Tremila euro per spezzare una vita

DELITTO DI PORTO POTENZA - Sandro Carelli aveva promesso 1500 euro agli amici del figlio per portare a compimento la spedizione punitiva che ha portato al barbaro assassinio di Christina Andreaa
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omicidio-christina-0-300x225di Laura Boccanera

Erano partiti per darle solo una lezione oppure avevano ricevuto l’ordine preciso di uccidere? Anche se alla fine non cambia molto, visto l’esito della spedizione punitiva, è questo l’interrogativo principale che in queste ore gli investigatori stanno cercando di risolvere. Non è infatti da escludere che i tre giovani che hanno ucciso Christina Andreea Marin abbiano visto la situazione sfuggire loro di mano forse per il semplice fatto di essere stati riconosciuti dalla ragazza. Ma è solo una delle ipotesi. Molto più concreta, al momento quella che li vede esecutori materiali, veri e propri killer al soldo di Sandro Carelli, pensionato di 57 anni, ex operaio in un calzaturificio che qualche anno fa si era separato dalla moglie, una donna romena. Lui non c’era l’altra notte. Aspettava a casa l’esito del suo folle piano, in un appartamento sopra la rosticceria Sombrero, lungo la statale 16 a Porto Potenza. Attendeva nella sua abitazione che i tre, con in testa il figlio Valentino avessero portato a termine il compito che aveva loro assegnato, con in tasca i 1500 euro che avrebbe dovuto dare ad ognuno di loro come ricompensa: il prezzo della vita di Christina Andreea.

omicidio-porto-potenza3Un film horror tra le strade di un piccolo paese del Maceratese, una scena efferata immaginata chissà come e pianificata male, tanto che in meno di 24 ore i carabinieri sono risaliti alle impronte e alle tracce degli assassini e del loro mandante, Sandro Carelli, l’amante deluso, impoverito dalle spese folli sostenute per la giovane romena e uscito di testa per il fatto che la ragazza avrebbe intrecciato una relazione con un uomo più giovane di lui. Ma Sandro Carelli non si è sporcato le mani, lasciando a tre giovani balordi il compito di farlo al posto suo in cambio di soldi: aveva promesso 1500 euro a Capparucci e Giarmanà, mentre ancora non si sa cosa avesse promesso di preciso al figlio. All’indomani dell’arresto appaiono più nitidi anche i contorni della ricostruzione del delitto. A colpire la prima volta con il bastone di legno è stato Capparucci, in mano a Giarmanà invece una spranga di metallo che ha inferto colpi alla testa. Il figlio di Carelli, Valentino avrebbe invece finito la vittima con calci e pugni piazzati sul corpo e sull’addome, un corpo troppo leggero e mingherlino per sopravvivere alla furia omicida dei tre. L’avvocato di Giarmanà, Donato Attanasio, ha incontrato il suo cliente reo confesso ieri per qualche minuto. Appariva provato e ripeteva in continuazione “Cosa ho fatto… cosa ho fatto…” tra lunghi silenzi ed interruzioni. Una violenza efferata, ingiustificata, incomprensibile.

Al magistrato ora resta da capire se i tre fossero anche alterati a causa dell’assunzione di alcune sostanze eccitanti e stupefacenti, inspiegabile altrimenti la barbarie consumata sulla ragazza che si era trasferita nello stabile di Lido Bello da appena un mese, dopo aver vissuto per quattro anni a Macerata.

La difesa di Valentino Carelli e di Sebastian Capparucci è affidata all’avvocato Aldo Cingolani, quella del mandante Sandro Carelli all’avvocato Francesca Pettinelli, la cui versione è quella di una lezione da infliggere alla giovane ballerina ma le cose sarebbero poi sfuggite di mano. I quattro ora si trovano rinchiusi nel carcere di Marino del Tronto con l’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato da crudeltà e futili motivi.

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La ricostruzione del delitto (leggi)

Ieri i quattro fermi per l’omicidio di Christina Andreaa (leggi)

La maxi operazione dei carabinieri (leggi)

Il ritrovamento del corpo sulla spiaggia di Porto Potenza (leggi)

 



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