Il presidente Antonio Pettinari
lascia la Provincia e si candida in Regione:
porta in dote il simbolo Udc

MACERATA - Se eletto risulterebbe incompatibile con il suo attuale incarico. "Non è una fuga, la battaglia si sposta ad Ancona per il nostro territorio. Il ‘mio’ ente è stato privato di funzioni e, senza risorse, non riesce a provvedere strade, scuole, fiumi". “Restiamo nel centrosinistra per coerenza verso gli elettori”. Tra i candidati in lista assessori e consiglieri provinciali

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pettinari di fabio macedoni

Antonio Pettinari

di Maurizio Verdenelli

«La battaglia a favore del territorio si sposta in Regione». Dalla Provincia, ridotta ad ente di secondo livello, ormai quasi una fortezza “Bastiani” assediata e vinta nella desertificazione delle funzioni (legge Delrio) e delle risorse, alle Termopili di Ancona. «Sopravvive ancora là l’azione amministrativa, sarà quella la trincea elettorale a maggio» annuncia il presidente Antonio Pettinari nel corso di un’intervista convocata sul tamburo quasi in parallelo con quella di “superstar Salvini” allo Sferisterio. Ma non ha avuto molto tempo per programmare Pettinari che è pure segretario regionale dell’Udc e mostra con orgoglio il simbolo del suo partito, conteso fino all’ultimo da chi ha optato per Marche 2020. Un simbolo che lui porta “in dote” alla coalizione di centrosinistra con Luca Ceriscioli presidente. In realtà non ci sarebbe stata grande incertezza sull’assegnazione del “mitico’” scudocrociato “Libertas” con le scritte Unione di centro e in alto: “Popolari” in campo rosso. Non lo sarebbe stato sin dalla visita al domicilio di Pettinari, in Provincia, da parte del segretario nazionale Lorenzo Cesa che, sia detto per inciso, transitando in via Gramsci era rimasto così impressionato dalla bacheca Udc da fotografare il simbolo esposto ed inviare subito l’immagine a Casini che molto se n’era congratulato. Ed oggi in conferenza stampa, Stefano Quarchioni ha riconosciuto al suo segretario regionale: «La tua caparbietà è stata premiata, non avevamo dubbi». E lui: «Continuare a stare nel centrosinistra vuol dire soprattutto una battaglia di coerenza e rispetto verso i nostri elettori che ci hanno votato sin dal 2010 in Regione, eleggendoci in Provincia l’anno dopo, fino al voto nei comuni di Ancona, Osimo e Recanati. La nostra lista contiene al suo interno il Centro democratico, movimenti centristi e tra i candidati nomi di amministratori e consiglieri provinciali. Un folto drappello che tenterà di continuare la battaglia a favore del territorio maceratese da Ancona». Già, l’ultimo avamposto possibile per un amministratore locale «al di là –aggiunge Pettinari- dei sindaci-eroi quotidianamente alle prese con problemi enormi, e costantemente lasciati soli». Chi resterebbe invece nel palazzo semivuoto, come un ex seminario, di corso della Repubblica nell’ipotesi che il presidente venisse eletto in Regione, diventando incompatibile? «Tutto resterebbe come prima: l’ente andrebbe avanti guidato dalla vicepresidente on. Paola Mariani fino alla conclusione naturale del mandato: aprile 2016».

pettinari 2 di fabio macedoni «Sia chiaro: non è la mia una fuga. Mai avrei creduto di lasciare la Provincia, cui sono legato ininterrottamente dall’85 –aggiunge Pettinari- anzi se non ci fosse stata tutta questa “rivoluzione” (testuale ndr) che ci impedisce di svolgere funzioni ormai residue ma storiche come provvedere a strade, fiumi e scuole, mi sarei ripresentato per un secondo mandato. Invece così, appare del tutto inutile. Si ponga mente a questo paradosso: stiamo organizzando, senza tuttavia detenerne la funzione (quindi senza esserne autorizzati!) la 31ª Raci, uno degli eventi di maggior successo del calendario annuale, legato così intensamente alla tradizione di questa terra…. Ed allora, nonostante tutto, vogliamo continuare a mettere la nostra esperienza al servizio della Cosa Pubblica, laddove è possibile». Il “campo-base”, la Provincia, verrà dunque lasciato per un ineluttabile, nuovo percorso: si salverà il soldato Ryan? «La nostra lista fonda la sua forza sulle idee e la condivisione. Su questi principi si basano le alleanze. Non su altro. Ho detto a Ceriscioli: ti aspetto a Macerata. Mi ha promesso che verrà prima di venerdì, lo aspetto. Nel nostro programma c’è spazio per i grandi ideali dell’Unione di Centro. Per l’emergenza lavoro, per azioni a sostegno della famiglia, dei giovani e pure per questioni etico- morali. A cominciare dalla solidarietà, che dobbiamo verso chi soffre e a chi si rivolge a noi veridicamente come gli ultimi, i rifugiati. Comprendo che è un discorso delicato e difficile per tanti: ma io dico che ci troviamo di fronte ad essere umani e verso di loro così dobbiamo rapportarci». Un ultimo pensiero su un’altra battaglia con lo scenario di un partito che a Roma è teso altrove (cfr “Il patto del Ponte” tra Casini e Spacca qualche mese fa, leggi l’articolo) rispetto al “Laboratorio Marche” del 2011 “battezzato” dagli stessi Casini e Spacca, e poi tra gli altri D’Alema, Letta, Bersani in incontri, di volta in volta, di straordinaria intensità a Macerata, Civitanova e Tolentino. «La stragrande maggioranza del partito –conclude Pettinari – mi ha seguito in questa battaglia di coerenza tesa ad onorare gli impegni presi con i propri elettori da cinque anni a questa parte. Personalmente resto fiero ed orgoglioso di aver portato questa battaglia sino alla fine e di spostarla ora elettoralmente un altro “teatro” dopo il graduale dissolvimento dell’ente che sembrava fatto apposta per difendere l’identità e gli interessi di un territorio: la Provincia».



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