Sta prendendo sempre più forma Space Oddity, l’ambiziosa mostra urbana che Popsophia lancerà dal 18 al 28 luglio a Civitanova Alta. L’intento sarà quello di creare un lungo percorso espositivo di tipo esperienziale, che si relazionerà con tutto il programma e il tema di quest’edizione 2019, che ragiona “Verso l’infinito e oltre”. In questi giorni sono stati definiti gli ultimi dettagli tecnici nel corso di alcune riunioni, e nei prossimi si andrà all’allestimento dei vari contenitori.
«Space Oddity – le parole della direttrice artistica di Popsophia Lucrezia Ercoli – ci fa viaggiare intorno alla bellezza della velocità, in tutte le sue forme. Da quella effimera perché simulata dietro ad uno schermo, all’esaltazione di mezzi e meccaniche che hanno fatto prodezze, restando in bilico su due ruote. Ma anche una velocità che diventa benzina che incendia l’arte, o che ci spinge a superare le barriere del conosciuto oltre il nostro pianeta Terra. Un motore predominante – ha continuato la Ercoli – che ci permetterà perfino di raggiungere spediti la celebrazione di importanti anniversari. Come il primo allunaggio del 1969, la “sfida alle stelle” lanciata 110 anni fa dal Manifesto del Futurismo di Marinetti o la libertà anarchica in sella ad un chopper di “Easy Rider”, di cui ricorre il cinquantenario».
Space Oddity vuole far ragionare mostrando in maniera spudorata i prodotti di massa, che verranno provati sulla propria pelle. Togliendo così qualsiasi distanza che intercorre tra il fruitore e l’opera d’arte, che dialogano come non mai. Ecco allora gli spazi in programma per Space Oddity, con la canzone di David Bowie che sarà grande colonna sonora e filo conduttore degli appuntamenti:
La piazza. La realizzazione in Piazza della Libertà di un’installazione immersiva in grado di valorizzare gli elementi esposti sul tema del viaggio interiore e della velocità e fare in modo che il pubblico possa fare un’esperienza unica. Non una mostra ma un vero e proprio tuffo esperienziale nel dinamismo, sia interiore che esteriore. L’installazione è composta da elementi che si muoveranno in sincrono: una parte con led per creare effetti luce e di movimento, un’altra creata con un videomapping architetturale che prenderà tutta la parete di Palazzo Ducale per coinvolgere e integrare lo spettatore nell’ambiente. Il tutto con un’unica colonna sonora che farà da trait d’union.
Piazza della Libertà
Il mito. Stravolgendo l’equilibrio vitruviano del classicismo, tra uomo e motocicletta nasce una forma plastica mai vista, un elogio della velocità che viaggia in bilico. Sorprendendo persino il cinema, che innalza così la moto ad oggetto del desiderio, traslandola verso il mito. Come il chopper sogno di libertà in Easy Rider, centro dell’esposizione. La chiesa di Sant’Agostino diventa Tempio della Meccanica, con alcune delle motociclette simbolo dell’immaginario che si ergono come statue su piedistalli.
L’ordigno. Elogio della velocità marinettiana, il treno in epoca industriale accelerava lo spazio, riuscendo a mettere in contatto uomini e cose più rapidamente. Un mito della modernità, che irrompe sul piano filosofico e artistico, scalzando l’estetica geometrica con forme sfuggenti. Un treno “Satana su rotaia”, come è stato definito da Giosuè Carducci, inno di un pensiero laico che si avviava a stravolgere l’Ottocento. La cappella laterale di San Francesco ospita il “Treno in corsa”, capolavoro futurista assoluto di Ivo Pannaggi, di Palazzo Ricci, per gentile concessione della Fondazione Carima. A fare da cornice le splendide suggestioni di Riccardo Ruggeri e le composizioni musicali di Matteo Moretti.
Spazio multimediale di San Francesco
L’azzardo. Qui, in una “Ville Lumière” assopita nei primi bagliori del giorno, un’auto è lanciata a folle corsa per raggiungere il desiderio e l’incontro d’amore. L’insana pazzia al volante è al contempo una bramosia che alberga in noi. Cioè l’andare a tavoletta per sconfiggere i limiti. Per esaltare quella velocità capace di accorciare l’eterea distanza tra lo spazio e il tempo. Allo Spazio Multimediale San Francesco corrono le immagini di “C’était un rendez-vous”, cortometraggio del 1976 di Claude Lelouch. Grazie a un piccolo capolavoro grafico di Mauro Cicarè la cappella laterale ospita un omaggio a Niki Lauda.
L’artificio. Addirittura entrare in una monoposto di Formula 1, artificio e riproduzione però di un modello di realtà. È il sacrario di una velocità che non c’è, della voglia di gareggiare in pantofole, senza rischi. Evitando le complicazioni della vita. I simulatori sono macchine figlie dell’uomo nuovo, connesso con tutti ma bloccato dietro ad uno smartphone. Che conosce il mondo ma non l’ha mai visto. Che sa viaggiare solo sbirciando dal buco della serratura. Lo Space Oddity si estende con diversi simulatori tecnologicamente avanzati, distribuiti sapientemente da Gianluca Di Iorio all’interno dello spazio multimediale di San Francesco.
Blue Moon. La leggerezza di un passo, pesante nel suo distaccare l’uomo dal Mondo per portarlo a battere il limite. Superando Icaro, oltre la Terra. Nel 1969 Neil Armstrong raggiunse l’irraggiungibile, scavalcò il confine invalicabile per conquistare la Luna. Soglia che affascinava e spaventava come le Colonne d’Ercole. A cinquant’anni da quell’evento, la Luna, bella e agghiacciante col suo Lato Oscuro, è viaggio oltre noi stessi. Con Platone, Ariosto, Leopardi per proiettarsi “Verso l’infinito e oltre”, con il liceo “G. Leopardi” di Recanati, con la direzione scientifica di Claudio Bernacchia.
Cortile della Pinacoteca
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