Da sinistra: Maurizio Landini, Daniel Taddei e Lorenzo Marconi
Maurizio Landini
di Federica Nardi
«Una frantumazione nel mondo del lavoro così non c’è mai stata, riconosco anche i nostri errori». Il mea culpa è del segretario generale della Fiom Cgil, Maurizio Landini e arriva dalla sede del sindacato maceratese, a Piediripa. Ma è da questa presa di coscienza che Landini rilancia la campagna referendaria della Cgil che dai primi di maggio, solo a Macerata, ha già raccolto 5mila firme, 25mila a livello regionale. I quesiti riguardano la cancellazione del lavoro pagato con i voucher, le leggi che impediscono di essere reintegrati in caso di licenziamento illegittimo (prima tutelato dall’articolo 18 dello statuto dei lavoratori) e le leggi che limitano la responsabilità solidale negli appalti. «Si sta cercando – dice Landini – di costruire una cultura per cui se lavori devi dire grazie, a qualsiasi condizione. La nostra proposta per la nuova carta dei diritti del lavoratore è che i diritti non si applicano in base al rapporto di lavoro, ma sono estesi a tutti in quanto diritti fondamentali. Serve una nuova unità nel mondo del lavoro e qui riconosco il nostro ritardo come Cgil. Nello stesso posto di lavoro ci sono persone con tutele diverse. Questa è la battaglia, capire di quale statuto c’è bisogno oggi».
Lara Ricciatti
Una battaglia che si intreccia a doppio filo con l’altro referendum, quello che chiamerà gli italiani al voto sulla riforma costituzionale. «Ci raccontano balle – incalza il segretario – “Cambiamo solo la seconda parte della Costituzione”, ma è proprio quella che serve per applicare i principi fondamentali. E già sono state fatte leggi che hanno messo in discussione i fondamenti della Costituzione. Il problema non è cambiare, ma come lo si fa e perché. Quella di oggi è una situazione inedita. E ricordiamo che nessuno ha votato questo governo». Critica l’onorevole Lara Ricciatti, di Sel: «Questa riforma è stata votata di notte, come i ladri e mettendo il bavaglio all’opposizione. Insieme all’attuale legge elettorale mina la base democratica del nostro paese».
Da sinistra Daniel Taddei e Lorenzo Marconi
Con loro anche Daniel Taddei della Cgil di Macerata, di ritorno da Recanati, dove ha partecipato all’incontro con il ministro Giuliano Poletti, duramente contestato (leggi l’articolo): «Il ministro ha messo fine allo statuto dei lavoratori nella città di uno dei suoi padri fondatori. Questo ci dà ancora più forza nella raccolta firme». Tra i problemi della riforma, dice Lorenzo Marconi dell’Anpi quello di «sapere se chi ci governa è espressione della maggioranza del paese». Una certezza che, secondo l’associazione, è messa in discussione dal premio di maggioranza. «La maggioranza – dice Marconi – non può essere solo numerica, serve che sia politica. Non vogliamo demonizzare i partiti, anzi, bisogna rifondarli per costruire un rapporto vero con i cittadini».
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Ah, ve ne siete accorti dei nuovi schiavi oltre ai raccoglitori di pomodori nel profondo sud? Quale padrone perde l’occasione di infierire su chi oltre che a lavorare per quattro soldi, deve stare zitto e muto. Poi con gli operai sotto costante minaccia di licenziamento, oltre che ad una raccolta firme che altro potete fare? Mani legate per tutti.
Se non ricordo male il PCI, all’epoca, in Parlamento NON voto lo Statuto dei lavoratori….
TO…!!.??? Ma guarda un pò..!!??? Dove erano i nostri Sindacati, quando, stralciavano, l’articolo ” 18″… uno dei fondamentali diritti dei lavoratori..!!??? non oso nemmeno commentare…..!!! quel che è più Grave….è che a pagare, sono i nostri figli, nipoti, Giovani che invece di stimoli, delle volte cadono in depressione….!!!! Ma … per un futuro….dove dobbiamo contare…..!!! Sugli ….Exstracomunitari…??????