Francesca Forani, l’avvocato Paolo Carnevali, e la criminologa Margherita Carlini
di Gianluca Ginella
«Fatta abortire in casa con medicinali spediti dal Pakistan. Azka a volte si è sacrificata per evitare che il padre compisse violenze sulla sorella». Due passaggi choc della testimonianza della tutrice dei tre fratelli minori di Azka Riaz, la ragazza di 19 anni pakistana morta dopo essere stata travolta da un’auto che la investì, secondo l’accusa che viene sostenuta in un processo che si sta svolgendo al tribunale di Macerata, dopo che il padre della giovane, Muhammad Riaz, la picchiò facendo sì che la giovane finisse a terra in mezzo alla provinciale 485 a Trodica di Morrovalle.
Fatti che risalgono al 24 febbraio dello scorso anno. Una storia di violenze e di coraggio quella che ha raccontato in aula l’avvocato Francesca Forani, tutrice dei fratelli di Azka e parte civile al processo, assistita dall’avvocato Paolo Carnevali. Vicende che Forani ha sentito dai fratelli della 19enne. E in particolare dalla sorella, «è stata lei, nel 2016, a far venire a galla tutto. I fratelli di Azka vogliono che sia fatta giustizia. Soprattutto la ragazza che vuole essere una ragazza occidentale e vuole avere la sua autonomia. Ha avuto il coraggio di ribellarsi ed è grazie a lei che poi sono partite le indagini. Il suo cruccio però è stato di non convincere la sorella, che era maggiorenne, a lasciare la casa del padre» dice Forani, che da due anni segue i tre figli minori di Riaz. Il tutore aggiunge «a volte Azka si sacrificava per salvare i fratelli dalle violenze».
Nel corso dell’udienza il tutore ha riferito dei tre aborti avuti da Azka in seguito ai presunti rapporti sessuali cui veniva costretta dal padre. Per farla abortire «arrivavano farmaci procurati dal Pakistan. Aborti che avvenivano in casa» dice l’avvocato Paolo Carnevali.
Nel corso dell’udienza sono stati anche sentiti il medico legale Mariano Cingolani, che svolse l’autopsia insieme al collega Roberto Scendoni, e la criminologa e psicoterapeuta Margherita Carlini, consulente dell’avvocato Carnevali. Cingolani si è limitato a confermare che alcune ferite, quella alla mandibola e una all’orbita, trovate su Azka risalivano ad alcuni minuti prima della morte. Carlini ha confermato le conclusioni della psicologa Monia Vagni, alla quale il Tribunale ha affidato di svolgere una perizia sull’attendibilità dei minori. Carlini ha inoltre detto che secondo la sua esperienza di centri antiviolenza i comportamenti di Azka e della sorella erano congrui con un vissuto di violenza. Il processo, che si sta svolgendo davanti alla Corte d’assise e nel quale Riaz è imputato per omicidio volontario e violenza sessuale, è stato poi rinviato al prossimo mercoledì per sentire l’imputato, difeso dall’avvocato Giorgio Laganà. Al processo è parte civile anche la madre di Azka, tutelata dal legale Maurizio Nardozza.
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