di Monia Orazi
La chiusura del punto nascite dell’ospedale Bartolomeo Eustachio al centro del dibattito a San Severino. Al termine di un acceso confronto con il comitato per la difesa dell’ospedale e la commissione paritetica sanità in Comune, il sindaco Cesare Martini ha annunciato che sarà organizzata una assemblea pubblica con la cittadinanza. L’amministrazione ha chiarito che l’ospedale non è a rischio chiusura anzi alcuni servizi saranno potenziati. Parlando della deroga secondo quanto previsto dal decreto Lorenzin il presidente delle Marche ha ribadito lla volontà di rispettare quanto deciso. Decisione per niente gradita dai cittadini e dal comitato che sta raccogliendo firme per opporsi . «Dobbiamo presentare una denuncia contro tutti coloro che metteranno a rischio la salute delle donne ed i bambini per questa decisione scellerata», così il dottor Marco Marchetti, presidente del comitato, ha aperto ieri sera l’incontro convocato per decidere le prossime azioni di protesta. Oggi anche il gruppo consiliare “San Severino una città da vivere” ha presentato al sindaco richiesta di convocazione urgente del Consiglio comunale, in cui discutere una mozione a favore del mantenimento del punto nascita, firmata dai consiglieri Gilberto Chiodi, Gabriela Lampa, Romina Cherubini, Giacomo Rastelletti e Fabio Eusebi. «Abbiamo chiesto di convocare l’assise per poter discutere sulla annunciata volontà del presidente della Regione. Ceriscioli non ha assolutamente inteso le ragioni della richiesta», afferma Chiodi.
«Dietro la chiusura del punto nascita, ci sono grossi interessi economici in gioco, Martini deve tornare in Regione a chiedere una deroga alla chiusura, altrimenti è meglio che si dimetta», ha detto Mario Chirielli, segretario del comitato.
L’analisi della situazione è stata fatta dall’avvocato Marco Massei, attivo componente del comitato civico: «L’accordo Stato Regioni del 2010 prevedeva di salvare soltanto i punti nascita sopra i mille parti annui, ma adesso è stato firmato lo scorso 11 novembre un decreto legge dal ministro neomamma Beatrice Lorenzin, che consente di tenere aperti i punti nascita delle zone montane, anche con meno di 500 parti, laddove sussistono i requisiti di sicurezza». Massei ha spiegato che il decreto è stato sollecitato da numerose regioni d’Italia, tra cui Abruzzo e Trentino, sono le amministrazioni regionali che devono chiedere di tenere aperti i punti nascita. «Leggo sui social network post infuocati di Sagramola, il sindaco di Fabriano, noi come comitato ci costituiremo parte civile e daremo tutela legale gratuita a qualsiasi donna avrà dei problemi – ha aggiunto Massei – sono perplesso dalle dichiarazioni fatte dal sindaco nel comunicato stampa sull’incontro in Regione, il decreto Lorenzin è stato firmato, non annunciato come è scritto lì, Martini non ha saputo chiedere, deve insistere con la Regione e chiedere una deroga».
Negli anni il reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale ha visto la riduzione del personale infermieristico e medico, il trasferimento di un medico a Macerata, mentre alcuni dei presenti hanno rilevato come a Fabriano che avrebbe meno di 500 parti l’anno, ci sono ben 10 medici, mentre da diverso tempo San Severino è ben oltre i 600. In questi giorni sono tante le persone che chiamano, per conoscere il futuro della struttura, che attira pazienti da tutta la provincia. Mario Chirielli ha ricordato come la giovane consigliera comunale Sabrina Piantoni, indignata per la chiusura, abbia scritto al ministro Lorenzin ed al governatore Ceriscioli. «C’è un’evidente motivazione politica nella chiusura del punto nascita, la Regione in questi anni ha bluffato, chiudere ospedali e sale operatorie serve per far cassa e far fronte al deficit, Ceriscioli è in mala fede salvaguarda il Pesarese, il Maceratese è il più penalizzato – ha osservato il dottor Pietro Cruciani, consigliere provinciale – questa cosa non si può accettare passivamente, grida vendetta, ho già contattato un gruppo di persone, siamo pronti ad andare dal ministro Lorenzin, spero sia coinvolto anche il sindaco». Tra le testimonianze quella a lieto fine di Andrea Vissani, giovane padre settempedano, il cui figlio è nato prematuramente. «Sarebbe dovuto nascere a fine novembre, ma lo scorso ottobre mia moglie ha avuto un’emorragia, nel giro di dieci minuti in ospedale era tutto pronto, alla fine tutto è finito bene. Come sarebbe andata se fosse dovuta andare lontano?». Toccante la testimonianza della treiese Isabella Rapaccini, che ha visto il suo bimbo, nato all’ospedale di Macerata, morire a pochi giorni dalla nascita per un’infezione (leggi l’articolo), nel novembre di tre anni fa. I genitori del piccolo, assistiti dall’avvocato Paolo Carnevali hanno presentato denuncia, il caso è stato archiviato dal tribunale di Macerata. «Quella settimana furono quattro i bambini finiti in gravi condizioni al Salesi, si sono salvati, il mio non ce l’ha fatta. Mio figlio è morto per un’infezione ospedaliera, servirebbe un supplemento d’indagine», ha raccontato la signora Rapaccini. La donna ha letto ad alta voce parte delle tre perizie dei consulenti del tribunale, in cui si parla di “carenze strutturali ed organizzative”, “scarso rispetto delle norme di asepsi e promiscuità materno-neonatale”, oltre al fatto che il reparto maceratese è “fuori norma”. «Chiederemo di unirci a Fabriano e Osimo nella protesta, per ottenere una deroga alla chiusura – hanno concluso Massei e Chirielli – chiediamo di estendere la partecipazione, siamo pronti ad organizzare manifestazioni eclatanti se servono».
Critica l’opposizione settempedana per bocca di Gilberto Chiodi: «Gli amministratori locali che hanno incontrato Ceriscioli (Martini e Felicioli, leggi l’articolo) non sono stati in grado di poter richiedere l’adozione di specifiche deroghe e di espresse proroghe sull’adozione dello scellerato provvedimento – ha affermato – San Severino con la chiusura del punto nascite corre il rischio di pregiudicare definitivamente il mantenimento del locale ospedale. Pertanto la richiesta di discutere questo argomento in Consiglio ha lo scopo di fare assumere a tutti le proprie responsabilità al fine di poter approvare all’unanimità un documento che censuri un provvedimento sbagliato e chieda espressamente l’adozione delle fattispecie derogative previste puntualmente dal Ministero della Salute per i territori svantaggiati». Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente del tribunale per i diritti del malato di San Severino, Veros Bartoloni. Chiede «quali garanzie, quale servizio e quale sicurezza verranno adottate riguardo alla tutela della donna in stato interessante e del neonato che si trovano nell’entroterra marchigiano, dal momento che tali servizi vengono spostati sempre più verso la costa adriatica». Bartoloni prosegue: «Il presidente della Regione ha disatteso il recente decreto Lorenzin, il quale suggerisce in particolare la tutela della donna in zone montane, con l’applicazione della legge Stato Regioni, che non possono esserci sprechi di denaro riguardo alle prestazioni inappropriate, ma non che vengano chiusi reparti ospedalieri che lavorano in pieno regime come il punto nascite dell’ospedale di San Severino, che fino ad oggi ha avuto la media di 500 parti all’anno soddisfacendo e garantendo sicurezza alle pazienti e ai loro neonati. Dico al presidente Ceriscioli – conclude – di riflettere moltissimo sulla chiusura del punto nascite dell’ospedale di San Severino, la sicurezza della tutela di una persona non ha colore politico».
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Martini segue una fredda strategia elettorale! Attualmente gode della maggioranza dei voti a San Severino Marche. Eventuali future nascite potrebbero modificare la situazione per cui, d’accordo con i vertici del partito comunista locale e nazionale, ha chiuso il reparto neonatale. Questo dimostra anche una evoluzione degli iscritti al partito comunista che prima mangiavano i bambini ed adesso invece non li fanno neanche nascere!!!
Anche io sono disposta a firmare la petizione, sono convinta che più ci troviamo in grandi strutture più noi pazienti siamo numeri!