di Marco Ricci
170.000 euro di perdite nel 2010 e nel 2011, altri 208.000 euro nel 2012, una situazione economico finanziaria che per il 2013 porterà a una chiusura di bilancio non troppo dissimile rispetto a quella degli anni passati, oltre ai bandi per la cessione delle aree di proprietà andati deserti (leggi l’articolo). Per la Provincia di Macerata ce ne è abbastanza per cedere la propria partecipazione del Cemaco, la società di mattazione partecipata non solo dall’ente provinciale ma anche da diversi Comuni, tra cui quello di Macerata. Cemaco si è rivelato negli anni un vero e proprio carrozzone pubblico che non solo non vede un attivo ormai da tempo immemorabile ma che ha anche drenato notevoli risorse pubbliche (leggi l’articolo)
Che la situazione della società fosse seria e che forse non erano da attendersi imminenti miracoli traspariva già nelle parole con cui a maggio dello scorso anno Marco Blunno – l’assessore al bilancio del Comune di Macerata che possiede oltre il 67% delle quote – presentò in consiglio comunale il piano di risanamento, approvato non dopo notevoli frizioni tra maggioranza e opposizione (leggi l’articolo). “Non posso essere sicurissimo che sia la soluzione definitiva – concluse la sua replica in Consiglio Comunale – Se il piano di risanamento va in porto è una soluzione, ma se non tentare significa far fallire Cemaco cosa se ne guadagnerebbe?”
Il piano di risanamento della società prevede due pilastri, un nuovo contratto di affitto per il Cozoma, la società che effettua la vera e propria attività di macellazione, e la vendita delle aree di Villa Potenza che sarebbero dovute rientrare nella più complessiva operazione di riqualificazione del centro fiere. E se il primo pilastro ha retto, con la stipula di un nuovo contratto al Cozoma più vantaggioso per la partecipata, invece i bandi per la cessione delle aree sono andati ripetutamente deserti. Ed era da queste dismissioni che il Centro di Macellazione Comprensoriale sperava – e spera ancora – di incamerare il denaro necessario per ripianare i debiti con le banche. Cemaco è infatti al momento uno scatolone quasi vuoto che – una volta data in affitto la vera e propria attività di macellazione – possiede unicamente immobili e debiti.
La decisione da parte della Provincia di Macerata era stata già presa a fine 2010 dall’allora sub-commissario prefettizio in ossequio alle disposizione della finanziaria del 2008 che imponeva di dismettere le quote di società con attività non attinenti ai fini istituzionali – come ci ha dichiarato l’assessore provinciale al bilancio, Giorgio Palombini – ed è anche dettata da nuove disposizioni che stabiliscono per il 30 aprile di quest’anno la data ultima di dismissione. Leggendo però la delibera recentemente approvata dalla giunta provinciale, la scelta dell’ente non sembra affatto estranea a quella “situazione economico finanziaria della società al 31/12/2013 per nulla migliorata rispetto a quella dei precedenti esercizi”, una scelta giustificata inoltre dalla volontà di “non compromettere ulteriormente gli interessi della Provincia di Macerata”.
“La società non è più in grado di far fronte agli impegni presi e alle scadenze ordinarie – scrivono i revisori dei conti in merito al bilancio 2012, un bilancio però antecedente al tentativo di ristrutturazione – Gli affidamenti con Banca Marche sono totalmente utilizzati. Sembra evidente quindi come la società versi in uno stato molto preoccupante, al limite del dissesto e dell’insolvenza“.
Se la scelta della Provincia appare chiara, con la possibilità che sia lo stesso Cemaco a dover riacquistare le quote, la palla ricade adesso sull’amministrazione di Macerata che aveva già previsto la possibilità di dismissioni di quote anche da parte di altri comuni soci, decisioni valutate in passato anche come uno scaricabarile di responsabilità. “Il nostro impegno rimane quello di recuperare la situazione – ci ha spiegato l’assessore al bilancio, Marco Blunno, dopo l’atto della giunta provinciale – e se alcuni soci vogliono uscire debbono in ogni caso trovare chi acquisti le quote. Per quanto ci riguarda – ha concluso – davanti a questa possibilità ci eravamo detti disponibili a valutare una possibile acquisizione delle quote a titolo non oneroso, come deciso dal consiglio comunale l’anno passato”.
Sebbene il Comune di Macerata creda ancora – nonostante le difficoltà di Cemaco – nel piano di risanamento e si comporti di conseguenza, il rischio per l’amministrazione comunale non è solo quello di dover ripianare per l’ennesima volta i conti della società, ma anche di assumersi la totale responsabilità politica e gestionale di una situazione estremamente difficile e dagli esiti non chiari. Non è ancora noto ad esempio – dopo gli ultimi due bandi per la vendita dei terreni andati deserti – come Cemaco intenda far fronte alla propria situazione debitoria e se i soci siano costretti nuovamente ad immettere capitale fresco per ripianare i bilanci, considerando come il capitale sociale sia via via evaporato nel tempo. Solo per l’approvazione del bilancio 2012, infatti, il capitale è tracollato per perdite da 486.000 a 104.000 euro.
La Provincia di Macerata, qualora non vi siano prelazioni sulla propria partecipazione in Cemaco da parte degli altri soci, procederà ad una gara ad evidenza pubblica che – si può immaginare – andrà molto probabilmente deserta, considerando l’appetibilità di una società perennemente in passivo.
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Se non ricordo male il mattatoio “monstre” venne realizzato così grande in quanto (in teoria) avrebbe dovuto sopperire anche alla chiusura di alcuni mattatoi della Provincia, perchè così era stato previsto da non mi ricordo più quale legge.
Ma poi (tra deroghe, interpretazioni, modifiche, ecc.) i vari mattatoi -in previsione di chiusura- non tutti chiusero e quindi, fin da quasi subito, si era capito che avevamo una struttura sovradimensionata per quello che sarebbe andata a fare.
Ed il pozzo nero, che oramai va avanti da diversi anni, era cosa più o meno risaputa da tutti.
Mi meraviglio che oggi, a livello politico, qualcuno (finga) meraviglia….
Cerasi dice che….poi ci si rese conto che la struttura era sovradimensionata.
Non poi Cerasi, ma già prima di realizzarlo gli esperti del settore dicevano che era sovradimensionato. Il mattatoio fu il pallino di un assessore vicesindaco ,se non ricordo male, e magari fosse rimasto un pallino….purtroppo è da subito diventato una grossa palla al piede dell’amministrazione comunale.
Negli ambienti delle associazioni legate all’agricoltura si diceva che i bovini che si allevavano nella zona di interesse non erano sufficienti a far lavorare in pieno il nuovo mattatoio.
Fu costruito con i fondi europei vicino al campo boario di Macerata in quel periodo scelta di avanguardia. La Regione Marche si impegnò a far chiudere tutti i mattatoi comunali della provincia visto che con il Cemaco, potevamo abbassare i costi. Macerata era guidata da tempo da un’Amministrazione democristiana e la Regione dalla sinistra che scelse addirittura di finanziare alcune ristrutturazione dei mattatoi dei comuni amici con gravi danni al grande complesso Cemaco che ancora oggi a causa di questo tradimento politico regionale, subisce enormi perdite tamponate dalla maggioranza del Comune di Macerata. l ‘abbandono oggi della provincia di Macerata conferma che i politici di Treia hanno avuto sempre antipatie per la nostra Città. Mettiamo a disposizione tutta l’area compreso il Centro Fiere a scelte agricole alimentari alla Coltivatori Diretti Nazionale per qualche iniziativa a caratte prodittivo con grandi marchi di prodizione internazionale. Parliamone abbandonare non è certo una politica saggia. Ivano Tacconi capo gruppo Udc Comune di Macerata
I passivi CEMACO che di anno in anno si producono, e che gravano e graveranno sulla collettività, sono – come è noto – solo uno dei frutti avvelenati della mancata ristrutturazione del centro fiere, con annesso un nuovo palazzetto dello sport a titolo gratuito a Villa Potenza, che una parte del PD, per sostenere a tutti i costi una cordata legata alle cooperative rosse ed i benefici che alcuni dirigenti piddini ne avrebbero ricavato a titolo personale (consulenze, presidenze, ecc.), riuscì ad imporre qualche anno fa.
@ Tacconi.
Treja è stata sempre, giustamente, incazzata con Macerata perchè questa gli ha sottratto la sua parte della Cimarella. Riportate i confini di Macerata dentro i suoi limiti naturali tra il Potenza e il Chienti, magari riprendendovi quel S. Claudio che è sempre stato vostro. Vedrete che così non solo Treia, ma anche Montecassiano, Pollenza, Appignano e Corridonia torneranno ad essere Comuni amici e alleati.
Ragazzi, scusate, a me il problema sembra un’altro: chi ha deciso che la macellazione del bestiame debba essere un servizio pubblico ???
Perché nessuna legge lo preseve e, anzi, esistono realtà private che funzionano con le loro forze.
…infine, a proposito di debiti, avete sentito delle ipoteche sui beni del COSMARI da parte di Monte dei Paschi ?
Quel mattatoio granne sarà pur stato tradito dalla Regione rossa a favore dei campanili ostili a quello di Macerata, ma mi pare che abbia avuto anche potenti alleati, se è vero che – come leggo in http://ec.europa.eu/eu_law/state_aids/agriculture-2001/n741-01.pdf – all’alba del millennio la Rappresentanza permanente dell’Italia presso l’Unione europea ottenne dalla Commissione europea il via libera ad un aiuto di Stato italiano per finanziare un piano di ristrutturazione della CE.MA.CO SpA.
San Claudio non si tocca è sarà sempre territorio di CORRIDONIA
@ Tacconi, mi sembra un pò ridicolo dire che i politici di Treia ce l’hanno da tempo con Macerata. Ricordati che il presidente della Provincia di Macerata Pettinari è anche e soprattutto segretario regionale dell’UDC ovvero il tuo stesso partito!!! Inoltre come dovresti ben ricordare, e se no, te lo rammento io l’UDC in Regione ed in Provincia è stata ed è alleata con la sinistra che amministra il Comune di Macerata: cosa succede? sta iniziando una guerra intestina all’interno dell’UDC a seguito delle nuove disposizioni di Casini che qualche tempo fà ha stabilito che l’UDC deve tornare ad allearsi a destra ed a cui Pettinari ha subito ribattuto di non volersi adeguare???
Lasciate perdere la politica e le sue barzellette e prendete atto, come avreste già dovuto fare da tempo, che il Cemaco è stato un fallimento completo sin dai suoi albori!!! Ammettete di aver fallito la vostra missione ed andatevene a casa tutti!!! Abbiate almeno il coraggio di ammettere i vostri errori!!! se di errori si è trattato, perchè ho, non il sospetto ma la certezza che tutto è stato fatto con piena cognizione di causa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
@ Gabri
Io sentii dire che, se chiudevano i macelli intorno, allora (e solo allora) il CEMACO “monstre” avrebbe avuto ragione di esistere…
Ma non chiudendo quelli intorno sarebbe stata un ca@zzoliata assurda..
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Poi qualcuo mi disse che, se anche avessero chiuso tutti gli altri mattatoi, sarebbe stata comunque un emerita coglio-nata con il botto in quanto (a pieno regime) avrebbe macellato 12-15.000 capi l’anno ma la linea era realizzata per macellarne OLTRE 30.000 quindi comunque, dall’inizio, linea di macellazione iper sovradimensionata ed esagerata anche se fosse restato l’unico macello in Provincia.
Se lei ha informazioni più dettagliate potrebbe postarle??
Gianfrà, sì, ma non capisco perché il comune (e non solo) deve mettere i soldi, oltre che la struttura.
…o forse è “una cosa” che serve ad altro ???