di Marco Ricci
Direttore Monachesi, con l’integrazione tra Smea e Cosmari si chiude un percorso lungo e tormentato. Lei è soddisfatto dell’esito finale?
Ritengo che quella percorsa fosse l’unica strada perseguibile e auspicabile. Sono molti anni che in tutte le sedi, come Smea, sosteniamo che stando anche alle normative europee l’intero comparto dovesse essere reso pubblico. Una strategia quindi che viene da lontano. Adesso inizia il lavoro vero. Dare concretezza alle scelte che si sono fatte.
Cosa si è mosso in queste ultime settimane per sbloccare la trattativa?
Personalmente delle trattative so poco perché non ho partecipato direttamente. Mi pare però di capire che ci sono stati molti soggetti che si sono spesi e che hanno dato un contributo positivo. Soggetti che hanno raccolto anche il lavoro positivo fatto in cinque anni.
Cinque anni non sono però troppi per una trattativa? Facendo una battuta, l’operazione Fiat Chrysler è stata chiusa in tre mesi. Allora le chiedo, cosa ha impedito che l’acquisizione avvenisse prima?
In questi anni, al di là di singoli fatti specifici che sono poi via via sempre mutati, la vera difficoltà riguardava il quadro normativo nazionale e regionale che non erano completi. Per anni ci siamo trovati ad esempio con una legislazione che di fatto quasi impediva l’affidamento a un soggetto pubblico del servizio. Il tempo è passato implacabile fino a quando le norme non si sono stabilizzate, finché la Regione non ha normato il settore con l’introduzione dell’Ata che ha legato le strategie ambientali a uno specifico territorio. Cambiando lo scenario legislativo sono cambiate anche le condizioni che impedivano la chiusura della trattativa. E oggi la provincia di Macerata da questo punto di vista è senza dubbio la più organizzata delle Marche.
Non c’erano però anche altre questioni? Il Cosmari ha rinfacciato spesso a Macerata alcune assunzioni in Smea avvenute durante la prima fase di trattative. Oltre all’altra questione degli stipendi delle cinque posizioni apicali.
Secondo me questo aspetto è stato molto esagerato senza guardare le carte. Tant’è che dopo che il consorzio ha visto la situazione da vicino, come è avvenuto in questi ultimi giorni, la situazione si è risolta. E i cinque apicali hanno dato la loro disponibilità a rivedere i contratti. Un problema insomma che se affrontato prima avrebbe forse, questo sì, tolto qualche sassolino dalla strada. Ma ripeto, quando il consorzio ha preso in mano il problema, il problema si è risolto.
Prima di parlare delle prospettive del nuovo soggetto che si è creato, perché il Comune di Macerata si è trovato ad avere un livello di raccolta differenziata molto più basso di quello degli altri Comuni della provincia?
Anche su questo va fatto un atto di chiarezza, perché molti equivocano. Partendo per prima cosa dai ruoli che ciascuno ha. L’azienda fa quello che un Comune gli dice di fare. Come dire, le scelte le fa chi paga non chi eroga il servizio. Tant’è che a Montecassiano, servito da Smea, eroghiamo un servizio che ha permesso di arrivare a una raccolta differenziata superiore all’80%. Forse a Macerata a complicare le cose c’è stato anche la mancanza di una cultura ambientale. Ma ad onor del vero va detto che a seguito della lunghissima trattativa, che ha portato a una non chiarezza sulle modalità di raccolta, a Macerata c’è stato uno stallo. Questo finché il sindaco Carancini non ha rotto la situazione di attesa, partendo con le modalità di raccolta di Smea. E in meno di tre anni Macerata è passata da circa il 25% a più del 50% di differenziata, avvicinandosi alla media provinciale. In ogni caso chi ha portato avanti la motivazione che la bassa differenziata a Macerata fosse un ostacolo alla trattativa l’ha fatto per contribuire a creare tensioni. Qualcuno che forse la gestione pubblica dei rifiuti non la voleva. Gestione che è stata resa possibile solo dall’integrazione Smea-Cosmari.
Quale sarà il suo ruolo e quello di chi lavora in Smea nella nuova società? E ci potranno essere difficoltà per i dipendenti Smea? Si era ad esempio parlato delle preoccupazioni di vive e lavora intorno Macerata magari di andare ad operare a cinquanta chilometri dal capoluogo.
In questo momento non abbiamo elementi definiti e concreti su decisioni che spettano ad altri. In primo luogo all’Ata che dovrà dare progettualità al settore. Da quello che si dice, ma siamo ancora in una fase embrionale, ci si dovrebbe organizzare per settori per avere un’operatività equilibrata e produttiva. E anche di possibile problemi per i dipendenti non ne vedo. Consideriamo che nel Comune di Macerata, il più importante della provincia, il servizio dovrà essere erogato. E nessuna azienda ci tiene a scontentare i propri lavoratori. In ogni caso andranno valutate al momento della riorganizzazione le qualità e le specificità di ogni dipendente Smea.
Il nuovo soggetto che nasce dall’aggregazione Cosmari-Smea sarà tra tra le più grandi aziende della provincia. Quali prospettive e cosa andrà migliorato rispetto ad oggi?
La società ha davanti un futuro importante. Per prima cosa perché sarà l’unico soggetto pubblico in provincia a gestire per quindici anni tutte le attività e i servizi in campo ecologico. Per il resto si parte dall’umana considerazione che tutto è migliorabile. Ma il grande passo di creare una struttura in grado di mettere in rete tutti i bisogni dei Comuni è stato fatto, con l’opportunità di far emergere valori di economia di scala e di produttività. Ora inizia veramente un periodo nuovo. E se sul fronte della raccolta i Comuni si sono già adeguati, sul fronte dell’igiene urbana è tutto in divenire. Consideri che oggi l’igiene urbana non è più quella di trent’anni fa. I servizi da distribuire possono essere tantissimi e diversi. Quindi anche qui va fatto un discorso di razionalizzazione e di costi. Perché i sindaci si trovano ad operare con enormi problemi di bilancio. Quindi la sfida è quella di offrire anche per l’igiene urbana un servizio con il miglior rapporto possibile tra costi ed efficienza. Insomma, la potenzialità di questa nuova struttura è enorme. Ovviamente le andrò dato il tempo di crescere.
Il pubblico non sempre però si coniuga con efficienza. E spesso la politica ci mette anche troppo dentro le mani.
Qui però la normativa è chiara. Quando il presidente Pettinari dice che l’Ata utilizzerà personale della Provincia, quando si sceglie di dar vita al controllo analogo che permette trasparenza, tutto questo rende l’eventuale rischio dell’interferenza della politica molto ridotto. E di positivo c’è un’altra questione. L’Ata diventa il soggetto di pianificazione e programmazione, con una definizione netta del ruolo del soggetto politico. Mentre alla nuova società che sostituirà il Cosmari è dato l’onere della produttività. A ciascuno il suo e ciascuno sarà responsabile di ciò che farà. Se le cose sono state fatte, se non state fatte, se sono state fatte bene o male e a quali costi. E nessuno a questo punto si potrà nascondere. Il rischio che vede lei diventa possibile quando si ha una sovrapposizione tra il ruolo tecnico e quello politico.
Questa lunghissima trattativa, con la conseguente presenza di due soggetti operanti nel settore come Smea e Cosmari, quanto è costata ai cittadini?
Secondo me dal punto di vista economico non è costata. Smea aveva i suoi bilanci che ha sempre chiuso in attivo. Inoltre ogni Comune ha sempre chiesto un certo tipo di servizio a seconda delle proprie disponibilità e delle proprie esigenze. E’ però anche vero, come le ho già detto, che per Macerata il non chiudersi della trattativa ha creato uno stand-by nella partenza della differenziata. Ma come dicevo all’inizio, anche la confusione normativa ha imposto i suoi tempi.
Concludendo, cosa auspica lei adesso per la nuova società?
Io ritengo che in questi anni in Smea e in Cosmari si sono consolidate delle professionalità importanti. E’ vero che molto di quello che si fa avviene con l’aiuto dei cittadini, ma certe cose non riescono senza professionisti che lavorano dietro. Mi auguro che si prosegua in questo modo. Il mio sogno nel cassetto sarebbe dare a tutti i Sindaci un servizio efficiente spendendo il giusto. Adesso il terreno è quello adatto e sta a noi dare operatività al progetto. In futuro si vedrà se quello che oggi immaginiamo si sarà verificato e se questo passaggio è stato utile o meno.
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Se l’amm. delegato della SMEA non ha partecipato alle trattative: chi è che le ha portate avanti??
E a quale titolo??
Per Gianfranco Cerasi. La trattativa l ha fatta il presidente, ovvero Sparvoli. In effetti Monachesi nell articolo è chiamato ‘direttore’, quindi titolare di quel potere gestionale e apicale di cui tanto si è parlato. Però non capisco in effetti una cosa : monachesi risulta, nel sito del comune di macerata, quale consigliere e amministratore delegato (delegato da chi ?) nel cda smea. Ls cosa buffa è che il cda smea è dunque presieduto da un altro signore , che oltretutto in quanto presidente ha percepito nel 2012 la metà di monachesi.
Mi domando se sia normale che in capo a Monachesi si siano sovrapposte le cariche ( e gli emolumenti) di direttore , consigliere di amministrazione e amministratore delegato .
@ Marina Santucci
Si ma la controparte della SMEA, chi era??
Essendo Monachesi Amministratore Delegato, chi ha delegato alla trattativa??
E il delegato che poteri aveva?
Non ho ben capito se “le posizioni apicali” si ridurranno o si sommeranno SMEA + Consmari: due cda, due presidenti, due direttori, ecc. Qualcuno può spiegare?
Gentile Umberto,
per “posizioni apicali” si intendono quelle di cinque dipendenti Smea, tra cui il direttore generale che confluiranno nel nuovo soggetto affidatario del servizio. Perchè da ora in poi ci sarà un’unica società, una srl in cui si trasformerà l’attuale consorzio. Società che si suppone ovviamente con un unico presidente, un unico cda ed un unico direttore generale. Smea rimarrà ancora ma più che altro come “scatola quasi vuota.” Per il tempo si immagina necessario a vendere un capannone di sua proprietà, di incassare i crediti e regolare i debiti anche fiscali. Formalmente Smea dovrebbe ancora avere un presidente e un cda, ma ci si augura a questo punto senza retribuzione!
Spero di esserle stato utile,
Marco.
I dogmi non si discutono.
@ Marco – Lo so che formalmente funziona così ma in pratica come finirà? Quello che tutti noi ci auguriamo è che chi rimane a “comandare” una scatola vuota lo faccia senza retribuzione. Ma i diretti interessati si augureranno il contrario e siccome loro contano più di noi, sono quasi certo che l’avranno vinta (la retribuzione).
Per Gianfranco Cerasi: magari Ricci ci spiega snche questa, ma mi sembra di poter dire che le trattative suano state fatte dagli organi politici, ovvero Sparvoli e Carancini. Monachesi è un dirigente di smea, ne è il direttore e quindi verosimilmente non ha fatto formalmente la trattativa. La cosa che invece non mi è chisra è come mai Monachesi oltre a essere il direttore ( con quello stipendio superiore a duecentomila euro annui lordi che avevsno fatto discutere), risulti dsl sito del comune ache nel cda smea quale consigliere e come amministratore delegato, percependo per questo ultdriori diciotto mila euro lordi nel 2012. Non c è una incompatibilità fra cariche gestionsli e di governo ? E che senso ha l ulteriore carica smea di presidente del cda ricoperta da un terzo ?
In italia non ci salveremo mai, perché se i soggetti privati fanno interessi privati e se i soggetti pubblici fanno interessi privati, chi si occupa degli interessi pubblici?
@ Marina Santucci
Io noto, sul sito del Comune, che:
a) il soggetto Pubblico, azionista di maggioranza della SMEA, stranamente non espirme l’amministratore delelgato
b) che l’amministratore delegato ha un trattamento economico lordo di circa € 18.000, da dove spuntano i € 200.000 di cui lei parla?
c) i risultati di bilancio 2010-2012 sono in caduta libera, quindi è da presumere una non ottima gestione, ma non si può verificare in quanto non si comprende dove poter scaricare i bilanci dettagliati
Sul sito della SMEA, vedendo l’organigramma a caduta posizioni apicai in cima a scendere, sembrerebbe che chi dirige sovraintenda anche l’amministrazione , ma essendo un unico soggetto l’assurdo sembrerebbe che -chi controlla- è anche colui che è controllato….
Egregio Cerasi , dei duecentomila euro e passa annui lordi per Monachesi lo disse lo stesso cosmari che fece una indagine in merito prima dell acquisizione e fu riportato dalla stampa
http://www.freenewspos.com/notizie/archivio-bologna/d/680496/politica/stipendi-d-oro-smea-monachesi-come-un-capo-di-stato
Spero il link si apra.nello stesso articolo si parlava di altri quattro apicali che oscillavano dai settanta ai novanta mila. Di qui la vulgata che il vero problema della acquisizione di smea a cosmari fossero proprio questi stipendi ineallineabili con quelli di cosmari stsso. Cosa che peraltro monachesi smentisce in questa intervista , rispondendo a specifica domanda.
@ Marina santucci
Resto basito.
La SMEA (società per azioni, capitale misto pubblico/privato) mi sembra abbia sempre operato nel libero mercato
Ma operare nel libero mercato (cioè a titolo esemplificativo assumere senza concorso, acquisti senza gare d’appalto, ecc.) significa che, nei fatti, era una società che operava in ambito privatistico.
Ma una società (sebbene a capitale misto, quindi con una ben precisa normativa) non è un ente di beneficenza e, come in tutte le società commerciali, le figure apicali se “rendono” devono essere ben retribuite, se non rendono devono essere cambiate.
Dai dati pubblicati sul sito del Comune, negli ultimi 3 anni, la SMEA mi sembra che abbia dei risultati di bilancio (nonostante l’aumento delle tariffe per la monnezza!!!) non proprio rosei: come è possibile che le figure apicali guadagnasero così tanto, se i risultati non erano floridi???????????
Invece la l’azionista di maggioranza (pubblico) di questa società sembra poco interessato ai bilanci, quindi sembrerebbe essere un’azionista poco diligente come buon padre di famiglia.
Inoltre, se una governance di un’azienda non rende, è assai molto strano che, chi acquista tale azienda, si porti dietro quelle che sembrano delle zavorre.
Credo che invece di perdere tempo (ad esempio sulle pippole della Statua per i 150 anni dell’Unità d’Italia) i Consiglieri Comunali avessero letto meglio i bilanci della SMEA forse non si sarebbe arrivato a questo punto.