di Maurizio Verdenelli
(Foto e video di Federico De Marco)
La flottiglia delle auto blu e grigie plana silenziosamente davanti al palazzo comunale, dal maxi gonfalone che pubblicizza l’incombente Festa del Giovane Favoloso, Elio Germano/Giacomo Leopardi (‘enfants prodige ribelli’) osserva un po’ accigliato, la scena. Sono le ‘ammiraglie’ delle autorità civili e militari, quella religiosa no: dicono infatti che il pur presente vescovo Marconi usi, francescanamente, la sua utilitaria. “Francesco!”, quasi grida gioiosamente l’on. Irene Manzi giunta a piedi. “Onorevole…” e la risposta del sindaco Fiordomo, fascia tricolore in pugno che attende con tutti gli altri, il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti che ieri era a Taormina con Richard Gere e che questa mattina, qui a Recanati, ha tardato solo 15 minuti: un’inezia. Sotto i portici, all’ombra della lapide-icona del ministro Giacomo Brodolini attendono anch’essi la loro controra (che non verrà) i ragazzi degli istituti superiori cittadini.
Volantini ed intenti contestatori, il ‘Comitato’ (ragazze e ragazzi in ugual numero) verrà tenuto sotto controllo dai carabinieri, fuori e dentro il Palazzo. Dove si celebrano i primi cinquant’anni dell’autonomia una scuola che prepara al lavoro, dedicata non a caso ad un uomo “che influenzò più di chiunque altro il boom del Dopoguerra conosciuto come il miracolo italiano” (“Time-Life”): Enrico Mattei. Seppure a ricordarlo sia solo l’assessore regionale al Lavoro, Loretta Bravi da Sassocorvaro, che ha rappresentato il pur annunciato governatore Luca Ceriscioli. Ha detto la prof.ssa Bravi: “Sono nata vicino ad Acqualagna, il paese di Mattei e mio padre mi ricordava sempre come il fondatore dell’Eni fosse stato mandato, giovanissimo ad imparare il lavoro dell’operaio in un’officina da fabbro”. Già. Poletti, in visita ad una città che ha dato all’Italia due ministri del Lavoro e sopratutto lo Statuto dei Lavoratori, scioglierà un inno “al sapore buono dell’officina che io sento già a distanza di 150 metri, all’olio emulsionato, al rumore dei motori che stanno lì ad indicare cose positive che si fanno con la fatica, con le mani e l’intelligenza”.
Non poteva essere diversamente per uno come lui che – ha ricordato- sin da piccolo nella casa contadina nell’Imolese dove la famiglia viveva, a chi gli chiedeva cosa avesse voluto fare da grande, rispondeva: ‘Guidare il trattore’”. Dall’agognato, rombante mezzo agricolo al Dicastero più bollente d’Italia, passando per la presidenza della Legacoop: un bel salto! Ed oggi dopo il Taormina Film Fest presieduto da Gere, dove ha presentato il progetto #Homeless zero per i ‘senzatetto’, il ministro è stato ospite per un’intera mattinata di Recanati. Celebrando il mezzo secolo della scuola voluta da Franco Foschi, con una cerimonia nell’Aula Magna del Comune: “Saperi locali, intelligenze globali. 50 anni di Itis, laboratori di talenti per l’impresa e la crescita della comunità”. 750 allievi, il 59% subito impegnati nel lavoro, grande innovazione tecnologica: le credenziali tecniche dell’Istituto.
“Non saremmo una grande azienda di 1.200 dipendenti, un know how apprezzato all’estero senza l’Itis” ha dichiarato Adolfo Guzzini, guru mondiale dell’illuminotecnica che a pranzo ha ospitato Poletti ed alcuni industriali marchigiani. “Sono venuto ad imparare” ha detto da parte sua il ministro, definendo Recanati “posto meraviglioso”, ringraziando “per l’aiuto e il carico di ‘esperienza’ per cui, un esempio su tutti, la factory ‘della luce’ recanatese va famosa. “Ma non solo…” sottolinea Fiordomo, chiamato al saluto iniziale da Martino Martellini, l’ottimo giornalista che presiede da anni alla comunicazione confindustriale regionale.
Per Recanati, candidata a Capitale della Cultura italiana 2018, è ancora di più il tempo per “Qualità, Bellezza, Cultura, Turismo, Industria” ha dichiarato il sindaco annotando tra i ‘patres’, insieme con Leopardi e Gigli, anche Brodolini, citandone lo Statuto dei Lavoratori. E tuttavia non dimenticando, Fiordomo, di rendere subito omaggio al Governo Renzi che “a differenza del passato comprende le necessità del territorio con interventi importanti come i fondi per l’edilizia scolastica”. Nelle sue magnifiche sorti e progressive, l’ex Borgo Selvaggio è diventato ormai un crocevia internazionale: Usa e Giappone ne parlano, prodotti locali sono colà ricercatissimi. Non è solo un film (di Martone), ha assicurato Francesco: “Recanati è un modello di sviluppo per l’intera nazione”. “Non manca neppure l’editoria, trent’anni fa nasceva il fumetto in latino e greco (chi scrive raccolse la prima intervista dal suo creatore, don Lamberto Pigini, sul ‘Messaggero’ ndr) e c’è il grande artigianato. Da tutto il mondo vengono a Castelnuovo ad acquistare il celebre organetto che la ditta Castagnari produce da 100 anni: in quel borgo, dov’è nato Gigli, si realizzano a mano pipe pregiatissime e fu avviata la pregiata lavorazione del corno”. Nella quale rifulse per eccellenza, pari alla modestia e alla laboriosità Mariano, il patriarca della grande famiglia Guzzini (di cui Adolfo è stato il figlio più piccolo) che avrebbe imposto la plastica e la ‘luce’ come primati di questo formidabile ‘welfare Castelnuovo’, patria a suo tempo di un altro artefice memorabile di organetti e strumenti musicali: il cav. Ugo Beccacece che lavorò fino ad età tardissima e che se aveva un cruccio era quello delle ferie estive: 15 giorni di fila senza l’amatissima fabbrica furono per lui sempre un trauma.
Ma oggi è stata soprattutto la festa dell’Itis, la scuola ‘con un piede del futuro’ come ha sottolineato lo speaker del video realizzato ascoltando la testimonianza di ex allievi di successo -seppure dalle interviste, sia detto per inciso, si è sentito dire: ‘la scuola impara’ non mancando di far sobbalzare nelle prime file -dove pure sedevano il sindaco Romano Carancini e l’on. Paola Mariani- la prof. Bravi, docente di Filosofia. Attorno al ‘miracolo Itis’ sono stati chiamati da Martellini, due gruppi di studio. Il primo con Adolfo Guzzini (che rivela inotlre come tra i suoi dipendenti, il 78% sia diplomato o laureato); Flavio Corradini (il rettore Unicam ha ‘rispolverato’ per l’occasione il suo pregresso diploma presso l’Itis settempedano: ‘non lo ringrazierò mai abbastanza’), la prof. Bravi e il prof. Giri. La chiave del successo? La tecnologia ‘di casa’ a scuola che è di ‘di casa’ nelle imprese e nel territorio: in sintesi il pensiero del preside dell’Itis.
A precedere il secondo breefing, ci sono stati in Aula Magna un marcato andirivieni degli studenti ‘contestatori’ -uno ‘invitato’ fuori dalla forza pubblica- ed in anticamera una rinnovata distribuzione del volantino riversato via web dal blog ‘Movimento Operaio’ del prof. Antonio Moscato -dove oltre che per job/acts e voucher, il ministro viene criticato anche per le vacanze scolastiche lavorative forzatamente gratuite, “mentre il lavoro va sempre retribuito” dice un ex studente. A questa mini-tavola rotonda hanno preso parte Massimo Gattari, dirigente de ‘iGuzzini’ (“Grazie all’azienda, ho avuto la felice opportunità di lavorare con Renzo Piano”); il giovane designer emergente Davide Paciotti, Jessica Barile, dipendente soddisfatta di una grande impresa del posto e la studentessa Alessia Marotta. Ancora uno spaccato di aspettative perfettamente riuscite e di altre in fiduciosa attesa. Mentre la crisi economica che pure morde il pur laborioso territorio recanatese, resta fuori dal Palazzo, nell’Aula Magna che vide presidenti della Repubblica e grandi protagonisti dell’Italia moderna, sembra di assistere ad una divisione. Da una parte l’Italia delle istituzioni e di chi, tra i giovani, ce l’ha fatta e dall’altra, una seconda Italia altrettanto giovane, che teme di non farcela.
Nel suo intervento, Giuliano Poletti ha indicato un ‘grave errore passato’: “Tante volte mi sono chiesto: ma come cavolo (testuale ndr) ha fatto il Paese per trovarsi con problemi così, considerate eccellenze, produzione, posizione geografica, cultura, bellezza? Poi ho capito. E’ accaduto tutto perché abbiamo difeso ad oltranza l’esistente mentre tutt’intorno il mondo cambiava. Dobbiamo dunque accettare la sfida del cambiamento: questo il tema delle riforme che il governo si è dato. Tutto ciò deve partire dalle scuole e la cultura non deve restare un semplice ‘Io so’ ma un modo per migliorare la vita delle comunità. Una legge di per sé non basta per un vero cambiamento” ha dichiarato ancora Poletti che elogiando la manualità “alla base del successo dell’industria manifatturiera locale e marchigiana, ha ricordato in conclusione il miliardo di euro messo in bilancio per combattere “la povertà”. Di Brodolini? Sul padre della legge 300/70 nessun accenno. Qualche battuta soltanto, in precedenza, al suo ingresso con i lavoratori in tuta arancione del Comune, scambiate sotto la lapide che lo ricorda.
Al termine, inutilmente il ‘Comitato’ degli studenti ha cercato di poter parlare, alzando il braccio come a scuola. Alla richiesta di “un intervento”, i ragazzi, circondati. sono stati fatti ‘defluire fuori’ (sul pavimento restano i volantini) dai carabinieri.
Senza ‘incidenti’, il momento finale dei doni. Una tavoletta multi-cromatica ad indicare le tante specializzazione dell’Itis (consegnata da Alessia Marotta) ed una maglietta giallorossa dei ragazzini della Recanatese, sfilati in tuta davanti a Poletti, appassionato di pallamano: è stato vicepresidente vicario della Federazione nazionale. “Per indossarla, mi metterò a dieta” ci ha scherzato il ministro contadino ‘della porta accanto’: “Sono in fondo un vostro vicino di casa”.
Poi il serpentone delle auto blu ha ripreso la strada per l’Itis dedicata ad un protagonista del Lavoro italiano che le vetture di rappresentanze (sul modello Usa) le aveva già abolite negli anni 50 a cominciare dalla propria, tanto che la Giulietta celeste di proprietà, parcheggiata all’Eur prima dell’ultimo fatale volo in Sicilia, è l’ultima cosa che ci resta concretamente di Mattei.
All’Itis, visita all’aula multimediale ‘Franco Foschi’, brindisi in presidenza ed una busta/supplica al ministro contenente una richiesta per finanziare un progetto d’ampliamento dell’Istituto. Grande festa nel borgo popolare di castelnuovo, con le ‘vergare’ alla finestra omaggiate in stile romagnolo da Poletti cui l’etnomusicologo Roberto Lucanero, all’organetto, ha dedicato nei locali dell’azienda-labirinto dei fratelli Castagnari, balli popolare a cominciare dal ‘saltarello’. E a iGuzzini ‘abbraccio’ con lavoratori, sigle sindacali e Rsu: al titolare del Dicastero del Lavoro è stato illustrato il contratto integrativo interno. Come dire: una bella luce da parte di una grande impresa nel tunnel della crisi che non pare lasciare sul territorio definitivamente la sua inquietante ‘presa’.
P.S. Fuori dal Palazzo, dopo l’espulsione, il gruppo degli studenti contestatori fa ancora testimonianza: “Siamo qui per ricordare lo Statuto dei Lavoratori e che qualcuno, se mi permette, vorrebbe cambiare distruggendo i diritti dei lavoratori” (E a sorpresa il ragazzo stringe la mano al cronista, riconoscendo forse sotto la barba il sessantottino che fu).
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Guidare il trattore era troppo difficile.
e non potendosi fare che ciò che à giusto sia forte, si è fatto sì che ciò che è forte sia giusto… vili che si nascondono dietro il paravento del fare… insignificanza e stupidità d’una vita puramente tecnico-industriale…