Emergenza profughi,
summit in Prefettura
“Ospitalità nel segno di San Giuliano”

MACERATA - I 12 pachistani soccorsi dalla Croce rossa mentre erano accampati in un piazzale a Collevario, raccontano la loro storia: "Un viaggio di 7mila chilometri durato quattro mesi". Riunione d'urgenza per organizzare l'accoglienza. Il sindaco Carancini: "Rifiutiamo le politiche di respingimento, non possiamo permettere che le persone dormano all'aperto e restino senza cibo. Ma abbiamo bisogno anche della Provincia"
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Pakistan Macerata

I 7 mila chilometri che separano il Pakistan da Macerata

di Marco Ribechi

(foto di Lucrezia Benfatto)

Dormivano nel piazzale dell’ufficio immigrazione da circa sei giorni. Cartoni come materassi, ricavati dagli scatoloni del supermercato, pochi vestiti e nient’altro. Per mangiare e bere solo la solidarietà di alcuni residenti del quartiere Collevario che con qualche donazione li hanno aiutati fino a ieri sera, quando è arrivato il soccorso della Croce rossa di Macerata. Si tratta di dodici pachistani, tutti uomini di età compresa tra i 16 e i 40 anni (leggi l’articolo).

La rinuione in Prefettura

La rinuione in Prefettura

RIUNIONE D’URGENZA – Oggi è stato organizzato un tavolo di emergenza in Prefettura con Comune e Questura a cui hanno partecipato anche il sindaco Romano Carancini e gli assessori Stefania Monteverde, Marika Marcolini e Mario Iesari. «Abbiamo convocato d’urgenza questa riunione perché nel fine settimana sono arrivate altre persone che faranno richiesta d’asilo alla Questura di Macerata – ha dichiarato Carancini – Si sono fermati davanti agli uffici di immigrazione in attesa dell’iter di identificazione. Non possiamo permettere che le persone dormano all’aperto e restino senza cibo e rifiutiamo politiche di respingimento. Lo dico con più convinzione oggi che è la festa di San Giuliano Ospitaliere. Ma allo stesso tempo siamo preoccupati perché non siamo in grado di dare ospitalità se non dentro un coordinamento molto forte con tutte le istituzioni. È necessario che anche la Provincia, responsabile della protezione civile territoriale, si sieda al tavolo in maniera collaborativa e i Comuni del territorio siano coinvolti».

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Qumar Abbas

IL VIAGGIO DELLA SPERANZA – La loro storia inizia con un viaggio; sono circa 7mila i chilometri che separano Islamabad, la capitale del Pakistan, da Macerata. «Siamo in viaggio da circa 4 mesi attraversando tanti paesi tra cui Turchia, Grecia, Serbia – spiega Qumar Abbas, 36 anni, il più fluente in inglese – E’ stato impossibile entrare in Ungheria per via delle recinzioni sorvegliate con le armi dal governo». Infine l’approdo a Macerata, secondo dinamiche ancora poco chiare, dove proprio nelle giornate di celebrazioni di San Giuliano l’Ospitaliere, quando la città stava festeggiando il suo patrono insieme alle delegazioni internazionali delle città gemellate, hanno trovato cibo e un luogo sicuro. In tasca un foglio, ricevuto durante un incontro fortuito lungo la strada, con scritto “Piazza della libertà, 62100 Macerata”, l’indirizzo della questura.

«Ci siamo incontrati strada facendo, non ci conosciamo bene tra di noi – prosegue Qumar Abbas – Avevamo l’indirizzo della polizia, dove ci hanno detto che potevamo spiegare la nostra posizione e registrare la nostra presenza. In questura però ci hanno detto di provare all’ufficio immigrazione (che si trova a Collevario in via Prezzolini) perché c’erano circa 40 o 50 persone in attesa come noi. Siamo così arrivati in questo piazzale e da sei giorni dormiamo qui, anche perché negli ultimi tre giorni l’ufficio è rimasto chiuso». Come era già accaduto per altri profughi afghani che si erano accampati in piazza della Libertà ad agosto (leggi l’articolo) anche questa volta nessuna associazione è intervenuta per l’assistenza poiché i profughi non hanno ancora effettuato le richieste di asilo. «In questi giorni ci siamo arrangiati elemosinando ai passanti un po’ di cibo e qualche moneta. Un signore che abita qui vicino ci ha fornito dell’acqua, very good people – continua Qumas Abbas – Poi ieri verso le 18 abbiamo avuto il primo contatto con la Croce rossa. Verso le 23 hanno portato questa tenda dove ora dormiamo, ci hanno fornito delle brandine, acqua, del cibo e la colazione di oggi. Speriamo di poter accedere all’ufficio immigrazione domani». Tutti hanno lasciato la loro famiglia in Pakistan, chi moglie e figli, chi la madre con le sorelle, rappresentando l’unica speranza ad un futuro di povertà e stenti. Speranza arrivata proprio nel giorno di San Giuliano, il cacciatore divenuto santo per aver teso la mano in segno di aiuto ad un vecchio lebbroso, rivelatosi in seguito il Signore sotto mentite spoglie (leggi l’articolo). Una coincidenza che però ben riassume lo spirito di sostegno e di cura del più debole che caratterizza la città e il suo patrono.

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Un volontario della Croce rossa mentre fornisce del cibo ai profughi

«Le segnalazioni sono arrivate ieri pomeriggio da parte di qualche residente di Collevario – spiega Maria Rosaria Del Balzo, presidente della Croce rossa di Macerata – Abbiamo cercato di fare il possibile considerando che avevamo delle strutture già occupate. Il gazebo è stato preso dal nostro stand di San Giuliano ed è stato portato in via Prezzolini per allestire un accampamento di emergenza. In attesa che avviino le pratiche con la questura stiamo provvedendo ai bisogni primari con cibo, succhi di frutta, il necessario per lavarsi e delle lenzuola. Non sappiamo bene come siano arrivati, sicuramente qualcuno li avrà indirizzati in quel piazzale ma questo è compito della questura che si occuperà di identificarli, noi continueremo a provvedere a questa assistenza d’emergenza».

 

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Le brande collocate nella tenda della Croce rossa

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