di Fabrizio Cambriani
Perde l’affluenza, vincono i partiti. E la domenica amministrativa nei comuni maceratesi consacra i volti noti. Il dato più interessante, che prima o poi bisognerebbe analizzare attentamente, è ancora il calo dei votanti. A livello nazionale ha votato per queste comunali solo il 60%. Cinque punti e mezzo in meno rispetto a cinque anni fa. Tra le tante concause, provo a dare una mia personale lettura: più che disinteresse c’è, da parte dei cittadini, disillusione. L’amministrazione comunale, a causa dei sempre più corposi tagli ai bilanci, non è più percepita come la prima rete di sicurezza sociale. Al contrario e nel corso degli ultimi anni, si sta sempre più rivelando un fastidioso fortilizio della burocrazia che si limita a riscuotere tasse e gabelle. O, ancora peggio, un odioso nemico che perseguita con autovelox e semafori da gran premio di Formula 1 il sempre più vessato cittadino.
Hanno vinto le coalizioni formate dalle forze politiche tradizionali e le liste civiche che ad esse si sono appoggiate. Gli elettori hanno dunque premiato i tanto (apparentemente) vituperati partiti politici con i loro odiati simboli. Sono sembrati loro più affidabili proprio nel momento di massima crisi. Non solo di identità, ma anche nella loro forma organizzativa. Plastico in questo senso il risultato di Civitanova. Tutti i segnali indicavano un possibile testa a testa a tre, con Ghio capace perfino di insidiare uno dei due principali contendenti per il ballottaggio. Invece il suo risultato è stato molto al di sotto anche delle più pessimistiche aspettative. Passano, viceversa, partiti o formazioni politiche che in occasione di appuntamenti elettorali sanno trasformarsi in vere e proprie macchine da guerra capaci di intercettare il massimo consenso. Un vero e proprio attestato di fiducia, da parte dei cittadini, che dovrebbe indurli a rinnovare le proprie classi dirigenti e rigenerarli verso nuove e più moderne forme organizzative. Ma temo che tutto questo non accadrà.
Giulio Silenzi è stato il più votato con 457 preferenze. Il Pd è il primo partito della città con 3170 voti (17,46%)
A Civitanova, in particolare, vanno riconosciute le straordinarie capacità elettorali di Giulio Silenzi. Se a livello nazionale nel Pd si segnala una pesante emorragia di voti, tanto che non arriva nemmeno al 17%, lui nella sua città ne perde praticamente niente, risulta il consigliere più votato in assoluto e da solo trascina tutta la macchina elettorale di Corvatta. Ciò è molto bello da osservare e per qualche verso anche un filino epico, ma le perplessità sono parimenti presenti e vive. L’incarnazione di un grande partito in una sola persona, in una città importante come Civitanova, lo mette a serio rischio di un tracollo nel momento in cui questa persona lascerà la politica. Ma non è questo il caso del vecchio Giulio che a Civitanova sta vivendo una seconda giovinezza politica.
Al contrario, più composito e plurale risulta il centrodestra di Ciarapica con sette formazioni che vanno dal sette e mezzo per cento al tre e mezzo. Settevoci – come nell’indimenticabile trasmissione degli anni settanta – da ascoltare, ma anche sette bocche da sfamare (politicamente si intende…) in caso di vittoria. Ghio dal canto suo ha la certezza che la sua faccia (senza nessun simbolo accanto) vale quasi il venti per cento. Un capitale iniziale non indifferente che starà a lui gestire, politicamente parlando, nel migliore dei modi in vista dei prossimi cinque anni.
A Tolentino, Pezzanesi ha fatto il botto. Più che elezione si è trattato di un plebiscito. Gli faccio da qui i miei complimenti ed i sinceri auguri di buon lavoro. Ma la sua rielezione a furor di popolo, sottintende pure una pesante bocciatura per l’opposizione svolta dal Pd in questi cinque anni, a coronamento della quale ha fatto seguito una timida e fioca campagna elettorale. Non a caso il Pd, in quella che una volta era la Stalingrado della provincia, perde un terzo dei voti rispetto a cinque anni fa. C’è da riconoscere che Pezzanesi, in tutto il post sisma, è stato bravo a farsi identificare dai suoi concittadini come il fratello maggiore sempre pronto ad offrire tutta la sua disponibilità. Viceversa il Pd è stato percepito come il partito delle lentezze burocratiche, dell’incapacità funzionale e quindi come l’avversario da combattere. L’intervista che il segretario regionale Comi ha rilasciato alla stampa, poco prima del voto, nella quale afferma che Regione e Governo sono stati bravissimi e vanno solo ringraziati, vale da sola circa mille voti. Ovviamente tutti a favore di Pezzanesi. Se risultati così schiaccianti vanno sempre maneggiati con estrema cautela in condizioni di normalità, figuriamoci quanta accortezza ci vuole in situazioni di estrema emergenza. Avendo avuto modo di vedere, in altre diverse circostanze, lo sbrigativo decisionismo del rieletto sindaco, non so quanto questo plebiscito giovi a lui, ma soprattutto a tutta la città, che ad oggi si trova con una opposizione dai numeri inconsistenti. Toccherà, casomai, a Silvia Luconi – di fatto incoronata erede unica di Pezzanesi dall’intera città – il compito di smussare gli angoli e cercare mediazioni.
Congratulazioni e auguri anche a Paolo Cartechini. Appoggiato dal Partito Democratico, abilmente camuffato da liste civiche, sfonda a Corridonia al primo colpo ricevendo dalle mani della Calvigioni, quella che più che un’eredità, sembra un vero e proprio passaggio di proprietà. I suoi quasi mille voti di preferenza stanno lì a indicare, casomai qualcuno malauguratamente ne dubitasse, che lei resta sempre la figura di riferimento della città. Questo proprio nell’anno in cui Corridonia si affranca dal ruolo di piccolo comune per assurgere a città superiore ai 15 mila abitanti. Con tanto di doppio turno. Toccherà a Cartechini anche farsi carico di questo passaggio: emancipare Corridonia da quella forma di pur sano campanilismo che oggi la trattiene più verso il provincialismo che non proiettata nella modernità del terzo millennio.
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“su trascina la macchina elettrorale di corvatta” guardando i numeri delle comunali a civitanova tra le elezioni 2017 ed 2012
silenzi vice-sindaco 457 preferenze / silenzi nel 2012 642 preferenze (-28.8%)(sempre il primo per preferenze)
Corvatta sindaco 5995voti (con udc) / corvatta 2012 7489voti (-19%) senza udc che aveva 480 voti ed non era in coalizione. poi magari vincono pure però un calo c’è stato
Dev’essere bello avere guide così carismatiche.
CORVATTA IN CALO, RESA AL BALLOTTAGGIO?
Ringrazio Valori che, con il suo post critico verso il commento di Cambriani, mi da la possibilità di una valutazione del risultato della coalizione Corvatta. Il sindaco uscente si piazza al secondo posto, qualcosa significa, con 326 voti di distacco (-1.7%) da Ciarapica. Tra le liste che sostengono Corvatta solo la La Nuova Città cresce con un aumento di 229 voti (+ 1.4%), perde 206 voti (- 0.7%) il PD e scende la Sinistra Unita (nelle precedenti amministrative c’era Federazione della Sinistra) di 241 voti (- 1.3%). Nel 2012 la lista di riferimento di Corvatta era Uniti per cambiare che ottenne 1340 voti (7.2%); in queste elezioni egli presentava una sua civica “Futuro in Comune” che ha avuto 748 voti (4.1%). Una differenza di 592 voti (- 3.1%), ma bisogna ricordare che gli eletti della lista del 2012 non erano stavolta a fianco di Corvatta. Così come non era presente la lista Italia dei Valori (Di Pietro) che 5 anni fa ebbe 703 voti (3.8%). Sul versante preferenze, nel PD Silenzi cala da 642 a 457 (-185). In realtà egli ha perso 300-350 voti (portati da una “supporter” che non ha più vicino). Più della metà (da 150 preferenze in su) Silenzi le ha recuperate con la richiesta alle candidate donne (specialmente una recente new entry) di “portare” il capolista. In questo modo nell’emancipato e libertario PD civitanovese un provvedimento volto a favorire il voto alle donne è stato utilizzato a vantaggio di un unico uomo. Altro che “seconda giovinezza”, Cambriani, si tratta di “vecchia” politica! L’assessore Rosati conferma grossomodo i voti precedenti: 238 (-18), mentre la segretaria Franco sperimenta la differenza tra “correre” da sola (61 voti) e essere “trainata” dal partito (245). Non decolla la consigliera provinciale Iezzi, forse per la “mole”, che rimane sotto al centinaio di “voti”: 82. Ne La Nuova Città Gismondi scende da 263 a 222 preferenze (- 41), ma stavolta era candidato il suo “scudiero” Andrenacci (177 voti). La “performance” maggiore, però, la registra l’assessore Poeta, al centro di polemiche alla vigilia del voto. Egli raddoppia i consensi e quasi raggiunge il capolista: passa da 106 a 220 voti (+ 114). Si dice sia stato aiutato da un ex-assessore di Forza Italia: prova ne sarebbero le “impennate” di preferenze in seggi di Santa Maria Apparente e Civitanova Alta. Nella civica del sindaco, Futuro in Comune, la Cecchetti ottiene 127 voti, la metà dei quali li avrebbe avuti “in dote” da Corvatta (riferimento indicativo il seggio elettorale dell’assessora). Il sindaco avrebbe diviso le sue preferenze con Pagliaricci che sale da 40 a 81 voti (+ 41). Infine nella lista Sinistra Unita la Emili, che porta i voti da 48 a 77 (+ 29), scavalca l’assessore Peroni che quasi conferma le preferenze (64). Con questi dati Corvatta va al ballottaggio, mentre nell’eterogenea coalizione Ghio (il Movimento 5 Stelle non darà indicazioni di voto) Morresi e i suoi sono orientati verso il sostegno a Ciarapica. Difficile che le restanti “truppe” di Ghio si muovano verso Corvatta (attendiamo le decisioni). In esse si trova chi è ostile all’amministrazione e l’ha abbandonata e chi dalla coalizione Corvatta è rimasto già “scottato” (presidenza di azienda partecipata). Staremo a vedere (chissà cosa frulla in mente al silente “consumato” politico Silenzi). Che i civitanovesi, dopo aver dato al primo turno una “spallata” a Corvatta, gli assestino il definitivo “colpo di grazia” al ballottaggio?