di Giancarlo Liuti
Il nome “Macallè” non si riferisce, come potrebbe sembrare, a una pomata contro i calli, ma a una vicenda bellica – l’Assedio del Forte di Macallé – verificatasi sul finire dell’Ottocento nel corso della cosiddetta “Guerra di Abissinia” fra l’Italia e l’Etiopia, una vicenda che dopo trentasette giorni di assedio degli etiopi guidati dal Negus Menelik II si concluse col nostro abbandono del forte. Una non gravissima né definitiva sconfitta italiana, quindi. Ma della quale si parlò a lungo da noi, forse per la tenace e quasi eroica resistenza degli assediati. Passarono gli anni e andò a finire che la parola “Macallè” si eclissò dalla memoria nazionale. Ma non da quella popolare dei maceratesi, che infatti, per ignote ragioni, chiamarono così uno slargo della discesa che da piazza Garibaldi procede verso i giardini pubblici.
Tutto qui? Neanche per sogno. Questo slargo, infatti, è diventato il luogo di un animato convegno diurno e notturno di giovani che, di pelle bianca o nera o gialla, dovrebbero essere l’immagine pressoché perfetta della tanto auspicata integrazione fra etnie diverse. E cosa fanno? Parlano, ridono, escono, rientrano, fingono d’inseguirsi, formano gruppetti che si dividono e subito si ricompongono. Sempre, così sembra, in allegria. Ed io, che ogni mattino vado a sedermi in una panchina dietro alla statua di Garibaldi, li paragono a dei ragazzi che hanno “marinato” la scuola. Ma i tempi, purtroppo, non sono più quelli del mio ginnasio. Stando a quanto si dice in ambienti non sbarazzini come le sedi dei carabinieri e della questura, infatti, in tali convegni fra ragazzi non si bada soltanto all’innocenza del passare il tempo insieme. Sì, insieme. Ma per accogliere un’ospite non propriamente raccomandabile: la droga.
A me, le prime volte di tali scene apparentemente giulive, veder circolare sacchetti di plastica faceva pensare a involucri di noccioline, cioccolatini o confetti provenienti da qualche matrimonio. Le prime volte, ho detto. Adesso non più. Mi sono, come si dice, “scafato”. La verità, signori miei, è che il Forte di Macallè sta diventando come è stato sempre: il simbolo di una sconfitta, allora dell’Italia e adesso del vivere civile. Esagero? Può darsi. Non tutti i ragazzi che vanno lì ci vanno per spacciare o comprare marijuana, sarebbe davvero il colmo. E i più attivi in tale commercio sono – pare – extracomunitari giunti da chissà dove. Sono stati fatti esperimenti da parte di noi giornalisti: un collega che lavora al Carlino c’è andato sotto mentite spoglie e immediatamente gli è stato proposto l’acquisto di una dose di droga. Ci vanno pure carabinieri e agenti di polizia, ma per i colpevoli di quei reati è un gioco riconoscerli come tali e far sì che tutto s’aggiusti, tutto diventi vago, impreciso, sfuggente. Forse, chissà, ci vuole qualcosa di più energico e perfino di meno legale? Ahimé, nel dirlo quasi me ne vergogno.
Macalle' per i più informati, semplicemente "la montagnola" per noi ragazzini che al massimo ci fumavamo una sigaretta "nazionale" in cinque, di nascosto ed all'imbrunire.
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Eppure la soluzione è semplice: invitare il vescovo e la professoressa Ferranti con le loro migliaia di sostenitori e ammiratori a recitare le Avemarie al forte Macallé in una gioiosa, entusiasmante e commovente maratona a staffetta, che toccherà senz’altro i cuori dei risorseggianti fratelli spacciatori e, se non bastasse, si inviteranno tutti i più pregiati e pregevoli pregatori d’Italia per fare di forte Macallé la capitale del Rosario italiano e per riaffermare il principio che la religione è sempre stata e sarà sempre la droga migliore.
Sconsiglierei l’uso del Salve Regina in quanto arma di minore efficacia…
Per aver più successo le forze dell’ordine potrebbero andarci ‘in borghese’.
Pavoni, dimentichi le Sentinelle in Piedi, quale presidio migliore per un forte?
Pavoni e Giorgi: risparmiate il vostro sarcasmo da tre soldi per questioni degne di miglior causa, magari riuscirete a farci tornare a ridere ( perchè, si, a volte siete davvero simpatici, i Ric e Gian di CM). Si parla di degrado e di uno spazio di fatto tolto alla fruizione dei maceratesi e voi che fate? Tirate fuori ( ancora?!?! ma parlatene al bar tra di voi !!)la prof che ha osato dire una preghiera a lezione ( oh mon Dieu) e le sentinelle in piedi, che a quanto ne so non interrompono neppure una lezione in una istituzione “laica” ma si fanno i cavoli loro con una manifestazione che, se non vi piace, potete evitare di vedere girando i tacchi.Che c’entrano? Anzi, dirò di più : magari con una staffetta di preghiera, cui io – tranquilli – non parteciperei causa la mia scarsa e non comprovata fede, gli spacciatori e gli e i consumatori leverebbero le tende. Ma, si sa, ” la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio,[….] se non può più dare il cattivo esempio”.
Santucci, Ric e Gian a chi? non so Giorgi ma il mio modello sono i vecchietti del muppet show, essere sempre acido e criticone è nel mio copione poi la quotazione del mio sarcasmo dipende completamente dal livello del paziente lettore…
Oh oh, mi è semblato di vedele un gatto!
Avete ragione. Muppets show e vecchietti duri d’ orecchie forever. Secondi classificati Tom e Gerry. Almeno per me, eh…
Confondere Titti il canarino con Jerry il topolino è gravissimo.