Da oggi smetto di cercare lavoro

DISOCCUPAZIONE GIOVANILE - La toccante testimonianza di una maceratese

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Sul tema giovani e lavoro pubblichiamo oggi una nuova, toccante testimonianza, arrivata alla nostra redazione. Susanna Giustozzi rappresenta tanti “under 35” alle prese con il tempo negato della disoccupazione. Diplomati, laureati e dottori di ricerca specializzati. Tutti devono fare i conti con la crisi delle imprese, con i tagli nel settore pubblico e con la poca lungimiranza della classe politica.

 

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Susanna Giustozzi

di Susanna Giustozzi

La risposta è no. Non posso più far finta di nulla, fingere che tutto stia andando per il meglio. Si parla tanto di “flessibilità”, ma non sempre si dice cosa sia davvero, come agisce sulle concrete esperienze dei singoli e quanto influisca sulla persona. Uno scenario lavorativo deprimente è quello che ci attende, ai noi giovani disoccupati. Una specie di gioco d’azzardo in cui un gran numero di giovani scommette sulla possibilità di entrare a far parte della ristretta cerchia dei fortunati. Ma quale coincidenza? Anche in questo caso, i compensi vengono attirati dai più potenti, pertanto la flessibilità accentua solo l’ineguaglianza attraverso questo tipo di mercato. Dopo questa premessa le domande che mi pongo spesso sono: quale futuro? Quale lavoro? Quale famiglia? Quale carriera? E quale sogno? Se neppure le esperienze passate possono più servire da guida per il presente!? Tutto ormai è in via di cambiamento, ma non per questo scompaiono le forme di potere e di controllo né le disuguaglianze nelle opportunità e tanto meno le mancanze di rispetto per un giovane laureato e qualificato che almeno meriti la possibilità di mettere a disposizione le proprie competenze e contribuire alla riuscita di una buona prestazione lavorativa. Voglio raccontarvi la mia ultima esperienza, che con tanta rabbia, ma anche ironia, mi costringe a scrivere queste righe, per descrivere non solo un’ingiustizia o una sconfitta, ma ancor di più l’amarezza e la delusione di vivere in un posto dove certe cose accadono e non hai nemmeno l’illusione che sia un momento passeggero. Pochi giorni fa ho svolto una selezione in una nota agenzia per il lavoro internazionale sita nella provincia, per una posizione da stagista interna alla filiale. Per chi se ne intendesse poco, le agenzie per il lavoro dovrebbero supportare tutte quelle attività relative al settore Human Resources, cercando il candidato ideale per ogni posizione lavorativa. Offrono, pertanto, un servizio di incontro tra domanda-offerta di lavoro. In pratica, tutto fanno meno che aiutare la persona a cercare occupazione. Ritornando alla mia esperienza, dopo aver superato un primo colloquio con la responsabile della filiale, sono passata allo step successivo incontrando la capo area di Marche e Abruzzo. Ricordo che la posizione offerta è uno stage formativo non retribuito per 3 mesi +3 mesi rinnovabili, con nessuna prospettiva futura di inserimento. Per una ragazza come me laureata da 3 anni e con esperienze affini, assai significative, in tutta sincerità, non è di certo quello che avevo sperato in questi anni di sacrificio, spesi in periodi di studio all’estero, laurea, specializzazioni, master, stage, tirocini e collaborazioni. Ma le circostanze non consentono diversamente, dovevo per forza accettare una proposta del genere a quelle condizioni, pur di rimanere senza nulla, anche se la scelta era di per sé poco stimolante e motivante. E le ragioni si spiegano da sole: continuare a formarmi per realizzare la mia professionalità. Il bello arriva quando ricevo l’esito della selezione. Vi sareste mai aspettati una risposta simile? : “Lei , è troppo qualificata per questa posizione, pertanto non l’abbiamo scelta”… e continua “la terremo in considerazione per posizioni più concrete”…. E continua “lei merita di più, non può accontentarsi di uno stage”… E la mia risposta? Silenzio. Che dire? Mi sono laureata nei tempi accademici con ottimi voti. Sono psicologa del lavoro e delle organizzazioni, specializzata nella gestione delle risorse umane, ho maturato esperienza svolgendo in diversi contesti attività di ricerca, reclutamento, selezione, formazione e altre attività di valutazione del personale. Sono regolarmente iscritta all’albo (pagando ogni anno la relativa tassa), il quale dovrebbe assicurarmi l’esclusività e la tutela della mia professione. Sono adatta oppure no per questo tipo di lavoro? Troppo qualificata… risuona ancora nella mia testa come una imprevedibile risposta. Facendo un rapido calcolo tra i tirocini curriculari e quelli post- laurea ho accumulato circa 31 mesi di stage. Tre mesi in più avrebbero fatto la differenza? E poi, cose del genere, succedono solo in Italia? La risposta non la conosco, ma di certo posso affermare che in Italia vivi bene solo se appartieni a determinate categorie: politico, escort, calciatore, grosso imprenditore, nullatenente e infine se sei carcerato, vedi il caso “Dalle bestie di satana alla lode” o il caso di Erika e Omar. Laureate a piene voti in carcere e con una buona prospettiva di lavoro. Questa è la giustizia. Sentirsi offesi è un complimento. Spero nel sentimento di ribellione di noi giovani affinché qualcosa possa cambiare, da subito



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