di Alessandra Pierini
Mamma Michela Gentili tornerà dal Congo e papà Andrea Minnocchi resterà ancora qualche giorno, una settimana, forse 15 giorni,con il piccolo Francois, con la speranza che nel frattempo qualcosa si sblocchi e che la diplomazia italiana riesca a far valere le ragioni dei neogenitori. Al momento non sembrano però esserci spiragli nella paradossale vicenda che vede protagoniste 24 famiglie italiane, tra cui anche i due maceratesi partiti per andare in Congo dove hanno adottato il loro bambino di due anni. Nei giorni scorsi i due neo genitori avevano lanciato un appello perchè qualcuno potesse aiutarli a tornare a casa, purtroppo però il loro grido di aiuto non sembra aver avuto riscontro. Michela, casalinga, e Andrea , addetto alle vendite online della ditta Piangiarelli & Quintabà di Macerata, sono partiti per Kinshasa due mesi fa. All’epoca si parlava già del blocco delle adozioni ma sia le famiglie italiane che le associazioni che hanno fatto da tramite nelle adozioni erano state rassicurate che quelle da parte degli italiani non rientravano tra le adozioni a rischio. Purtroppo però così non è stato e le 24 famiglie si sono ritrovate bloccate in attesa del visto per i loro figli. Alla situazione già grave si sono aggiunti gli scontri antigovernativi nella capitale. Nel frattempo gli italiani sono stati dislocati tra residence e alloggi vari. Dopo l’ormai estenuante attesa però si trovano a dover prendere una decisione.
Dilaniante il dilemma che, dopo due mesi si trovano ad affrontare. Tornare a casa, infatti, vuol dire lasciare i bambini in comunità o orfanotrofi, allo stesso tempo restare senza sapere quando qualcosa cambierà diventa molto difficile. Michela è comprensibilmente molto provata dalla situazione e, come stanno già facendo altri genitori, ripartirà per Macerata mentre Andrea rimarrà ancora a Kinshasa anche se, secondo le ultime notizie, le adozioni sono bloccate fino a settembre o ottobre.
Intanto, nei giorni scorsi, in un comunicato Francesco Mennillo, commissario della Cai, la Commissione adozioni internazional, ha chiesto ai genitori il silenzio stampa, li ha invitati poi a mantenere la calma e a non intraprendere iniziative personaliper evitare di mettere a repentaglio le relazioni diplomatiche tra i due paesi.
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Kyenge, se ci sei batti un colpo…..
Ma la il Ministro Kyenge che mette bocca su tutto? Adesso si puó sapere dove sta? Visto che è italo congolese (si puó dire?) potrebbe far qualcosa? Il PD maceratese a tutti i livelli puó raggiungerla e cercare di interpellarla per capire se è possibile fare qualcosa? Grazie…
I Bimbi del Congo dal blog di Grillo
Intervento di Leopoldo Salmaso, specialista in Sanità Pubblica, cooperante con la Tanzania dal 1978”
Premesso che provo grande empatia con le coppie che si trovano bloccate con le loro adozioni in Congo, vorrei precisare alcuni punti, sconosciuti ai più:
1) Nelle culture africane è INCONCEPIBILE che un bambino venga affidato ad estranei, per la semplice ragione che il concetto di FAMIGLIA è allargato non solo ai parenti anche più lontani, ma anche al clan, alla tribù, e in ultima istanza alla nazione intera. In molte lingue africane non esiste neppure un termine corrispondente al nostro “orfano”. Spesso la “zia” si chiama “piccola madre” e per dire “zio” si dice “piccolo padre”. Di regola, i piccoli dopo i due anni sono affidati alla nonna paterna quasi a tempo pieno. In ogni caso, anche il parente più lontano ha una serie di diritti/doveri sul piccolo, tanto da rendere praticamente impossibile, per qualsiasi tribunale, dichiarare l’adottabilità di un minore senza suscitare forte malcontento nella popolazione.
2) Le adozioni internazionali sono disciplinate dalla Convenzione dell’Aja, cui hanno aderito quasi tutti gli stati del mondo TRANNE quelli africani e musulmani, proprio per le ragioni culturali sopra esposte. Eccezioni che confermano la regola sono il Sudafrica e pochi stati affini (dove le leggi sono state fatte dai bianchi dominanti) e la Turchia (che notoriamente è il più laico dei paesi musulmani).
3) Come la stragrande maggioranza degli stati africani la Repubblica Democratica del Congo non ha sottoscritto la Convenzione dell’Aja né un trattato bilaterale con l’Italia in tema di adozioni. Le poche pratiche che pure si fanno in Congo dipendono dai giudici locali, e sono spesso oggetto di forti contestazioni per le ragioni sopraddette. Come se non bastasse, sempre più spesso spuntano da chissà dove parenti più o meno lontani, aizzati da avvocati-avvoltoi che dove vedono una pelle bianca vedono soldi facili…………..
http://www.beppegrillo.it/2014/01/i_bambini_del_congo.html
Dai Marò in poi la nostra diplomazia fa veramente schifo. Ma Ministro degli esteri, dove sei?