Svolta sui rifiuti,
Monachesi: “Nessuna preoccupazione
per i lavoratori Smea”

L'INTERVISTA - Il direttore generale della Società Partecipata acquisita nei giorni scorsi dal Cosmari, ripercorre le fasi dell'integrazione e presenta le prospettive future per il Consorzio, per i dipendenti e per i cittadini. Sulla lunga trattativa: "Le figure apicali non erano un problema"

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Stefano Monachesi

Stefano Monachesi

 

di Marco Ricci

Direttore Monachesi, con l’integrazione tra Smea e Cosmari si chiude un percorso  lungo e tormentato. Lei è soddisfatto dell’esito finale?
Ritengo che quella percorsa fosse l’unica strada perseguibile e auspicabile. Sono molti anni che in tutte le sedi, come Smea, sosteniamo che stando anche alle normative europee l’intero comparto dovesse essere reso pubblico. Una strategia quindi che viene da lontano. Adesso inizia il lavoro vero. Dare concretezza alle scelte che si sono fatte.

Cosa si è mosso in queste ultime settimane per sbloccare la trattativa?
Personalmente delle trattative so poco perché non ho partecipato direttamente. Mi pare però di capire che ci sono stati molti soggetti che si sono spesi e che hanno dato un contributo positivo. Soggetti che hanno raccolto anche il lavoro positivo fatto in cinque anni.

Cinque anni non sono però troppi per una trattativa? Facendo una battuta, l’operazione Fiat Chrysler è stata chiusa in tre mesi. Allora le chiedo, cosa ha impedito che l’acquisizione avvenisse prima?
In questi anni, al di là di singoli fatti specifici che sono poi via via sempre mutati, la vera difficoltà riguardava il quadro normativo nazionale e regionale che non erano completi. Per anni ci siamo trovati ad esempio con una legislazione che di fatto quasi impediva l’affidamento a un soggetto pubblico del servizio. Il tempo è passato implacabile fino a quando le norme non si sono stabilizzate, finché la Regione non ha normato il settore con l’introduzione dell’Ata che ha legato le strategie ambientali a uno specifico territorio. Cambiando lo scenario legislativo sono cambiate anche le condizioni che impedivano la chiusura della trattativa. E oggi la provincia di Macerata da questo punto di vista è senza dubbio la più organizzata delle Marche.

Non c’erano però anche altre questioni? Il Cosmari ha rinfacciato spesso a Macerata alcune assunzioni in Smea avvenute durante la prima fase di trattative. Oltre all’altra questione degli stipendi delle cinque posizioni apicali.
Secondo me questo aspetto è stato molto esagerato senza guardare le carte. Tant’è che dopo che il consorzio ha  visto la situazione da vicino, come è avvenuto in questi ultimi giorni, la situazione si è risolta. E i cinque apicali hanno dato la loro disponibilità a rivedere i contratti. Un problema insomma che se affrontato prima  avrebbe forse, questo sì, tolto qualche sassolino dalla strada. Ma ripeto, quando il consorzio ha preso in mano il problema, il problema si è risolto.

Prima di parlare delle prospettive del nuovo soggetto che si è creato, perché il Comune di Macerata si è trovato ad avere un livello di raccolta differenziata molto più basso di quello degli altri Comuni della provincia?
Anche su questo va fatto un atto di chiarezza, perché molti equivocano. Partendo per prima cosa dai ruoli che ciascuno ha. L’azienda fa quello che un Comune gli dice di fare. Come dire, le scelte le fa chi paga non chi eroga il servizio. Tant’è che a Montecassiano, servito da Smea, eroghiamo un servizio che ha permesso di arrivare a una raccolta differenziata superiore all’80%. Forse a Macerata a complicare le cose c’è stato anche la mancanza di una cultura ambientale. Ma ad onor del vero va detto che a seguito della lunghissima trattativa, che ha portato a una non chiarezza sulle modalità di raccolta, a Macerata c’è stato uno stallo. Questo finché il sindaco Carancini non ha rotto la situazione di attesa, partendo con le modalità di raccolta di Smea. E in meno di tre anni Macerata è passata da circa il 25% a più del 50% di differenziata, avvicinandosi alla media provinciale. In ogni caso chi ha portato avanti la motivazione che la bassa differenziata a Macerata fosse un ostacolo alla trattativa l’ha fatto per contribuire a creare tensioni. Qualcuno che forse la gestione pubblica dei rifiuti non la voleva. Gestione che è stata resa possibile solo dall’integrazione Smea-Cosmari.

I dipendenti della Smea durante una protesta in Comune

I dipendenti della Smea durante una protesta in Comune

Quale sarà il suo ruolo e quello di chi lavora in Smea nella nuova società? E ci potranno essere difficoltà per i dipendenti Smea? Si era ad esempio parlato delle preoccupazioni di vive e lavora intorno Macerata magari di andare ad operare a cinquanta chilometri dal capoluogo.
In questo momento non abbiamo elementi definiti e concreti su decisioni che spettano ad altri. In primo luogo all’Ata che dovrà dare progettualità al settore. Da quello che si dice, ma siamo ancora in una fase embrionale, ci si dovrebbe organizzare per settori per avere un’operatività equilibrata e produttiva. E anche di possibile problemi per i dipendenti non ne vedo. Consideriamo che nel Comune di Macerata, il più importante della provincia, il servizio dovrà essere erogato. E nessuna azienda ci tiene a scontentare i propri lavoratori. In ogni caso andranno valutate al momento della riorganizzazione le qualità e le specificità di ogni dipendente Smea.

Il nuovo soggetto che nasce dall’aggregazione Cosmari-Smea sarà tra tra le più grandi aziende della provincia. Quali prospettive e cosa andrà migliorato rispetto ad oggi?
La società ha davanti un futuro importante. Per prima cosa perché sarà l’unico soggetto pubblico in provincia a gestire per quindici anni tutte le attività e i servizi in campo ecologico. Per il resto si parte dall’umana considerazione che tutto è migliorabile. Ma il grande passo di creare una struttura in grado di mettere in rete tutti i bisogni dei Comuni è stato fatto, con l’opportunità di far emergere valori di economia di scala e di produttività. Ora inizia veramente un periodo nuovo. E se sul fronte della raccolta i Comuni si sono già adeguati, sul fronte dell’igiene urbana è tutto in divenire. Consideri che oggi l’igiene urbana non è più quella di trent’anni fa. I servizi da distribuire possono essere tantissimi e diversi. Quindi anche qui va fatto un discorso di razionalizzazione e di costi. Perché i sindaci si trovano ad operare con enormi problemi di bilancio. Quindi la sfida è quella di offrire anche per l’igiene urbana un servizio con il miglior rapporto possibile tra costi ed efficienza. Insomma, la potenzialità di questa nuova struttura è enorme. Ovviamente le andrò dato il tempo di crescere.

Il Cosmari

Il Cosmari

Il pubblico non sempre però si coniuga con efficienza. E spesso la politica ci mette anche troppo dentro le mani.
Qui però la normativa è chiara. Quando il presidente Pettinari dice che l’Ata utilizzerà personale della Provincia, quando si sceglie di dar vita al controllo analogo che permette trasparenza, tutto questo rende l’eventuale rischio dell’interferenza della politica molto ridotto. E di positivo c’è un’altra questione. L’Ata diventa il soggetto di pianificazione e programmazione, con una definizione netta del ruolo del soggetto politico. Mentre alla nuova società che sostituirà il Cosmari è dato l’onere della produttività. A ciascuno il suo e ciascuno sarà responsabile di ciò che farà. Se le cose sono state fatte, se non state fatte, se sono state fatte bene o male e a quali costi. E nessuno a questo punto si potrà nascondere. Il rischio che vede lei diventa possibile quando si ha una sovrapposizione tra il ruolo tecnico e quello politico.

Questa lunghissima trattativa, con la conseguente presenza di due soggetti operanti nel settore come Smea e Cosmari, quanto è costata ai cittadini?
Secondo me dal punto di vista economico non è costata. Smea aveva i suoi bilanci che ha sempre chiuso in attivo. Inoltre ogni Comune ha sempre chiesto un certo tipo di servizio a seconda delle proprie disponibilità e delle proprie esigenze. E’ però anche vero, come le ho già detto, che per Macerata il non chiudersi della trattativa ha creato uno stand-by nella partenza della differenziata. Ma come dicevo all’inizio, anche la confusione normativa ha imposto i suoi tempi.

Concludendo, cosa auspica lei adesso per la nuova società?
Io ritengo che in questi anni in Smea e in Cosmari si sono consolidate delle professionalità importanti. E’ vero che molto di quello che si fa avviene con l’aiuto dei cittadini, ma certe cose non riescono senza professionisti che lavorano dietro. Mi auguro che si prosegua in questo modo. Il mio sogno nel cassetto sarebbe dare a tutti i Sindaci un servizio efficiente spendendo il giusto. Adesso il terreno è quello adatto e sta a noi dare operatività al progetto. In futuro si vedrà se quello che oggi immaginiamo si sarà verificato e se questo passaggio è stato utile o meno.



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