di Alessandra Pierini
Due maceratesi, Andrea Minocchi e Michela Gentili, sono bloccati in Congo dove hanno inseguito il loro sogno di diventare genitori. Il loro desiderio stava per diventare realtà ma sono stati bloccati da problemi burocratici che, oltre a loro, interessano altre 25 coppie italiane, bloccate nel paese con i loro bambini di età compresa tra i 14 mesi e i 9 anni. Andrea è un dipendente della ditta Quintabà, mentre Michela è casalinga e la sua famiglia è molto conosciuta perchè gestiva una pizzeria in piazza Pizzarello.
«Mia sorella Michela e suo marito Andrea – racconta l’artista maceratese Francesca Gentili, sono partiti a fine ottobre per Kinshasa con l’intenzione di portare a termine un’adozione e tornare come era stato stabilito entro 3 settimane. Portate a termine le normali procedure per l’adozione, è stato negato loro di poter tornare a casa con i loro bimbi che considerano a tutti gli effetti figli a causa di impedimenti burocratici. Basterebbe un visto per il bimbo e tutto sarebbe risolto, ma questo visto non lo emettono. I problemi poi non finiscono qui perchè la profilassi per la malaria e altre malattie è scaduta, tanto che una mamma ha già contratto la malaria e ci sono anche diverse persone che hanno problemi gastrointestinali e problemi tipo scabbia e altro. Senza contare il fatto che alcuni vivono senza acqua, senza luce e dormono per terra su materassini. Alcuni hanno perso il lavoro per la prolungata assenza e i soldi scarseggiano e i costi sono elevati. Ci sono anche persone di altre nazioni, spagnoli, canadesi e belgi. Sono tutti bloccati nei residence o negli orfanotrofi senza sapere quando potranno ritornare a casa».
Alla fine di settembre 2013, la Direction Générale de la Migration della Repubblica Democratica del Congo ha deciso di sospendere l’emissione dei permessi di uscita dei bambini congolesi per le adozioni internazionali. Questo al fine di supervisionare le proprie procedure. E’ quindi iniziata una fase di confronti affinché coloro che avevano già una procedura in corso potessero portarla a termine, in particolare per coloro che avevano tutte le documentazioni e le sentenze pronte e convalidate dalle autorità congolesi prima della data di fine settembre in cui era iniziato il blocco. A novembre il ministro cecile Kyenge aveva avuto rassicurazioni sul fatto che le famiglie italiane avrebbero potuto portare i loro figli a casa. Alla luce di tutto questo le 26 famiglie Italiane sono volate alla volta di Kinshasa, con tutte le autorizzazioni consone, al fine di incontrare finalmente i propri figli. Ciononostante, quando queste 26 famiglie stavano per lasciare il Congo con i loro bambini, tutto si è fermato. I visti finali per permettere l’uscita dei bambini non sono stati emessi. L’ambasciatore italiano, il 6 dicembre, ha segnalato il fallimento delle trattative.
Le coppie bloccate e i loro famigliari hanno inviato delle richieste al governo italiano e persino al Papa ma al momento non vedono alcuna speranza all’orizzonte.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
…la fortuna è ceca , ma la sfiga ci vede benissimo!!! ..in BOCCA AL LUPO ragazzi!!!
E’ una cosa strana. Se la ministra Kyenge si è interessata e nulla è cambiato significa che laggiù la considerano italiana e pure una “mukunda”, come lei è, della tribù del “Bakunda”, ossia una tribù a 2000 chilometri di distanza da Kinshasa, dove forse comandano i Bakongo. Quaranta anni fa avrei consigliato di sganciare alle autorità congolesi qualche migliaio di euro per avere i bambini. Gli Africani sono venali, pensano al dio quattrino più di noi. I figli e i nipoti di Mandela stavano piangenti di fronte alla bara, ma pensavano a come spartirsi la ricca eredità del Gandhi africano, diventato miliardario dopo essere stato povero in canna.
Pure la storia dei bambini orfani mi fa pensare che il Congo sia cambiato in peggio… Nel 1966 volevo adottare Helene, una bimba di tre anni che aveva perduto il padre affogato nel Congo. Al villaggio tutti furono commossi, ma non permisero l’adozione della bimba. Lo zio della bimba, fratello del defunto padre, disse che era lui – lo zio – ad interessarsi di Helene, che la bambina non era abbandonata, poiché era tutto il clan ad interessarsi di lei… Potevo, sì, inviare soldi per Helene, ma quei soldi sarebbero serviti poi a tutti i bambini del clan.
Perché si vanno ad adottare i bambini all’estero? Non ci sono più bambini italiani da adottare? Un tempo se li tenevano le suore per lucrare la retta gionaliera che dava lo Stato per il loro mantenimento… Ma oggi cosa è che non va? Voglio farci invadere dai bambini africani, oltre che da quelli che arrivano a Lampedusa e levano le stanze agli italiani bisognosi??
https://scontent-b-ams.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/q71/1456681_640271749379961_1578705591_n.jpg
un modo superficiale di vedere come vanno le cose in Africa!
…forse ancora non capisci che è della situazione mondiale e di ogni singolo essere vivente che occorre preoccuparsi e non nello specifico d un italiano o un cinese o un indiano… la terra è una ed è malata, e piano piano c stiamo ammalando tutti anche quelli che lottano per cambiare le cose, qndo c sveglieremo sarà troppo tardi, troppo presi a criticare gli errori degli atri senza riparare i nostri
Capisco questa coppia che si trova in Congo….. anche noi abbiamo adottato e ci rendiamo conto delle difficoltà che stanno vivendo. Un grandissimo abbraccio.
Purtoppo l’Italia conta poco all’estero, molto poco! e per rispondere a Giorgio Rapanelli, una volta c’erano le suore che si occupavano degli orfani in cambio della retta, oggi ci sono le casa famiglia con un giro stimato di sovvenzioni pubbliche tra 1 e 2 miliardi di euro all’anno e 80.000 bambini (anche qui una stima, non c’è un’anagrafe precisa) inoltre adottare all’estero può costare anche 30.000 euro che in parte rimangono in mano ad associazioni italiane… penso che non bisogna aggiungere altro!