La protesta con i lettini fuori dal palazzo della Regione Marche (CLICCA SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO)
di Alessandro Trevisani
Protesta con bagarre questa mattina in Regione, tra operatori balneari e capigruppo del consiglio regionale. L’incontro verteva sull’ennesimo ritardo burocratico lamentato dai bagnini delle spiagge più colpite dall’erosione. La variante al piano della costa, che consentirà la posa di scogli in 7 località colpite dalle mareggiate – tra cui Porto Recanati, Potenza Picena e Civitanova – secondo auspici e promesse doveva approdare oggi in consiglio regionale, ma è rimasta ferma due settimane alla IV Commissione, che l’ha votata il 22 dicembre e protocollata il 7 gennaio. «Abbiamo accusato la Commissione – spiega il portavoce degli operatori Andrea Marcelli, dello chalet Barracuda di Scossicci – di un ritardo che ci danneggia. Alché Ottavio Brini (Forza Italia, ndr), ha difeso il lavoro della IV Commissione. Davanti alle nostre proteste ci hanno persino risposto che bisogna capire, perché ci sono stati in mezzo Natale e Capodanno. A quel punto è scoppiato un alterco e il presidente del consiglio regionale Vittoriano Solazzi ha sospeso l’incontro». A confrontarsi cogli operatori a quel punto sono rimasti i consiglieri Giulio Natali (FdI), Enzo Marangoni (FI), l’assessore alla Difesa della Costa Paola Giorgi (Marche 2020), Francesco Massi (NCD) e alcuni tecnici. Parzialmente soddisfatto il presidente di Abat Claudio Pini, presente insieme a una trentina di operatori di Porto Recanati e Porto Potenza. «Speriamo – commenta – che finalmente martedì prossimo venga portata in Consiglio e approvata la variante al piano (lo sapremo giovedì, ndr): questo era il nostro obiettivo. Ma non vorrei che alla fine dell’iter, che è partito in estate per iniziativa della giunta (il 21 luglio la prima approvazione, ndr) non rimanessero più strutture da salvare. La burocrazia è terribile: ogni volta siamo noi a dover chiedere incontri per accelerare il tutto, ma almeno la Regione ha convocato per martedì il prefetto di Macerata e il sindaco di Porto Recanati per un chiarimento definitivo sulla protezione delle spiagge coi massi in cemento».
A ridosso del crollo del Masaya (leggi l’articolo), il 30 dicembre, gli operatori avevano infatti contestato al sindaco il fatto di non aver autorizzato la posa di blocchi di cemento a protezione degli stabilimenti: Montali, che annuncia di voler rispondere nel pomeriggio (“Invieremo un comunicato”, dice al telefono), aveva risposto sventolando il “no” della Regione ai massi, per motivi ambientali e di correnti, contenuto in una missiva recapitata all’amministrazione Ubaldi, che a febbraio 2014 aveva autorizzato alla posa lo chalet La Rotonda. «Ma – obietta Pini – il responsabile del Servizio Infrastrutture Mario Pompei ha detto che il sindaco, come capo della Protezione civile, può far deporre i massi decretando la somma urgenza, quindi volere è potere. E martedì prossimo saremo comunque in Regione, a protestare o a festeggiare». Fuori dall’edificio gli operatori hanno piazzato una serie di lettini. «Su ciascuno – spiega Marcelli – abbiamo messo il nome degli chalet colpiti dalle mareggiate. Ormai tanto varrebbe affittarli qui, davanti alla Regione, invece che su spiagge sparite. Del resto l’ennesimo ritardo, a 2 mesi dall’apertura della stagione, comporta che avremo di nuovo ripascimenti e manutenzioni, che durano poco e non servono quasi a nulla. La cifra stanziata per la zona nord, a Porto Recanati, è di 325 mila euro: sarebbe il caso di spenderla bene, prevendendo uno-due pennelli a protezione delle spiagge». In un comunicato il presidente Vittoriano Solazzi spiega che « C’è stata un’accelerazione davvero notevole per poter arrivare all’approvazione in tempi brevi, grazie all’impegno di tutta la IV Commissione e del presidente Enzo Giancarli. Nonostante la necessità di adempiere a tutti i passaggi formali per il completamento dell’iter, posso già garantire l’iscrizione dell’atto all’ordine del giorno della prossima seduta». Che cade appunto martedì 20 gennaio.
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d’estate ci spennano direttamente con il costo degli ombrelloni, d’inverno, quando la gente comune lavora, pretendono i soldi delle nostre tasse.
Ha ragione sul signor Pompei.
costruiscono o rinnovano chalet a 10 metri dal mare e adesso se la prendono con le istituzioni.. ma andate a lavorare in fabbrica a 900 euro al mese, altro che 3 euro per una coca cola e 8 mesi di vacanze all’anno