Addio a Riccardo (Dick) Giglio,
prof di inglese ed ex segretario Psi

IL RICORDO - E' morto a 74 anni all'ospedale di Macerata, la sua città, che aveva lasciato negli ultimi anni per trasferirsi a Cerreto d'Esi. I funerali domani alle 16. Il padre Ferruccio è stato l'unico italiano ad aver partecipato allo sbarco in Normandia

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Riccardo “Dick” Giglio durante un’intervista a Cm in ricordo del padre Ferruccio, unico italiano ad aver partecipato allo sbarco in Normandia

 

di Maurizio Verdenelli

“Ricordo i V2 di Hitler su Londra dove allora abitavamo: io, al suono della sirena, mi rifugiavo sotto il tavolo o, anche, sotto la sedia più vicina”. Riccardo (Dick) Giglio ricordava così la sua più grossa paura dei tempi londinesi. Una famiglia unitissima quella dei Giglio, il padre Ferruccio di origini meridionali, la madre, maceratese, e i quattro figli: Carlo, Freddy, Stefano e Dick, morto a 74 anni nelle scorse ore all’ospedale di Macerata.  Un mese fa si era sottoposto ad un delicato intervento chirurgico, domani alle ore 16 sono stati fissati i funerali. Che si terranno al cimitero di Macerata, città nella quale aveva vissuto a lungo in una casa difronte all’ex Standa. Città che aveva temporaneamente lasciato per Cerreto d’Esi, dov’era sposato. Docente di inglese, già segretario comunale del Psi a Macerata, maestro nel Bridge al circolo della società Filarmonico-Drammatica, Riccardo (Dick) Giglio ha lasciato un ottimo ricordo in città. 

Dice Giovannino Saverio Casale, già vicesindaco di Macerata, grande amico dei Giglio cui lo legava la comune passione socialista: “Trilussa si sarebbe potuto ispirare a questa famiglia per una delle sue più celebri poesie. Padre, figli sempre insieme, spesso divisi nelle loro interminabili discussioni politiche. Erano, beninteso, tutti socialisti ma praticamente ognuno di correnti diverse! Carlo, il maggiore, non la pensava esattamente come il padre e Dick, loro unitissimi, e diversamente la ‘vedevano’ in tema Psi pure Freddy e Stefano. Ma padre e i quattro figli, puntualmente alla fine di ogni dissertazione ideologica su Craxi, De Martino e C, si ritrovavano alla fine e puntualmente seduti attorno ad una tavolo d’accordo…sul programma della signora Giglio che richiamava tutti alle ore canoniche del pranzo e della cena. Ferruccio era stato un eroe in guerra…”. Già, l’unico militare europeo a prendere parte allo sbarco in Normandia e a salvarsi la vita: fu rimandato alfine a casa quando si trovava ancora a combattere, in India. Dick e Stefano, docente universitario a Perugia, sono stati i più gelosi custodi di questa eccezionale memoria paterna: Ferruccio non ne voleva parlare mai di quei fatti terribili tanto che aveva rinunciato formalmente alla pensione di guerra, che gli sarebbe spettata di sacrosanto diritto. Era fatto così. Dick sarebbe dovuto andare tra qualche settimana in Tv, intervistato da Alberto Angela: per il tramite di chi scrive, c’era stato un primo contatto qualche mese fa. Ora quell’intervista toccherà forse a Stefano.

A Macerata Dick tornava ogni giovedì sia per il corsi di bridge sia per incontrare il fratello Freddy, che sapeva di trovare immancabilmente ogni sera a cena da ‘Frecandò’, in vicolo Viscardi. Nel ristorante l’ho visto l’ultima volta, proprio insieme con il fratello. Il ricordo e il pensiero andavano sempre in direzione della figura paterna, scomparsa circa quindici anni fa. Ferruccio era stato segretario provinciale del Psi. Troneggiava nello stanzone al piano terra di palazzo Torri, in via Garibaldi, vestito sempre Old British, seppure low profile, da farmer di Sua Maestà britannica. In Inghilterra aveva lasciato il cuore – e pure Dick che aveva avuto a Londra la vocazione e la possibilità di acquisire perfettamente l’inglese che avrebbe insegnato per tuta la vita (a Macerata e a Recanati, tra le altre sedi in provincia). “Sentendosi vicino alla fine, Giglio senior aveva voluto visitare per l’ultima volta la sua seconda grande patria. Ma n’era tornato deluso: ‘Sono tutti molto cambiati’ mi disse amareggiato. Degli inglesi ricordava infatti il tratto gentile ed umano di un tempo…”. Un giorno Ferruccio decise infine di rivelare quel suo passato che voleva dimenticare. Chiamò una mattina un amico, un cronista, Mario Battistini, del ‘Carlino’. Mario trasecolò quando si rese conto dell’importanza unica di quel racconto drammatico. Una volta rivelato, Dick e Stefano si fecero custodi e comunicatori di quella straordinaria memoria paterna. E qualche anno fa ne parlò anche ai  lettori di Cronache Maceratesi in coincidenza con l’anniversario del ‘D-Day’ (leggi l’articolo). L’ultimo impegno, in ordine di tempo, sarebbe stato con la rubrica seguitissima di Alberto Angela. Da tempo infatti aveva lasciato la passione per la politica, coltivata anche dopo il trasferimento a Cerreto. Personalmente ricordo che formalmente mi chiese disponibilità per candidarmi a sindaco socialista di Macerata. Declinai ringraziando così come avevo fatto con Enrico Brizioli quando in redazione mi fece la proposta di sostituire in lista per il collegio senatoriale il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, qualche settimana prima vittima del feroce agguato mafioso.
Tuttavia dopo il tramonto del Psi a Dick erano rimasti, oltre alla famiglia, tre grandi amori: il bridge, la Lingua Inglese e la figura di Ferruccio, il padre. Coltivati, con eleganza ed aplomb tutto britannico (ed onestà intellettuale) sino alla fine. E non ha voluto dimenticare la sua città ‘del cuore’, Macerata dove tornava con discrezione e riservatezza, e dove è voluto definitivamente ritornare per il suo ultimo addio.

 

C’era anche un maceratese 70 anni fa al D-Day



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