«Riguardo alle ultime note apparse sulla questione Teatro Rebis e Cinema Italia, sembra che alcuni nostri consiglieri conoscano poco le dinamiche economiche dello Spettacolo e della Cultura, o fanno finta di non sapere». Non si fa attendere la risposta di Maurizio Rinaldelli Uncinetti, presidente dell’associazione “Nuovo Cinema” alle critiche con cui il consigliere comunale dell’Udc, Massimo Pizzichini obiettava al teatro Rebis e al cinema Italia di non “aggrapparsi” ai contributi pubblici pur di mandare avanti l’attività culturale dei due spazi (leggi l’articolo). «Strano, per una Amministrazione che da più di 50 anni organizza un grande Festival di Opera Lirica – continua Uncinetti – Perché non si chiede allo Sferisterio o a Musicultura di rinunciare al loro lauti finanziamenti e “farcela da soli”?». La replica assume poi toni più accesi, scendendo nel merito delle scelte culturali portate avanti dall’attuale amministrazione comunale: «E perché si crede che i cittadini maceratesi – domanda Uncinetti – preferiscano pagare un orologio falso e inutile piuttosto che la possibilità di continuare ad andare al Cinema o a Teatro? Le direttive in Regione e in Europa sono chiare: il futuro dell’economia di territori a vocazione turistica è lo sviluppo della Cultura. Ma forse è vero ciò che si dice: a Macerata persino l’arretratezza è arretrata».
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Non mi piace il titolo dell’articolo. Che c’entra il veleno? Sono tutti argomenti seri che vanno affrontati con attenzione. Maurizio Rinaldelli pone un paragone lecito e non si possono sottovalutare le iniziative di cerca di fare una cultura condivisa da nuovi spettatori dando invece importanza solo ai grandi “Eventi” che al momento non godono ottima salute. Che l’orologio con i Pupi non ha grande rilevanza culturale e’ cosa nota essendo un tentativo di rifare un marchingegno con scarsi elementi di riferimento storico.
Sig. Uncinetti perchè con le mie tasse dovrei finanziare delle attività private?
Uncinetti presumibilmente è male informato.
La gran parte degli orologi (che migliaia di turisti ammirano nei campanili e nelle chiese di tutta Europa) sono, al pari del nostro, dei “falsi” nel senso che, in tutto o in parte, sono ricostruiti/ripristinati/restaurati in epoca moderna.
Eppure questi orologi “storici”, in giro per le piazze e le chiese d’Europa, ogni hanno muovono oltre 15.000 turisti che restano, con il naso all’insù, a gurdare i meccanismi, i pupi e quant’altro si muova…
… E questi turisti generano un flusso monetario importante: calamitarne qualcuno a Macerata non credo sia un male.
QUANTO GLIE RODE A QUESSO AVER PERSO IL CINEMA ITALIA???
@Maurizio Failla: visto che ci ha rimesso fior di soldi propri per un’attività di pubblica utilità, riconosciuta pure a livello ministeriale ed europeo, direi che gli rode molto. Se le “capaci” Amministrazioni Comunali e Provinciali di Macerata si ritengono così brave a gestire il Cinema Italia, perché non lo prendono in carico direttamente FACENDOLO FUNZIONARE come fanno ad esempio Numana, Monte Urano, Fermo, Civitanova, Cupra Marittima? Facile scaricare gli oneri su un’Associazione privata (le ricordo che al momento della riassegnazione del Bando non c’erano concorrenti per la gestione della sala, e non mi pare si sia fatto avanti nessuno, finora) sfilandosi sugli aiuti concreti (peraltro molto meno onerosi di altre attività già finanziate) e pretendendo pure l’uso gratuito della sala per un buon numero di giornate!
@Gabri: l’attività dell’Associazione Nuovo Cinema -come quella di tutte le attività culturali “pure” e non espressione di qualche interesse politico-economico più o meno nascosto- è rivolta alla collettività, non al guadagno personale dei soci (che peraltro ci hanno finora rimesso pure di tasca loro!!). Poter usufruire di un’offerta cinematografica alternativa al circuito commerciale “ricco” e perdipiù in pieno centro storico, significa salvaguardare un bene pubblico inestimabile: il pluralismo. Che il tanto deificato “mercato” ha ampiamente dimostrato di non poter/saper tutelare, anzi.
A chi chiede per quale motivo li enti pubblici dovrebbero finanziare attività culturali: ovunque è molto raro che le attività culturali possano finanziarsi da sole, con i soli proventi derivanti dalla vendita dei biglietti o dei prodotti connessi. Se queste fossero le uniche modalità di finanziamento, dovremmo dire addio alla quasi totalità dei concerti di musica classica e degli spettacoli operistici e teatrali, tanto per fare un esempio. La gran parte dei musei chiuderebbe, la gran parte delle iniziative culturali, di qualunque tipo, sarebbe impossibile da svolgere, a meno di imporre prezzi dei biglietti talmente elevati da rendere possibile l’accesso a queste opportunità solo per una ristrettissima minoranza della popolazione, mentre il resto dovrebbe rinunciare all’arte, alla musica, al teatro, tranne quello di pessima qualità.
Il sostegno a queste attività è quasi sempre necessario; può provenire da fondazioni private, quando ce ne sono: ma, anche in questo caso, possono esserci problemi, perché i privati possono avere loto interessi, interessi, per l’appunto, privati, e non si può far dipendere in maniera eccessiva l’attività culturale dalla benevolenza dei privati.
Quindi, in parte dev’essere per forza il settore pubblico a farsi carico del sostegno allo spettacolo e alla cultura; perché sono attività di cui beneficia il pubblico, la società nel suo complesso, e non soltanto coloro che ne fruiscono direttamente.
Ovviamente, soprattutto in tempi di ristrettezze di bilancio questo non significa che si possa, o si debba, finanziare qualsiasi attività o iniziativa culturale. Le priorità vanno stabilite sulla base della validità delle stesse, del beneficio (in senso lato) per la collettività, della correttezza nella gestione dei fondi erogati.
Nel caso del Cinema Italia, stiamo parlando di un’associazione che cura una programmazione di alta qualità, avente ad oggetto film o spettacoli che non passerebbero per il circuito commerciale non perché non siano validi, ma perché non sufficientemente remunerativi, e che garantisce l’apertura di uno spazio pubblico il quale, oltretutto, è rimasto l’unico cinema aperto nella cinta urbana di Macerata, una città che dice di voler puntare sulla cultura come suo aspetto caratterizzante.
Quindi, alla luce di queste considerazioni la scelta del Comune di Macerata di non sostenere quest’attività è quanto meno molto opinabile.