di Maria Stefania Gelsomini
Parte dalla Patagonia e fa tappa a Porto Potenza Picena il lungo viaggio di Marcelo Burlon, approdato ora sulle strade mediatiche di Pechino Express. Protagonista in questi giorni su Rai 2 insieme a Michele Lamanna (con cui forma la coppia dei Modaioli) del noto reality condotto da Costantino della Gherardesca, l’argentino Marcelo Burlon, re incontrastato degli eventi milanesi, è il fenomeno del momento. Chiedetelo al rapper Fabri Fibra, che nella hit Fenomeno lo ha definitivamente consacrato al grande pubblico (“Al microfono sono affamato come un bulldog/Al collo più serpenti di Marcelo Burlon”), mentre il top-influencer fra tutti i fashion blog, The Business of Fashion, lo inserisce tra le 500 persone che nel 2017 determinano l’industria globale della moda. Intanto lui, che non si definisce un designer ma sforna collezioni indossate dai guru planetari della musica e dello sport, non fa altro che firmare collaborazioni con prestigiosi marchi, organizzare party e sfilate per i più grandi stilisti, e tanto per non farsi mancare niente ha appena aperto il primo flagship store a Hong Kong del suo marchio County of Milan.
Niente male per uno arrivato adolescente in Italia, a Porto Potenza Picena, dal lontano paesino di El Bolson all’inizio degli anni Novanta (lui di anni ne ha compiuti 41 da poco) insieme a mamma Olga, papà Franco (originario del nord-Italia) e al fratello Gianni per sfuggire alla terribile crisi economica che aveva colpito l’Argentina. Marcelo inizialmente lavora come operaio in una fabbrica di calzature e arrotonda nei fine settimana facendo le pulizie nelle camere d’hotel, ma la sua natura vulcanica lo spinge presto altrove, verso il mondo della notte, e diventa lo storico animatore e pr dell’Aqua Disco Village di Numana. Da lì ai locali notturni di Rimini e Riccione il salto è breve, ma i primi passi nel mondo della moda Marcelo li muove a Civitanova, con la Fornarina, come testimonial della linea Nose. Dopo aver vissuto a lungo a Porto Potenza, dove la signora Olga ha gestito per anni una lavanderia e dove vivono ancora alcuni dei più cari amici dei Burlon, il legame con le Marche resta forte, anche ora che la famiglia è ormai ritornata in Argentina. È proprio lì, nella cittadina della costa adriatica, che il giovanissimo Marcelo e la sua mamma si sono avvicinati al buddhismo, una pratica che entrambi non hanno più abbandonato.
Approdato a Milano dalle Marche senza una lira in tasca a 22 anni, lavora come pr nel noto locale Magazzini Generali dove conosce, tra gli altri, gli stilisti Raf Simons (già direttore creativo della maison Dior e ora di Clavin Klein) e Riccardo Tisci (direttore creativo di Givenchy fino a poco fa), il suo primo cliente illustre. L’ascesa è veloce e inarrestabile, in pochi anni diventa il più ricercato organizzatore e direttore creativo di eventi, feste e sfilate per brand come Alexander McQueen, Gucci, Chanel, Ferragamo, Versace, D&G, Diesel, Raf Simons, Marc Jacobs, Margiela, Calvin Klein (già cinque o sei anni fa, il New York Times lo ha definito “l’uomo della rinascita culturale milanese”), ma il suo talento creativo multiforme non si accontenta: decide a un certo punto (era il 2012) di creare una sua linea di t-shirt ispirate alla Patagonia e alla vita dei club negli anni Novanta, che vengono indossate dal suo entourage come fosse una divisa. Solo con il passaparola se ne vendono oltre 10mila, e nasce il marchio County of Milan. Quando poi vengono indossate da personaggi di fama mondiale, come i rapper americani Pusha T e Tyga, e come il cestista Lebron James è il boom, la distribuzione si allarga in tutto il mondo. Oggi la lista clienti dell’agenzia di eventi di Marcelo comprende aziende come Nike, Adidas, Lamborghini, Versace, Coca Cola, Prada e Jil Sander, mentre l’ultima collaborazione è con il marchio di abbigliamento sportivo Kappa.
Marcelo Burlon in una recente intervista si è definito uno sciamano, uno che si muove per intuizione senza seguire una strategia: “Non andiamo per strada a copiare e prendere ispirazione, noi siamo la strada”. La strada che sta percorrendo ora è quella lunga e avventurosa di Pechino Express, ma la meta finale è sempre l’Argentina, dove ha acquistato diversi ettari di terreno e dove conta di tornare presto per potervi costruire un centro olistico.
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Bei ricordi i tempi dell’AQVA….bravo Marcelo!!!
Panem et circenses (per nascondere i problemi).
noi siamo favorevoli al produttore Weinstein mitico trombatore,io non lo daro’ via mai per Pechino Express.
Quando verra’ nelle Marche facciamoci dire da Marcelo chi e’ il suo amico omo sex in tv.Quanti bisogna prenderne per sopravvivere.