Sfregio è la fabbrica monstre incapace di mantenere lavoro e salute, o i piani regolatori che affumicano interi paesi senza mai trovare una soluzione al traffico e le bagnarole dei migranti affondate e lasciate a marcire sulle coste del Sud Italia. E poi c’è il paesaggio umano, che ci mette davanti immagini che sembrano scattate negli anni ’70 e che invece raccontano un presente italiano che di lasciar andare il passato non ne ha la minima intenzione. C’è il fascino perenne del mangereccio abbordabile delle sagre di paese, le processioni religiose che sembrano un set di moda, gli ambulanti che ancora girano di casa in casa con i loro mille prodotti da vendere, le vacanze spiaggiate.

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L’assessore Rita Soccio

Entusiasta Rita Soccio, assessore alla cultura di Recanati, che esalta la chiarezza d’intenti dell’esposizione in mostra al Museo civico di Villa Colloredo Mels: «Nell’anno delle celebrazioni del bicentenario dell’Infinito – spiega – questa rassegna trova nel nostro poeta Giacomo Leopardi un precursore d’eccellenza. Nei suoi scritti il paesaggio non è mai solo descrizione di quel che vedono gli occhi, ma un riflesso, una narrazione che attraversa vita, memoria, emozioni e speranza, come un temporale estivo che si abbatte, furioso e violento, sul paese natio. Negli scatti, invece, la potenza del paesaggio viene rilevata su due diversi livelli: da una parte la consapevolezza della sua bellezza e dall’altra la mortificazione e l’umiliazione che troppo spesso gli viene inflitto dall’uomo. Una valutazione che mette in luce la trasformazione del nostro territorio dal secondo dopoguerra in poi, caratterizzato da un’intensa ricostruzione e urbanizzazione e una rivoluzione industriale tardiva. Affrontare il tema del paesaggio significa, dunque, riflettere non tanto su un problema di carattere estetico ma anche e soprattutto etico, a partire dall’educazione dei più giovani, fino alla sensibilizzazione della politica e della pubblica amministrazione».

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“La protezione” di Luigi Monti

Tutte immagini di un’Italia che resiste al contemporaneo e se ne frega, tra lamentele, usi e costumi duri a morire. Ci sono i senzatetto sfiniti e quelli che resistono, e c’è lo scatto degli allievi del corso di fotografia Inforidea nel carcere di Avezzano e c’è l’utopia dei non-luoghi, posti che avevano vita e scopi ed ora semplicemente sono lì, senza la speranza di nuova destinazione o di un restauro conservativo. C’è la tragedia annunciata in un’immagine che ferma il tempo, poche ore prima di una storia nera di omicidio-suicidio che nel 2017 sconvolse la città di Ferrara e che distrusse in un colpo solo l’ultima di una generazione di antiquari e la loro casa. E infine c’è la città, fonte di ispirazione inesauribile, nei cui palazzi, piano su piano, si esalta anche l’odio più naturale del mondo, quello per i propri vicini di casa. Sono 89 le foto in mostra, e non è solo la bellezza ma sono soprattutto le storie dei luoghi e le gesta dei suoi abitanti a segnare il paesaggio italiano nelle sue contraddizioni, tra tran tran quotidiano e situazioni straordinarie, in un passato glorioso col futuro ancora da scrivere.



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