Il palco del Lauro Rossi, al centro il rettore Francesco Adornato circondato da moltissimi accademici
di Marco Ribechi
(foto di Fabio Falcioni)
L’università di Macerata festeggia l’apertura del 728esimo anno accademico e traccia le linee guida per il futuro. Inclusione e valorizzazione delle differenze, capacità di cooperare per il bene comune, superamento degli ostacoli alla rinascita sociale economica e culturale e centralità dell’Umanesimo inteso come motore di sviluppo dell’essere umano in tutti i suoi aspetti, sono i quattro capisaldi su cui basare l’istruzione made in Unimc, che tra l’altro aprirà a breve gli Stati Generali per sviluppare una discussione proprio sulle prospettive degli anni a venire, l’Umanesimo che innova è appunto il motto scelto dall’ateneo.
Il teatro gremito per l’occasione
Durante la cerimonia, che si è svolta per il secondo anno al teatro Lauro Rossi a causa dell’inagibilità dell’Aula Magna e dell’Auditorium San Paolo, ognuno di questi aspetti è stato approfondito in emozionanti e sentiti interventi fatti dalle colonne che sorreggono l’ateneo e che ne rappresentano il fine ultimo: gli studenti, il personale docente, il personale amministrativo e infine i rettori, veri e propri demiurghi delle accademie italiane. Dopo il corteo degli accademici in piazza della Libertà il saluto del primo cittadino Romano Carancini che insieme a tanti sindaci del territorio e al governatore della Regione Luca Ceriscioli rappresentava le amministrazioni a cui si sono rivolti anche alcuni interventi dal palco. Tra il pubblico anche i rappresentanti delle forze dell’ordine.
Il sindaco Romano Carancini
«L’Università ricopre un ruolo fondamentale sul territorio – dice il sindaco – formando uomini e professionisti, la città risponde alle aspettative degli studenti offrendo qualità di vita, accoglienza e integrazione, vogliamo crescere nel futuro insieme». Prima dei professori e dei docenti, secondo quelle che sono le volontà sempre evidenziate dal rettore Francesco Adornato, mettere gli studenti al centro del progetto formativo, è una studentessa a prendere la parola per prima e lo fa parlando anche dei fatti di Macerata, soprattutto della sparatoria di Traini.
Oiza Queensday Obasuyi, rappresentante degli studenti
Si chiama Oiza Queensday Obasuyi, nome che tradisce origini nigeriane come lei stessa spiega: «Sono una italiana di seconda generazione ma non rinnego le mie radici perchè le considero una ricchezza – spiega Obasuyi – Oggi alla parola differenza si dà solo un connotato negativo di paura ma il confronto può essere una strada diversa. Macerata è stata colpita dal terrore diffuso da chi si è trincerato nell’ignoranza e nel razzismo, quella persona avrebbe potuto colpire me o altri come me. Sono orgogliosa della reazione della città, del corteo che ha detto no alla chiusura delle menti, dei dibattiti e delle riflessioni sviluppate qui in accademia, del coraggio e dell’entusiasmo degli studenti». Internazionalizzazione a apertura al confronto quindi come opportunità di crescita degli studenti, dell’ateneo ma anche di tutto il Paese. Prende poi la parola Silvia Mozzoni in rappresentanza del personale tecnico amministrativo: «Darwin diceva che sopravvive non la specie più forte o più intelligente, ma quella che sa meglio adattarsi al cambiamento – spiega Mozzoni – Il nostro lavoro deve essere animato dal gioco di squadra, anche tra atenei diversi. Vogliamo e dobbiamo favorire la cooperazione non la competizione alimentata solo da motivi economici. In quest’epoca di grandi criticità l’università deve essere il luogo per sviluppare il pensiero creativo, capace di risolvere i problemi e le sfide che l’attualità ci pone in maniera imminente».
Mauro Giustozzi, direttore generale dell’università
A seguire Mauro Giustozzi, direttore generale dell’università, con un toccante intervento sul terremoto e sulla necessità di ricostruire vite e modi di agire: «Come l’ateneo ha perso i nostri luoghi più significativi – spiega il direttore – così il mio pensiero va a tutti quei cittadini che dopo il terremoto hanno perso tutto. Mi auguro che ci sia al più presto una correzione delle normative e che si permetta di ricostruire più rapidamente, oggi durano molto più i tempi di preparazione che quelli di intervento. Le risorse non mancano ma siamo vittime di un normativismo delirante che impedisce ogni azione in virtù di una presunta trasparenza che però si perde dietro inutili burocrazie. Anche in questo si deve vedere il primato dell’umanesimo, bisogna uscire dalla favola che il buon governo possa essere assicurato da forme prestabilite, la realtà è diversa da un algortimo. In un momento in cui la nostra comunità ha perso le sue certezze e anche il suo benessere sociale si accresce la responsabilità dell’ateneo, la più grande impresa del territorio dopo la sanità. Gli stati generali con cui l’università accetta la sfida saranno un momento fondamentale per decidere il nostro futuro». Il progetto di Villa Lauri, di imminente realizzazione, con cui si creerà un hub dedicato alla Cina riaprendo anche un parco pubblico di oltre 4 ettari alla cittadinanza è solo uno degli esempi con cui l’Università interviene per migliorare il panorama sociale della comunità.
Il rettore Adornato con Ivano Dionigi già rettore dell’Alma Mater Studiorum di Bologna (sinistra) e Gaetano Manfredi, presidente Crui
Poi uno dei prestigiosi ospiti presenti (leggi l’articolo) Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei rettori delle università Italiane: «Stiamo vivendo anni difficili, non solo a Macerata – spiega Manfredi – la crisi ha lasciato frutti avvelenati, conflitti, solitudine, migrazioni economiche e climatiche, paure. La divisione, come testimonia la storia non è mai la soluzione. Eppure viviamo anche un momento di straordinaria crescita della conoscenza e tecnologica, ma questa non è per tutti. Atenei come quello di Macerata, sparsi sul territorio italiano, devono essere assicurati per permette a chiunque di avere le stesse possibilità e spingere la qualità totale del sistema. Abbiamo sofferto anni di tagli scellerati mentre gli altri Paesi aumentavano la spesa per la ricerca e la formazione. Nonostante questo sul piano della produttività scientifica in relazione ai capitali investiti siamo il primo Paese al mondo. L’università è quindi un modello per le amministrazioni e deve essere messa al centro del Paese». Queste le linee guida quindi del mondo accademico maceratese che si propone di essere protagonista nel riorganizzare una società che appare allo sbando e che naviga a vista.
L’intervento del rettore
“Il futuro ha un cuore antico” è il titolo della relazione del rettore Francesco Adornato che con grande sapienza unisce le basi del pensiero umano alla modernità, mostrando come l’uomo, a prescindere dalle sfide che il suo tempo gli presenta, non può rinunciare ad essere umano e quindi pensare la sua esistenza traendo ispirazione dal passato e intervenendo coscientemente in quello che sarà il futuro. Tante le citazioni, tratte dagli autori più cari proprio al nostro rettore. «La robotica è una delle sfide dell’industria 4.0 – spiega in un passaggio Adornato – questo avrà un fortissimo impatto in ogni aspetto della società come le suggestioni date dalla fantascienza, Asimov, Blade Runner. Ma il robot sarà sempre imperfetto rispetto all’uomo perchè manca di infanzia, di ricordi, di legami familiari. Questi sono i problemi che un ateneo umanistico come il nostro deve toccare, l’Umanesimo è tornato di attualità perchè si è riaperto, in forme drammatiche, il problema della condizione umana. Intendiamo andare oltre tutto ciò che propone schemi ingessati utilizzando nuovi paradigmi, nuove categorie, nuovi modi di essere università. Vogliamo creare un campus urbano internazionale che diventi spazio di dialogo e confronto dove il logos si fa dia-logos, dialogo. L’ateneo ha il compito di incorporare e accompagnare la memoria del futuro».
Ivano Dionigi riceve il sigillo dell’Università di Macerata
Ultimo intervento della giornata a Ivano Dionigi, illustre latinista e già rettore dell’Alma Mater Studiorium di Bologna, insignito anche del sigillo dell’università di Macerata. “Umanesimo necessario” il titolo della sua relazione che a una critica alla contemporaneità, accompagnata anche da velato timore, risponde con i classici della letteratura che già in epoche distanti secoli se non millenni teorizzavano pensieri capaci di essere da supporto alla dura condizione dell’attualità data dalla crisi delle identità. «E ben più difficile esercitare l’ars interrogandi che l’ars respondendi – esordisce il latinista – Sapere scientifico e umanista hanno sempre marciato insieme, solo recentemente i due livelli di conoscenza si sono separati. Impossibile chiedersi se Leonardo, Darwin, Galileo fossero più umanisti o scienziati. Oggi la tecnica, nata come alleata dell’uomo, non è più strumento ma va ad intaccare gli stessi domini della natura fino a consegnarci un uomo competitivo con la macchina. La tecnica non salva, ci vuole una politica nella quale il potere è coniugato al sapere dove i soggetti dicano la verità senza parlare per illudere il popolo. Questa responsabilità chiama in causa scuola e ragazzi. Ai giovani dico siate consapevoli, siate esigenti e impegnatevi in politica. Fatelo per voi stessi e per noi, che non ce l’abbiamo fatta a lasciarvi un mondo migliore».
Il governatore Ceriscioli con il sindaco Carancini
Gianluca Pesarini presidente di Confindustria
Il rettore di Unicam Pettinari
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Eccezion fatta per il riferimento ai tagli scellerati e alla consapevolezza di lasciare un mondo orrido alla generazione già presente, rimangono solo ovvietà. Non c’è bisogno degli Stati generali per prevedere il futuro. Giusta la centralità dell’essere umano, ma non allarghiamoci troppo. Vedere certe facce politiche in fotografia mi dice che non occorre aprire gli Stati Generali per conoscere il futuro. Il futuro è già cominciato, di che volete parlare? Continuate così e vi accorgerete che Traini non è né passato e né presente ma futuro.
Chissà se Oiza è anche orgogliosa dei suoi connazionali, quelli che hanno avuto a che fare con Pamela: non ne parla, semplicemente.
La rappresentante degli studenti di origini nigeriane Oiza Queensday Obasuyi sarebbe stata credibile e condivisibile il suo discorso se avesse parlato anche degli aspetti negativi di certa immigrazione che ha cambiato negli ultimi anni la vivibilità e la sicurezza della nostra provincia, invece nessuna parola….ha perso un’occasione importante!!!
Che squallore.
L’UMANESIMO…sarebbe per voi questo , il Nuovo Umanesimo? per quanto mi riguarda, ho letto solo banalità su banalità: sia dai docenti che dalla nigeriana che si sente italiana, ma che come è statto detto sopra, non una parola ha speso contro i suoi connazionali barbari e assassini che neanche le bestie. Ma che dico bestie? non esiste proprie fra le bestie, che se uccidono,quando uccidono lo fanno solo per sfamarsi. Ci sarebbe bisogno degli stessi Cervelli di allora, di quel meraviglioso tempo e splendore, perché si possa parlare in gran pieno di Umanesimo. Ma vergognatevi solo a nominarlo, l’Umanesimo! Dove sono ora questi Cervelli a Macerata o in altrove Università italiana: DOVE? CHI? Fate nomi e cognomi!O sareste Voi tutti, dell’Università italiana, con indosso le toghe di ermellino tarlate a rappresentarlo? Ma fatemi ridere…và!! và…
Una carnevalata in maschera fuori tempo, visto il c.m. Aprile, non meritevole di titoli di cronaca.
Macerata sempre più in basso, perchè anche qui la Città non sa toccare il vero, il reale. Come la sua Amministrazione in combutta , che vive di fantasie esattamente come l’Ateneo maceratese. Che peccato per l’Università e la sua antica storia.Ma se devo dire la mia, per me,tutti da mandar via, fuori fuori, come tutti indegni della sua secolare tradizione! Prestati e basta alla più bassa leva dell’attualismo.
Tutto purtroppo vero quanto postato qui sopra: e pensare che è sull’Universita’che si aggrappa la sopravvivenza di Macerata……
Per Moroni. Se uno avesse i soldi da buttare la carnevalata, che ha un costo, potrebbe anche starci. Ma i soldi non ci sono, stiamo raschiando il fondo del barile e allora bisogna stringere la cinghia. Per quanto riguarda poi l’inaugurazione io avrei visto sul palco una bella svedese (ma anche una finlandese, oppure una danese), ossia l’icona di un qualsivoglia Paese civile (non stiamo in Europa?). Su, fateci sognare, siamo stufi del “Vota Antonio!”.
Su LA VERITA’ del 17 aprile 2018 c’è un ulteriore articolo su Macerata, dal titolo “Sospetti su un giro di baby squillo dietro all’omicidio di Pamela – Testimone rivela alla Rai: grazie ai nigeriani, che gestiscono lo spaccio a Macerata, un gruppo di notabili si procurava droga e ragazzine per party a luci rosse. La Mastropietro potrebbe essere finita nella rete”…
Ecco, il sindaco e tutto l’apparato del PD che lo sostiene, compresa l’Università che a Macerata non vede, non sente, non parla, si mettano questo atto di accusa in un quadro incorniciato e se lo appendano al muro. Io mi vergogno di questa gente che, come le tre scimmiette, dimentica in fretta che Macerata è nello stabbio fino agli occhi.
Poveri ERMELLINI!!!!!!!
I docenti e gli indocenti.
Umanesimo significa capire il proprio tempo: Zuckerberg si presenta con la magliettina, Marchionne col pulloverino, andare in passerella per piazza della Libertà con la stola d’ermellino è un segno di sconnessione, di distacco dalla vita reale (e anche di narcisismo di impotenti, frustrati, pietosamente vecchi, angosciosamente brutti) che lascia assai perplessi intorno alle qualità intellettuali dei sedicenti dotti.
Nel caso si abbia la sfortuna di invecchiarsi troppo e finire avvolti perennemente in un pannolone con feci ed urine, c’è un pre periodo in cui bisognerebbe invecchiare dignitosamente e mettere la propria esperienza, se se ne ha voglia, a disposizione di chi è interessato specialmente se ha tutta una vita davanti. Anche vedere riuniti gli ermellini della corte costituzionale mi da un ché di un nonsoché.
Per Pavoni. Anch’io sarò franco. La parola ‘ermellino’ (anticamente armellino) deriva dal latino medievale ‘armeninus’, «[topo] d’Armenia», quindi topo. Forse era meglio ‘zerbino’, nome che si invera quasi ovviamente in ‘zerbinocrazia’, potere di chi si circonda di persone mediocri e ossequienti.
Che tristezza parlare di umanesimo e nn viverlo o testimoniarlo!!!
Si dice che la notte porti consiglio, ma per me ancora oggi, alle due e passa di giorno , più leggo l’articolo più m’infervoro. Sarà perchè sono una passionale col sangue che comincia a scorrermi fortemente nelle vene quando sento tante ca..ate tutte insieme; sarà perchè i nostri figli- i nostri, degli italiani come me di generazioni senza più voce in capitolo perchè quella degli stranieri, chiunque siano, purché siano, sembra essere sempre più altisonante- benché laureati nell’università maceratese o altra università italiana, per poter trovare un lavoro decente e ben pagato all’altezza del 110 e lode, e con tanto di bacio accademico, devono poi però migrare all’estero per potersi affermare in ogni campo; sarà perchè ricordo bene il ” rettore costruttore” di qualche anno fa che si è comprato mezza Macerata coi soldi pubblici senza una finalità davvero logistica, dato che le facoltà più umanistiche , giustappunto sull’Umanesimo tanto propagandato, sono finite dove? In zona Vergini, periferica e scollegata; sarà perché l’ex Upim per me non doveva essere destinato all’Università ma alla sua naturale vocazione di 3 piani stabili per attirare il commercio in centro; sarà anche perchè intorno al giro universitario ci mangiano in nero e in troppi in centro storico con gli appartamenti affittati agli universitari, dove vivono ammucchiati come nelle stalle per risparmiare su vitto e alloggio; sarà per via anche delle piscine e del polisportivo Fontescodella mai realizzato fra Comune e Università maceratese che ancora se la contendono, che ritengo questo spettacolo, con aggiunta di sbandieratori- alé! evvai col folklore, con la sagra della polenta e del ciauscolo- davvero indecente e non certo seducente per il clima sociale e culturale che stiamo vivendo, in cui, l’unica e sola forma di riscatto avrebbe dovuto essere la Cultura, quella con la C maiuscola. Non certo questa.
L’ermellino ha abitudini notturne e crepuscolari. È un predatore feroce e spietato che aggredisce e sgozza conigli e lepri molto più grandi di lui. Se disturbato può rilasciare un secreto repellente, di odore muschiato, dalle ghiandole perianali.
La pelliccia tradizionalmente è indossata come segno del potere da regnanti e come insegna di dignità dai gradi più elevati della gerarchia accademica o giudiziaria.
Sembrerebbe indizio di una cultura lacunosa scegliere come insegna di dignità un animaletto così cattivo e scoreg.gione…
Pavoni, possiamo rilassarci con “Il pullover” di Gianni Meccia (anno 1960)?
https://www.youtube.com/watch?v=nIw5w9tDSqw
Ora che mi sono adeguatamente freddata, forse, dico forse, sempre nei miei militi e possibilità intellettive e conoscitive, naturalmente, tenterò di rimarcare la dissonanza ,per non dire stonatura come una stecca nel coro, degli alti scienziati sopra che fanno appello insensato all’Umanesimo. Primo: come nasce e perchè l’Umanesimo? nasce nel XV secolo come movimento culturale contro i passati secoli bui del Medioevo, col preciso intento di recuperare, RE-CU-PE-RA-RE le radici europee della nostra cultura occidentale, O-CCI-DEN-TA-LE: dai classici greci a quelli latini,di cui Seneca e Cicerone. E già questo basterebbe per inficiare tutto l’impianto discorsivo degli accademici che ne hanno fatto ricorso avvalendosi così, schizzofrenicamente, del villaggio globale, del multietnicismo, nonché , per spazzare via quei fronzoli, quegli orpelli mielosi della studentessa nigeriana, che per carità- sia pure orgogliosa delle sue radici africane, come noi per le nostre, con la differenza che è lei a star qui in Italia, quindi un perché c’è se è qui e non nel suo Paese di origine a dare sfoggio della sua ricchezza di patria natale – ma che nulla c’entrano nel tema col richiamo al nostro Umanesimo.
IL NOSTRO.
Secondo. Al Manfredi, in qualità di presidente della conferenza dei rettori italiani, dico che, se l’Università di Macerata anziché investire nel mattone avesse investito nei docenti, nei migliori docenti, se non si fosse lasciata sfuggire per esempio un Giorgio Agamben con la sua cattedra di Estetica alla Facoltà di Filosofia, sottrattogli in quegli stessi anni dall’Università di Venezia, questo Ateneo oggi avrebbe goduto senz’altro di più credibilità, all’infuori delle chiacchiere, dei bei motti latini , oltre come detto della tarlata stola di ermellino, di cui sa solo formalmente rivestirsi per protersi propagare nei secoli a venire ” sanza infamia e sanza lodo”.
Tamara, veramente pensi che la studentessa abbia letto un qualcosa scritto da lei stessa? Ma no, è scritto troppo bene, è ben ponderato e meditato. Leggilo tenendo questo in mente.
Aldo: No! non lo penso.Ce l’ho messa tutta per essere super partes, ma tu mi sgami e …devo esser sincera: no! Ne approfitto per dire alla studentessa nigeriana di seconda generazione, che respingo fortemente ,e inoppugnatamente anche , ogni sua accusa di ignoranza e razzismo quale cittadina italiana e maceratese, perchè fino a prova contraria, nessuno prima del delitto di Pamela li ha minimamente disturbati per il colore della loro pelle, anzi, tutti ben accolti e meglio di chiunque altri a Macerata e dintorni, finché i suoi connazionali hanno fatto quel che hanno fatto di Pamela , da viva e da morta, e questo per me traccia il confine tra il prima e il dopo, se permette la signorina. Non ce la faccio proprio a digerirlo. Mi scuserete se non sono così multirazziale.Sarò provincialotta, sarò retrogada, ma sto bene così, nei sani principi del rispetto della sacra vita di ognuno che viene prima di ogni altra cosa o cosetta culturale,accademica…e di tutte le litanie del caso recitate per difendere l’indifendibile.I connazionali della signorina universitaria sono animali feroci, spaventosi, e niente mi distoglie dal pensarlo.
@ Aldo Iacobini: condivido il tuo commento 19; pur essendo un argomento molto complesso, credo che l’immigrazione ed il multiculturalismo siano favoriti ed imposti da soggetti diversi e potenti a livello internazionale, di cui la presentazione del 728° dell’UNIMC ne è un esempio, con l’ultimo governo italiano “molto ubbidiente” ad interessi non suoi.
Rassegna stampa odierna da un quotidiano locale sulle “risorse”:
Civitanova: TUNISINO pericoloso spacciatore arrestato dai carabinieri con sequestro di droga e pistola calibro 9, insieme a ragazza ROMENA anch’essa arrestata per droga: in carcere lui a Montacuto lei a Pesaro;
Macerata: NIGERIANO bloccato in centro storico perchè sprovvisto di licenza ambulante e merce sequestrata;
nel tardo pomeriggio un altro NIGERIANO accompagnato in Questura perchè sprovvisto di documenti e conseguente espulsione dal territorio nazionale;
zona giardini Diaz: gli agenti intervengono su due immigrati del GAMBIA e della NUOVA GUINEA che molestavano i passanti;
Tolentino: DUE MAROCCHINI spacciatori bloccati da agenti e processo per direttissima;
Porto Recanati: aggredito consigliere comunale, impegnato nella battaglia civile contro la criminalità, da DUE EXTRACOMUNITARI che sono scappati via in seguito alla decisa reazione dell’aggredito e del suo cane;
San Benedetto del Tronto: DUE CONIUGI ALBANESI denunciati per spaccio di droga;
TOTALE “RISORSE” IMMIGRATE E CLANDESTINE COINVOLTE : DIECI!!!
Quotidiana “normalità”…….
Una prostituta dominicana di 40 anni ha minacciato ad Ancona un cliente 19enne con una mannaia e ha preteso 20 euro di compenso per il ‘disturbo’, dopo che il giovane aveva deciso di non consumare il rapporto per cui avevano già concordato il prezzo di 50 euro. Secondo quanto riferito dal 19enne, lei si sarebbe infuriata: lo avrebbe preso per i capelli e gli avrebbe strappato gli occhiali per poi spingerlo a pagare comunque minacciandolo con la mannaia. Quando lui, impaurito, le aveva consegnato i 50 euro richiesti, lei gliene avrebbe restituiti 30 tenendosi gli altri 20 euro per il disturbo.
Ognuno ha il suo umanesimo…
Non capisco un 70enne che va con una prostituta, figuriamoci se posso capire un 19enne. Comunque immagino e spero che il trauma l’abbia convinto a cercarsi una compagna normale.
CORTEGGIAMENTO: https://it.wikipedia.org/wiki/Corteggiamento
Ha letto del fallimento Teuco,della Fermani,della truffa sui petroli,del commerciante evasore che ha dato fuoco ai libri contabili,degli spacciatori italiani,dei femminicidi locali,delle…………..Queste notizie forse le saranno sfuggite ma fanno parte anch’esse del nostro Umanesimo,ma soprattutto del nostro dissesto Sociale ed Economico.
Uno dei soggetti potenti a livello internazionale, di cui al mio commento 21, è il miliardario americano di origine ungherese GEORGE SOROS uno dei massimi speculatori sui mercati finanziari (nei primi anni ”90 causò gravi danni anche all’economia italiana speculando contro la lira dell’epoca) ed anche finanziatore e sostenitore dell’immigrazione incontrollata che tanti danni sta causando all’Europa ed all’Italia che ha tanti problemi per suo conto tanto che dovrebbe avere il buon senso di non caricarsene di altri. Leggo oggi che, proprio i nella sua Ungheria di origine, dove ha sede la tanto discussa ONG OPEN SOCIETY pro migranti da lui fondata, con 100 dipendenti e 400 milioni di dollari finanziati a questa causa, il riconfermato presidente VIKTOR ORBAN, difensore degli interessi del suo popolo, con una legge soprannominata “STOP SOROS” farà chiudere tale ONG presente fin dal 1984 perché ritiene che la lotta al l’immigrazione di massa sia un tema centrale per l’Europa intera oltre che per il suo piccolo Paese.
Essere un italiano da molte generazioni non e’ di per se un valore. Anche Riina, Messina Denaro, Leoluca Bagarella sono italiani d.o.c., ma non sono orgogliosa di avere la stessa cittadinanza. Essere una brava persona indipendentemente dalle proprie origini e’ un valore.
Per Tacconi. Ha perfettamente ragione. Ha presente il Nerone di Ettore Petrolini (https://www.youtube.com/watch?v=9TCNAZQ7Nlw)? Stiamo lì, al non sense.
Giusto quello che dice la Tacconi. Mi fa venire in mente Kant che diceva che per esser un buon cristiano non serviva essere un credente ma seguirne l’insegnamento. Adesso anche Riina e Provenzano come di solito tutti i mafiosi vengono definiti cristiani perché credenti, però sembra non siano state delle brave persone, almeno secondo i comuni canoni. Per altri canoni, invece lo erano, e pure cristiani anche se non propriamente agnellini. Mi stoppo qui, finisco di svegliarmi e poi magari ci ritorno.
Più sbatto con questa pagina, seguendo in linea i vari nuovi commenti e più trovo un piccolo capolavoro il commento n. 11 di Pavoni.
Per Micucci. E’ vero quanto dice del commento 11, specie se si pensa che anche i giudici (di qualunque colore) sono ‘ermellini’!