Sferisterio, la lettera di Claudio Orazi:
Mutuo? Investimento condiviso da tutti

MACERATA - L'ex direttore artistico: "Sono rimasto esterrefatto dalle dichiarazioni pubbliche di Micheli e Carancini sul passato dimenticando i grandi successi riconosciuti in tutto il mondo. La trasparenza gestionale di quegli anni è sta esaminata da una Commissione che non ha rivelato nessuna inefficienza o spreco"

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Lettera aperta di Claudio Orazi, storico direttore artistico del Macerata Opera dal 1992 al 2002 per poi essere chiamato alla guida dell’Arena di Verona (dal 2002 al 2008). Orazi oggi è a Trieste dove è stato sovrintendente del teatro lirico Verdi dal 2011 al 2014 e tuttora collabora con l’azienda speciale Villa Manin.

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Claudio Orazi

Claudio Orazi

di Claudio Orazi

Caro Direttore,
mi permetto di scriverTi personalmente per la stima che ho della Tua professionalità e per l’apprezzamento che nutro nei confronti di Cronache Maceratesi, testata che seguo e leggo  quotidianamente e che, stando lontano, mi permette di essere un po’ più vicino “casa”. Il fatto contingente alla motivazione di questa mia lettera riguarda un articolo pubblicato da Cronache Maceratesi, nel mese di agosto, nel quale venivano riportate le dichiarazioni di Francesco Micheli, attuale Direttore Artistico di Macerata Opera Festival, le quali inducevano, nella successione narrativa delle parole, a correlare le spese per la Turandot del 1996 a circostanze di “furto” e “tangenti”degli anni 90, a“mutui accesi per sostenere produzioni ricchissime”.

Non essendo affetto da manie di persecuzione o di protagonismo, ed essendo stato Sovrintendente e Direttore Artistico di MacerataOpera dal 1992 al 2002, sono rimasto esterrefatto e anche molto amareggiato, dopo di che ho ritenuto, in quel momento, di soprassedere a quella che ho relegato nella mente come intemperanza dovuta ad inesperienza, causata dall’età, dal non aver vissuto la grande politica culturale e teatrale, non solo Lirica, di Macerata e dalla delusione di un mancato riconoscimento da parte dello Stato alla sue “soluzioni artistiche” ed ai “bilanci rigorosi”. Umanamente capisco la delusione, ma la qualità di un operatore culturale è quella di porre i referenti politici nelle condizioni di adottare misure (il mio amico Gianfranco Mariotti ricorderà quanto lavoro per la legge regionale di riconoscimento al Rof e a MacerataOpera nel 1996!) e non eludere, con attacchi personali, quella politica che, prima dei singoli uomini, si adopera per un territorio.

Il territorio, che non è solo Macerata nelle Marche ma il teatro maceratese tutto e il ruolo che aveva nel panorama nazionale anche prima di me. Una fucina di idee artistiche nella quale sono cresciuto e per la quale mi sono messo a disposizione quando il sindaco Cingolani mi chiamò nel 1992 a stagione già impiantata. E per la quale ho sempre lavorato valorizzando le eccellenti risorse professionali e tecnico-artistiche, senza mai guardarmi indietro, assumendomi ogni responsabilità di scelta, nella consapevolezza di far parte di un progetto culturale condiviso da Politica e Società Civile, che poteva proiettare MacerataOpera non solo in avanti ma a prescindere da Claudio Orazi. Il difetto quindi, di conoscenza della storia del Teatro a Macerata prima di me, è stata la seconda attenuante concessa a quella intemperanza, e la genericità con la quale il giovane Direttore affrontava un tema dinanzi ad una platea di giornalisti, non delimitandolo nei suoi confini di opinioni personali ma come fatti costituenti un reato (furto e tangenti), mi aveva ancor di più convinto della dimensione giocosa e da intrattenimento conviviale della questione.

Quando invece, il 9 ottobre mi ritrovo di nuovo a leggere le dichiarazioni del Sindaco Carancini su come il Comune di Macerata stia ancora pagando i debiti del passato, il più “indigesto quello del mutuo da 5 milioni“, mi chiedo, allora, se non ci sia solo intemperanza ma anche una volontà di sottrarsi all’impegno di affrontare e dirimere le difficoltà di prospettiva del Mof, creando una sorta di miscuglio indefinito dove rimescolare ogni tanto per giustificare i mancati obiettivi.

Per dirla in termini a me meno consoni: non è che quando si parla di efficacia sociale ci si astiene da fare paragoni con il passato e appena c’è una difficoltà, invece, si tira fuori quello che è stato anche un problema strutturale del passaggio da Ente pubblico ad Associazione di diritto privato e che qualcuno liquida semplicemente come un debito? Nella realtà fu un investimento condiviso da tutti i rappresentanti politici (si ricorderà qualcuno del decreto 367 del 1996 e della complessità della sua attuazione!) che ho onorato come tecnico agevolando quel raggiungimento di equilibrio tra efficacia sociale e efficienza economica, imprescindibile per un teatro di interesse pubblico.

Se parliamo di spettatori, MacerataOpera ne ha avuto già più di 40mila, se parliamo di internazionalizzazione MacerataOpera è già stata nel mondo e lo ha accolto in città, se parliamo di diffusione sul territorio MacerataOpera è stata la punta di diamante in Provincia e nelle Marche, se parliamo di sperimentazioni artistiche (e non semplici azzardi pseudo musicali di commistione tra generi) MacerataOpera ha fatto scuola, producendo e ospitando i grandi protagonisti della storia del Teatro Musicale Contemporaneo, se parliamo di Turismo MacerataOpera è stato il primo volano delle Marche, se parliamo di autorevolezza, infine, MacerataOpera è stato interlocutore per le politiche nazionali dei Teatri all’aperto.

Quindi, quell’intemperanza che il mio stile mi aveva condotto a sottovalutare, e che legittimerà a questo punto una mia eventuale difesa in altre sedi più consone, si appalesa come un giudizio su quella che è stata la Politica Culturale degli ultimi vent’anni a Macerata, e a cui il Sindaco Carancini ha sempre onorevolmente corrisposto, non facendo mai menzione lui a “quegli anni   Novanta di furti e tangenti” allo Sferisterio.

Infine, in merito alla trasparenza gestionale di quegli anni, il sottoscritto, di concerto con il Cda, ha prodotto una approfondita ricostruzione economico-finanziaria e progettuale che una Commissione mista dei Soci Provincia e Comune di Macerata, ha esaminato insieme con i relativi Consigli, senza rilevare alcuna inefficienza o spreco. La verità è che una città ricca di storia e di cultura come Macerata non poteva permettersi una interruzione di un percorso artistico che l’avrebbe stabilmente posizionata in un Olimpo della musica italiana, così come è stato per il Rossini Opera Festival e per la città di Pesaro che in esso ha creduto sempre.

 



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