Scoperta fabbrica fantasma,
in pericolo lavoratori e ambiente

SEFRO - Operazione delle fiamme gialle di Camerino. Sequestrata l'azienda, che effettuava lavorazioni per la segnaletica stradale e usava prodotti chimici. Trovati quintali di rifiuti tossici liquidi. Il responsabile è stato denunciato. Analisi dell'Arpam sui terreni intorno alla ditta dove sarebbero stati sversati scarti di lavorazione

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La conferenza stampa di questa mattina

La conferenza stampa di questa mattina

di Gianluca Ginella

(foto Lucrezia Benfatto)

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Scoperta una intera fabbrica fantasma: inesistente per il fisco, senza alcuna autorizzazione, con soli dipendenti che lavoravano in nero. Si trovava a Sefro, si occupava di lavorazioni per la segnaletica stradale, e stava in un capannone industriale che si stendeva su 3mila metri quadrati ed è stata sequestrata nei giorni scorsi dalla guardia di finanza di Camerino che ha operato insieme all’Arpam. Pericolose le lavorazioni sia per i dipendenti, sia per l’ambiente perché alcuni dei prodotti utilizzati, sostanze chimiche e tossiche, sarebbero state riversate in un terreno (trovati segni di contaminazione) che si trova vicino all’azienda, mentre sono stati trovati quintali di liquidi tossici che non sono mai stati smaltiti. La fabbrica è stata sequestrata, il titolare, un 51enne di Fabriano, denunciato.

Era sorta almeno due anni fa, aveva sede a Sefro, su di un’area di 3mila metri quadrati ed era una azienda che si occupava delle lavorazioni per la segnaletica stradale. Solventi, sostanze chimiche e colle venivano quotidianamente utilizzate nella ditta per la preparazione di coni stradali (provenienti dalla Cina), di delineatori in plastica, sempre “made in China”, e poi adesivi e collanti per regolare il traffico. Pubblicizzava i suoi prodotti sul web attraverso un sito internet ben fatto e vendeva a clienti a cui veniva garantito che i prodotti avessero tutte le autorizzazioni necessarie.

Il colonnello Paolo Papetti, Gianni Corvatta e il tenente Salvatore Della Corte

Il colonnello Paolo Papetti, Gianni Corvatta e il tenente Salvatore Della Corte

E dava lavoro a una decina di persone, tutti italiani, che in un momento di crisi avevano accettato di lavorare nell’azienda, senza avere un contratto di lavoro e senza le necessarie protezioni che vengono usate quando si usano sostanze chimiche. L’aveva aperta – secondo quanto accertato dalla Guardia di finanza della tenenza di Camerino – un 51enne di Fabriano, che aveva fissato per la ditta una sede legale a Fabriano aprendo una partita Iva. Queste erano le uniche due cose che esistevano di quella ditta. Il resto non esisteva. Non c’erano autorizzazioni per le lavorazioni chimiche, né registri di carico e scarico dei rifiuti, per il fisco poi l’azienda non esisteva il che significa che, benché venissero emesse fatture agli acquirenti, non veniva versato un euro di tasse (l’evasione sarebbe di decine di migliaia di euro). Inoltre i dipendenti erano tutti in nero, mancavano le minime precauzioni in materia di sicurezza sul lavoro, non c’erano sistemi per convogliare le esalazioni dalle attività svolte. Nella ditta c’erano inoltre numerosi contenitori in plastica che contenevano quintali di rifiuti liquidi tossici, che non sono mai stati smaltiti e per il restante materiale pericoloso sparso nei corridoi della fabbrica. A scoprire la fabbrica fantasma la guardia di finanza di Camerino, comandata dal tenente Salvatore Della Corte. I finanzieri, si sono accorti di un forte odore di solvente provenire dall’azienda, durante le operazioni di controllo del territorio, e hanno fatto accertamenti su quella ditta e scoperto che non esisteva.

Finanza_sefro4“Va sottolineata la collaborazione istituzionale che c’è stata con l’Arpam – ha detto il colonnello Paolo Papetti, comandante provinciale della Finanza –, la situazione è particolare si tratta di una azienda completamente fantasma e che faceva lavorazioni chimiche altamente pericolose. Una ditta che aveva un bel giro d’affari che stiamo cercando di calcolare. Sono in corso anche accertamenti sui clienti della ditta e sui prodotti che vendeva per capire se erano omologati”. “C’era una gestione incontrollata dei rifiuti, venivano usati prodotti la cui tossicità non era nemmeno classificata – dice il direttore dell’Arpam, Gianni Corvatta –. Alcuni rifiuti sono stati sversati in un terreno dietro l’azienda Ora effettueremo analisi sul terreno e sul sottosuolo”. A dieci metri da quel terreno c’è un torrente, affluente del fiume Potenza. “Ci siamo stupiti al momento dell’accesso, perché una cosa così non l’avevamo mai vista – dice il tenente Della Corte –. Grazie all’intuito dei miei collaboratori siamo riusciti a risalire al responsabile della ditta, che è stato denunciato. Abbiamo interrotto una attività pericolosa anche per chi ci lavorava: perché c’era il rischio per i dipendenti di poter avere menomazioni fisiche a causa della lavorazione dei prodotti chimici”. “Esprimo il mio apprezzamento per l’operazione di guardia di finanza e Arpam – dice il procuratore Giovanni Giorgio –, in questo periodo ci sono aziende che si barcamenano sul limite tra legalità e illegalità ma questo non è tollerabile, specialmente quando hanno a che fare con materie ambientali”.

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