Oiza apre i 728 anni di Unimc:
«Io, studentessa d’origine nigeriana
orgogliosa della reazione dopo Traini»

MACERATA - Al teatro Lauro Rossi la cerimonia per l'inaugurazione: inclusione, ricostruzione sociale, cooperazione e sviluppo dell'animo umano i capisaldi da cui ripartire. Nei discorsi inaugurali trovano spazio le parole dell'universitaria che ha ricordato i tragici fatti avvenuti in città. Il rettore Adornato: «L'Umanesimo è fondamentale perchè si è riaperto il drammatico problema della condizione umana»
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Il palco del Lauro Rossi, al centro il rettore Francesco Adornato circondato da moltissimi accademici

 

di Marco Ribechi

(foto di Fabio Falcioni)

L’università di Macerata festeggia l’apertura del 728esimo anno accademico e traccia le linee guida per il futuro. Inclusione e valorizzazione delle differenze, capacità di cooperare per il bene comune, superamento degli ostacoli alla rinascita sociale economica e culturale e centralità dell’Umanesimo inteso come motore di sviluppo dell’essere umano in tutti i suoi aspetti, sono i quattro capisaldi su cui basare l’istruzione made in Unimc, che tra l’altro aprirà a breve gli Stati Generali per sviluppare una discussione proprio sulle prospettive degli anni a venire, l’Umanesimo che innova è appunto il motto scelto dall’ateneo.

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Il teatro gremito per l’occasione

Durante la cerimonia, che si è svolta per il secondo anno al teatro Lauro Rossi a causa dell’inagibilità dell’Aula Magna e dell’Auditorium San Paolo, ognuno di questi aspetti è stato approfondito in emozionanti e sentiti interventi fatti dalle colonne che sorreggono l’ateneo e che ne rappresentano il fine ultimo: gli studenti, il personale docente, il personale amministrativo e infine i rettori, veri e propri demiurghi delle accademie italiane. Dopo il corteo degli accademici in piazza della Libertà il saluto del primo cittadino Romano Carancini che insieme a tanti sindaci del territorio e al governatore della Regione Luca Ceriscioli rappresentava le amministrazioni a cui si sono rivolti anche alcuni interventi dal palco. Tra il pubblico anche i rappresentanti delle forze dell’ordine.

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Il sindaco Romano Carancini

«L’Università ricopre un ruolo fondamentale sul territorio – dice il sindaco – formando uomini e professionisti, la città risponde alle aspettative degli studenti offrendo qualità di vita, accoglienza e integrazione, vogliamo crescere nel futuro insieme». Prima dei professori e dei docenti, secondo quelle che sono le volontà sempre evidenziate dal rettore Francesco Adornato, mettere gli studenti al centro del progetto formativo, è una studentessa a prendere la parola per prima e lo fa parlando anche dei fatti di Macerata, soprattutto della sparatoria di Traini.

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Oiza Queensday Obasuyi, rappresentante degli studenti

Si chiama Oiza Queensday Obasuyi, nome che tradisce origini nigeriane come lei stessa spiega: «Sono una italiana di seconda generazione ma non rinnego le mie radici perchè le considero una ricchezza – spiega Obasuyi – Oggi alla parola differenza si dà solo un connotato negativo di paura ma il confronto può essere una strada diversa. Macerata è stata colpita dal terrore diffuso da chi si è trincerato nell’ignoranza e nel razzismo, quella persona avrebbe potuto colpire me o altri come me. Sono orgogliosa della reazione della città, del corteo che ha detto no alla chiusura delle menti, dei dibattiti e delle riflessioni sviluppate qui in accademia, del coraggio e dell’entusiasmo degli studenti». Internazionalizzazione a apertura al confronto quindi come opportunità di crescita degli studenti, dell’ateneo ma anche di tutto il Paese. Prende poi la parola Silvia Mozzoni in rappresentanza del personale tecnico amministrativo: «Darwin diceva che sopravvive non la specie più forte o più intelligente, ma quella che sa meglio adattarsi al cambiamento – spiega Mozzoni – Il nostro lavoro deve essere animato dal gioco di squadra, anche tra atenei diversi. Vogliamo e dobbiamo favorire la cooperazione non la competizione alimentata solo da motivi economici. In quest’epoca di grandi criticità l’università deve essere il luogo per sviluppare il pensiero creativo, capace di risolvere i problemi e le sfide che l’attualità ci pone in maniera imminente».

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Mauro Giustozzi, direttore generale dell’università

A seguire Mauro Giustozzi, direttore generale dell’università, con un toccante intervento sul terremoto e sulla necessità di ricostruire vite e modi di agire: «Come l’ateneo ha perso i nostri luoghi più significativi – spiega il direttore – così il mio pensiero va a tutti quei cittadini che dopo il terremoto hanno perso tutto. Mi auguro che ci sia al più presto una correzione delle normative e che si permetta di ricostruire più rapidamente, oggi durano molto più i tempi di preparazione che quelli di intervento. Le risorse non mancano ma siamo vittime di un normativismo delirante che impedisce ogni azione in virtù di una presunta trasparenza che però si perde dietro inutili burocrazie. Anche in questo si deve vedere il primato dell’umanesimo, bisogna uscire dalla favola che il buon governo possa essere assicurato da forme prestabilite, la realtà è diversa da un algortimo. In un momento in cui la nostra comunità ha perso le sue certezze e anche  il suo benessere sociale si accresce la responsabilità dell’ateneo, la più grande impresa del territorio dopo la sanità. Gli stati generali con cui l’università accetta la sfida saranno un momento fondamentale per decidere il nostro futuro». Il progetto di Villa Lauri, di imminente realizzazione, con cui si creerà un hub dedicato alla Cina riaprendo anche un parco pubblico di oltre 4 ettari alla cittadinanza è solo uno degli esempi con cui l’Università interviene per migliorare il panorama sociale della comunità.

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Il rettore Adornato con Ivano Dionigi già rettore dell’Alma Mater Studiorum di Bologna (sinistra) e Gaetano Manfredi, presidente Crui

Poi uno dei prestigiosi ospiti presenti (leggi l’articolo) Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei rettori delle università Italiane: «Stiamo vivendo anni difficili, non solo a Macerata – spiega Manfredi – la crisi ha lasciato frutti avvelenati, conflitti, solitudine, migrazioni economiche e climatiche, paure. La divisione, come testimonia la storia non è mai la soluzione. Eppure viviamo anche un momento di straordinaria crescita della conoscenza e tecnologica, ma questa non è per tutti. Atenei come quello di Macerata, sparsi sul territorio italiano, devono essere assicurati per permette a chiunque di avere le stesse possibilità e spingere la qualità totale del sistema. Abbiamo sofferto anni di tagli scellerati mentre gli altri Paesi aumentavano la spesa per la ricerca e la formazione. Nonostante questo sul piano della produttività scientifica in relazione ai capitali investiti siamo il primo Paese al mondo. L’università è quindi un modello per le amministrazioni e deve essere messa al centro del Paese». Queste le linee guida quindi del mondo accademico maceratese che si propone di essere protagonista nel riorganizzare una società che appare allo sbando e che naviga a vista.

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L’intervento del rettore

“Il futuro ha un cuore antico” è il titolo della relazione del rettore Francesco Adornato che con grande sapienza unisce le basi del pensiero umano alla modernità, mostrando come l’uomo, a prescindere dalle sfide che il suo tempo gli presenta, non può rinunciare ad essere umano e quindi pensare la sua esistenza traendo ispirazione dal passato e intervenendo coscientemente in quello che sarà il futuro. Tante le citazioni, tratte dagli autori più cari proprio al nostro rettore. «La robotica è una delle sfide dell’industria 4.0 – spiega in un passaggio Adornato – questo avrà un fortissimo impatto in ogni aspetto della società come le suggestioni date dalla fantascienza, Asimov, Blade Runner. Ma il robot sarà sempre imperfetto rispetto all’uomo perchè manca di infanzia, di ricordi, di legami familiari. Questi sono i problemi che un ateneo umanistico come il nostro deve toccare, l’Umanesimo è tornato di attualità perchè si è riaperto, in forme drammatiche, il problema della condizione umana. Intendiamo andare oltre tutto ciò che propone schemi ingessati utilizzando nuovi paradigmi, nuove categorie, nuovi modi di essere università. Vogliamo creare un campus urbano internazionale che diventi spazio di dialogo e confronto dove il logos si fa dia-logos, dialogo. L’ateneo ha il compito di incorporare e accompagnare la memoria del futuro».

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Ivano Dionigi riceve il sigillo dell’Università di Macerata

Ultimo intervento della giornata a Ivano Dionigi, illustre latinista e già rettore dell’Alma Mater Studiorium di Bologna, insignito anche del sigillo dell’università di Macerata. “Umanesimo necessario” il titolo della sua relazione che a una critica alla contemporaneità, accompagnata anche da velato timore, risponde con i classici della letteratura che già in epoche distanti secoli se non millenni teorizzavano pensieri capaci di essere da supporto alla dura condizione dell’attualità data dalla crisi delle identità. «E ben più difficile esercitare l’ars interrogandi che l’ars respondendi – esordisce il latinista – Sapere scientifico e umanista hanno sempre marciato insieme, solo recentemente i due livelli di conoscenza si sono separati. Impossibile chiedersi se Leonardo, Darwin, Galileo fossero più umanisti o scienziati. Oggi la tecnica, nata come alleata dell’uomo, non è più strumento ma va ad intaccare gli stessi domini della natura fino a consegnarci un uomo competitivo con la macchina. La tecnica non salva, ci vuole una politica nella quale il potere è coniugato al sapere dove i soggetti dicano la verità senza parlare per illudere il popolo. Questa responsabilità chiama in causa scuola e ragazzi. Ai giovani dico siate consapevoli, siate esigenti e impegnatevi in politica. Fatelo per voi stessi e per noi, che non ce l’abbiamo fatta a lasciarvi un mondo migliore».

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Il governatore Ceriscioli con il sindaco Carancini

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Gianluca Pesarini presidente di Confindustria

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Il rettore di Unicam Pettinari

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