di Maurizio Verdenelli
Baci, abbracci, gran voglia d’esserci, gli amici del posto, quelli di Colfiorito (Laura Picchiarelli, del Parco), due ex sindaci (Ronchetti e Rocchi), quello attuale (Gabriele Santamarianova che arriva con un po’ di ritardo): “Tanta gente che non si vedeva da molto tutta insieme in un solo posto in paese”. Tutti intorno all’amica, alla ‘paesana’ famosa tornata un po’ alla chetichella per presentare in anteprima un po’ alla chetichella, prima di Tolentino (in serata), Macerata (al Terminal cult, oggi), Camerino (all’università, domani) il suo ultimo libro. “Cominciato a scrivere qui a dicembre e finito a giugno, luglio e dedicato a mia madre che non c’è più. Questo è il mio paese dell’anima: qui ho iniziato tutti i miei libri e qui continuerò a farlo, per sempre” promette lei, emozionata dichiarando che “Questo trenino a molla che si chiama il cuore. La Val di Chienti, le Marche lungo i confini” (Laterza editore) è dedicato alla madre che, “mentre finivo il libro, ha raggiunto mio padre nell’altra curva dell’otto” -è scritto nella prefazione. Il padre, Libero, nato a Serravalle (poi trasferitosi a Roma dov’è nata lei) al cui nome è intitolata la biblioteca comunale che lei ha arricchito con centinaia di libri ogni anno. “E continuerò a farlo” promette anche se da qualche mese, contemporaneamente alla perdita della madre -quasi un distacco, ma solo formale- lei non è più residente nel comune a confine tra Marche ed Umbria di cui fu sindaco negli anni 60/70 il celebre medico di papi, presidenti e protagonisti della vita di quell’epoca (il conterraneo recanatese Giacomo Brodolini, Pietro Nenni, l’architetto Pierluigi Nervi etc.). “Sono orgogliosa di voi” quasi grida la giornalista dal centro dell’emiciclo consiliare del palazzo disegnato da Nervi. Sta la Lipperini insieme con il sindaco, l’assessora Rita Sisti e la consigliera delegata Paola Piccioni. “E noi di te” è la risposta del coro, per la maggioranza al femminile. Nella sala dove campeggiano i Patti d’Amicizia con alcuni comuni italiani (Rimini ed altri) dei tempi terribili del terremoto, 17 anni fa, c’è pure un grande Convitato di pietra: la soc. Quadrilatero.
“Non sono un ciclone come mi hai dipinto, non sono un terribile Sauron, non metto paura a nessuno” mi dice Loredana Lipperini (“Ah, i tempi di molto, poco tempo fa quando collaboravo all’ufficio stampa dello Sferisterio con Gianna Volpi, che cara nostalgia!” mi ricorda). I tempi della lirica sono passati per sempre per Loredana, da tempo celebre giornalista (sulle pagine culturali di ‘Repubblica’) scrittrice e conduttrice della popolare trasmissione di Radio Rai3. E mi mostra sul telefonino le immagini della superstrada Valdichienti ‘in movimento’, i suoi piloni che definirà “ossa emergenti dal terreno”. “Ho visto Bistocco di Caldarola e Campolarzo, desertificati…” dice con un lampo negli occhi. ‘Veramente, molto popolosi non lo sono mai stati” commento pensando ad una vita da ‘Olandese volante’ trascorsa lungo questa strada tra Umbria e Marche, che ho sempre pensato essere due regioni per scoprire sul finire di questa esistenza che invece non era così nel segno di San Francesco, Foligno, Colfiorito e Serravalle…e san sisma. Si, perché, dicono ‘contromano ‘ -la collana di Laterza- se finalmente è cessata la ‘guerra tra le due valli’ che ha originato il ’mostro’ di Fonti di Brescia (il tunnel iniziato e poi occluso da un muro di cemento) se finalmente si sta concludendo ad aprile una veloce strada di collegamento dopo centinaia d’anni tra Marche e il Centritalia, questo si deve all’attenzione italiana che le rovine del terremoto suscitarono dal ’97 in poi.
“E’ stata definita un’opera strategica ad impatto zero” qualcuno scandisce in prima fila con Santamarianova a sottolinearlo ma senza enfasi, davanti ad una Lipperini da ‘Forum’ che elenca benefici e no. E le aree leaders promesse? “Siamo in fiduciosa attesa” dichiara, sempre senza enfasi, il sindaco con un sorriso giovanile e coinvolgente. “Due miliardi e mezzo per ‘tagliare’ mezz’ora di tempo. Ne valeva la pena? forse si, forse no….” È la voce della scrittrice che pure si autoanalizza dopo gli attacchi su FB ‘a difesa della strada per Roma’ (per dirla con Paolo Volponi’). “Vorrei che non mi diciate: ecco la solita turista o villeggiante che vorrebbe che il suo ‘presepe’ non fosse mai toccato. Che non lavora a Foligno e deve andare in ufficio o in fabbrica ogni mattina, con neve, ghiaccio, pioggia ed ogni tempo…Mezz’ora di tempo guadagnato ma è perduto dentro i tunnel lo spettacolo incomparabile di una natura spettacolare. Tuttavia non faccio il renziano gufo: se la superstrada porterà benefici sarò la prima a festeggiare con voi. Non porto avanti argomenti e temi passatisti. Io narro alla maniera di Roberto Saviano ciò che la gente sa e che non vuole dimenticare. Questo mio libro nasce da questa esigenza”. Molte voci sostengono quella armata dal beneficio del dubbio, di Loredana. Silvia, che ha lasciato Roma per stabilirsi dal 2009 a Serravalle paragona a tanti ‘femori’ i piloni dell’autostrada. Storia vecchia: lo è stata anche per il vicino Abruzzo su e giù per monti ed Adriatico. “E’ una strada che privilegia i poli opposti, Civitanova e Foligno ed avvicina l’entroterra al mare” sintetizza Santamarianova. Il sindaco sarà protagonista a dicembre al taglio del nastro del tratto Bavareto- Colfiorito per cui la comunità molto si è battuta (e Gabriele indica il mitico predecessore Ronchetti, in aula) “altrimenti sarebbe stato togliere via di netto Serravalle, un altro terremoto…per dirla con Venanzo” sottolinea il sindaco reduce da un incontro al Parco organizzato dal comune di Foligno con le associazioni e le comunità dell’altopiano di Colfiorito. “Bisogna fermare questa economia in avvicinamento e coagularla nel nostro territorio: non vogliamo però un’economia ‘mordi e fuggi’” sintetizza ancora Gabriele che offre all’uditorio riflessione su un dato agghiacciante: “Ogni cinque anni, regolarmente cento persone se ne vanno da Serravalle. E’ ora d’invertire quetso trend altrimenti…si chiude”.
“Importante impedire la desertificazione e che la gente continui ad amare il panino di Luciano e preferirlo alla cotoletta ‘Apollo’ dell’autogrill” esemplifica, immaginifica, Loredana Lipperini. Che evoca le figure delle giornaliste d’inchiesta Milena Gabbanelli e Sandra Amurri, occupatesi della ‘superstrada’ della ‘Quadrilatero’: “Spa” scandisce la conduttrice radiofonica. Opportunità per la gente dell’altopiano o dintorni? Verranno le fabbriche con il collegamento veloce come promesso dagli industriali? Il Forum è stato intenso e dibattuto nell’aula consiliare di Serravalle con i ‘tre sindaci’ ad indicare con la loro presenza gli ultimi venti anni di esperienza amministrativa mentre fuori una pioggerellina fredda da neve aveva cominciato a battere rendendo la pietra delle strade da poco restaurate, viscide. Poi il Convitato silenziosamente se n’è andato e sulla scena sono apparsi leggende, tradizioni, mestieri, storia, nomi del luogo e i fatidici carbonai: l’altra parte, quella narrativa, del libro. “Già, ‘Questo trenino’ non è un libro d’inchiesta ma lo è, non è un romanzo ma lo è, non è un libro di memorie eppure lo è, a sottolineare il doppio della valle. Le fate che diventano sante, la Basilica di Plestia che ha sotto una paleocristiana ed un’altra ancora pagana. Tutto è doppio in questa terra” scandisce la Lipperini. Buono o cattivo. Superstrada si, superstrada no. Certo una strada più agevole, per Foligno, l’avrebbe presa il celebre Casanova che da quelle parti ci restò per due giorni e due notti, subendo lo smacco più clamoroso della sua vita, rischiando di finire a letto, inseguito da uno ‘sbirro’ (così definito) del celebre amante, infojato. Che a letto ci finì con due ragazze di Castello. Parola di Loredana che a Giacomo dedica proprio il primo capitolo del suo libro, che definisce un ‘atto d’amore’ verso il suo paese in cui ‘sono tornato sempre più stabilmente dopo il terremoto’. Alla proustiana ricerca del tempo perduto, dell’infanzia e della giovinezza vissute nel verde di questa valle “per ridonarlo come testimonianza attraverso questo Trenino alla Pessoa”. Un ultimo abbraccio e poi, via di corsa, tra tunnel e piloni ancora da completare del tratto muccese, verso Tolentino alla Biblioteca Filelfica per un’altra presentazione del libro. Ah, benedetta strada!
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Io semplicemente mi chiedo perchè questa Lipperini invece di vivere a Serravalle se ne sta a Roma. Vorrei sapere anche l’opinione di quello che ha visto un tir entrargli dentro casa. Infine ho una proposta: regaliamo una bicicletta alla Lipperini, così che quando torna da Roma attraverso le vecchie strade consolari avrà modo di guardare meglio la natura e degustare i panini dei vari porchettari lungo il percorso. Quante CAZZATE si dicono pur di vendere un libro!!!
Facile parlare per chi fa la scrittrice o lavora dietro una scrivania ed evidentemente poco sa, dei veri problemi creati agli imprenditori per la carenza delle infrastrutture… Non tutti facciamo i turisti
Perfettamente in accordo con i 2 commenti precedenti che parlano di problemi infrastrutturali seri invece che dei paesaggi descritti da una scrittrice che parla di spopolamento delle sue zone, quando è stata la prima ad abbandonarle per trovare successo e denaro nella capitale.
“Quante CAZZATE si dicono pur di vendere un libro!!!”
MA CHI LO COMPRA??????
Forse verrà distribuito gratis ai venditori di patate di Colfiorito
Marco Nerone le devo un caffè, magari dalle parti di Serravalle.
non sono riuscito a reggere e quindi a proseguuire di leggere, tante le cretinatte scritte.
Forse l’autrice arriva da Roma a cavallo di un mulo passando per capodacqua.
Spopolamento dell’interno ? lo studiavo già ai tempi delle elemnetari
introiti mancati? un mio amico si è fermato di passaggio a prendere i panini a colfiorito, anche con la superstrada si sarebbe fermato comunque; ne parlavo circa un anno fa con il proprietario di un ristorante in zoina, era tutto contento: minor tempo richiesto da foligno per arrivare al suo ristorante, su strada comoda… molti probabilmente sceglieranno di mangiare lassù invece di ammattirsi a cercare parcheggio nell’afosa città umbra. idem i camionisti…. l’uscita sembra comoda, non l’ho vista ma sembra uscire a taverne.
come dice Polvero Sessantatre l’autrice “chiagne e fotte” …
ma soprattutto
che senso ha farci un articolo su bufale ehm cronache maceratesi !
MV anche io amo quelle zone, proprio per quello vanno prexservate!
Bestie.
Ha scritto un libro, non ha ucciso nessuno.
Non c’é scritto: “nuoce gravemente alla salute” , leggere un libro.
Condivido le considerazioni dell’autrice e gli interrogativi dei sindaci ma mi sembrano un po’ tardive e come le lacrime del coccodrillo. I sindaci, all’epoca della progettazione della superstrada, all’epoca della loro adesione e condivisione di questo ecomostro che chiamavano pomposamente “benessere” e “crescita” per le popolazioni locali, non erano gli stessi di oggi? all’epoca erano obnubilati e non avevano la testa per pensare? le lampadine del cervello si sono accese loro solo ora? Suvvia, non siate ipocriti, questa superstrada l’avete voluta a tutti i costi. Ma il male non è una superstrada attesa da anni e necessaria, il male è come è stata realizzata in spregio all’ambiente, pur potendo pensare a percorsi alternativi, forse anche meno dispendiosi, con meno impatto ambientale, con meno danni per l’economia locale già duramente provata, ascoltando di più il “buon senso” dei cittadini. Ma già dimenticavo che voi siete i sindaci, esseri superiori con l’esercizio di un potere che vi consente di fare tutto o quasi e che ora vi fa versare lacrime di coccodrillo pèr prendere in giro ancora una volta i cittadini ignari di tutti gli itrer, gli interessi ecc.ecc.che erano dietro Quadrilatero, Val di Chienti ecc.ecc. Ma la verità si farà strada da sola.
5 anni di camion, strade infangate, polvere ovunque, case lesionate dalle mine, montagne diventate inaccessibili a causa dei cantieri, intere aree coltivate diventate asfalto e deposito di inerti, alberi abbattuti, montagne “svuotate”, falde acquifere scomparse: spero che anche queste cose siano descritte nel libro, sennò ve le ho dette io. Da abitante della zona ho subito questo, poi certo, per andare al mare ci metto di meno, ma il mio (e vostro) egoismo non dovrebbe giustificare questo immenso oltraggio arrecato alla natura.
60 miliardi di euro persi in infrastrutture ma i disoccupati aumentano e gli euro vanno sempre nelle stessi mani.
Si proceda spediti in questa opera fondamentale per l’economia maceratese e delle due Regioni interessate tutte. Tralasciamo deliranti critiche a fini ideologici o propagandistici. L’Italia ha perso troppo tempo rispetto ai suoi concorrenti internazionali per stare ancora a sentire certe uscite infelici.
Dobbiamo distinguere tra gli utilizzatori della superstrada.
1) cittadini che la utilizzano per gli spostamenti di piacere e lavoro
2) imprese che la utilizzano per i commerci
Quest’opera arriva con 40 anni di ritardo ed ormai è inutile perché l’economia nel frattempo è cambiata. Se la provincia di Macerata pretende di essere ancora una zona manifatturiera a basso costo può direttamente chiudere bottega. La concorrenza non è più la stessa e di conseguenza le infrastrutture richieste sono differenti.
Se è utile per risparmiare mezz’ora per andare a fare una scampagnata o per andare dal Papa a Roma i miliardi spesi e lo sfregio alla natura mi sembrano un costo eccessivo.
Ma chi ci ha guadagnato?
Anche i paesi fantasma possono avere il loro mercato, leggi per esempio http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/07/15/ARgKVFDB-italia_paesi_fantasma.shtml.
Ma forse senza tunnel e viadotti intorno possono rendere di più.
…quel che non si capisce è perché invece non hanno potenziato la ferrovia ed imposto (come fanno in Svizzera) ai camion di utilizzarla.
la viabilità e le infrastrutture la base dell’economia. a Marco volevo dire che anche in Austria utilizzano i treni.