Cordoglio a Macerata per la morte dell’architetto Francesco Marcelletti, deceduto questa mattina all’età di 57 anni a seguito di un malore dopo essere stato ricoverato all’ospedale di Macerata. Lascia la moglie Eliana Leoni, insegnante di matematica all’Istituto agrario e i figli Michele e Marco. I funerali si terranno domani (mercoledì) alla chiesa di San Francesco alle 16.30.
Francesco Marcelletti ha realizzato la Nuova Via Trento e buona parte dell’edilizia residenziale della città. Suo zio è il noto costruttore Giuseppe Marcelletti con cui ha sempre collaborato.
Francesco ha proseguito l’attività del padre, il noto architetto Marone Marcelletti che tra gli altri ha anche progettato il Tribunale di Macerata e l’Ente Fiera di Civitaniova. E’ stato proprio Francesco a donare al museo civico della città di Macerata tutta la strumentazione della lavorazione del legno provenienti da botteghe del maceratese e raccolte negli anni dal padre.
Dalla redazione di Cronache Maceratesi le più sentite condoglianze alla famiglia.
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Molte sentite condoglianze a tutta la famiglia ed allo zio Giuseppe a nome mio personale e di tutto il Partito Democratico di Macerata.
Oltre ad associarmi al cordoglio per la prematura scomparsa di uno dei più affermati architetti della Provincia di Macerata (e forse oltre) è per me inevitabile richiamare la memoria del suo papà, Marone, che è stato veramente il vero protagonista e numero 1 dell’architettura maceratese per decenni.
Credo che questa figura sia troppo poco conosciuta e possa offrire molti spunti di riflessione utile a chi ha a che fare con il mondo dell’architettura e di tutto ciò che si costruisce o almeno si disegna.
Spero che qualche istituzione raccolga questa opportunità.
Vorrei conoscere i 30 deficenti che hanno cliccato sul pollice rosso.
Invito la redazione a bloccare il giudizio quando vengono trattati argomenti del genere,grazie.
@ Valentini
Forse il pollice era riferito al Pd e non al cordoglio per la morte dell’arc. Marcelletti.
O forse si riferiva al fatto che, come è scritto nell’articolo, “ha realizzato la Nuova Via Trento e buona parte dell’edilizia residenziale della città” ed, evidentemente, si criticava ciò che aveva realizzato.
Tenderei ad escludere altre ipotesi, ma non ci metto la mano sul fuoco perchè la mamma dei cretini è semrpe incinta….
Come al solito anche qui, in casi luttosi come questo, arrivano a pioggia sotto forma di pollici rossi, tutti giudizi basati sulla sola apparenza. Il fatto che Francesco Marcelletti abbia realizzato la Nuova Via Trento, va tradotto con progettato, essendo lui stato architetto e non costruttore. Siccome credo che, non tantissimi sappiano in quali condizioni di frustrazione professionale e di sudditanza economica dalle imprese costruttrici , vivano oggi tanti tecnici -come lui era, – per stare sul mercato del lavoro, inviterei tutti ad andare oltre la facciata di Via Trento e chiedersi se mai, è da prendersela più :
1) con chi autorizza la costruzione in date aree
2) con le ditte costruttrici che dettano bassi costi di progettazione e realizzazione delle opere, per avere i loro lauti margini di guadagno.
Francesco non c’è più, ma le imprese costruttrici , i palazzinari e quella politica restano. Vedremo se si assisterà o meno, alla nascita di nuovi mostri d’ora in poi.
Io penso di sì.
A distanza di un mese dalla morte di mio marito Francesco ,ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno manifestato la loro vicinanza, la loro solidarietà ed il loro affetto. Sono la testimonianza di quanto Francesco sia ( stato) una persona di grandi doti umane. Io e i miei figli abbiamo perso non solo un pezzo di cuore ma un esempio di onestà intellettuale, di rettitudine ,di lealtà ,di assoluta affidabilità e di grande professionalità, nascosti dietro un’esistenza apparentemente normale e comune ma eccezionale per il suo modo di vivere.Merce rara ,oggigiorno, in un mondo di ciarlatani, di venditori di fumo, di approfittatori , di uomini meschini e piccoli piccoli . Quante volte ho letto negli occhi di mio marito la delusione profonda e a volte la solitudine morale che divora quei disgraziati professionisti che oggi hanno ancora il coraggio ( vi assicuro che ce ne vuole tanto) di continuare a fare “onestamente” il proprio lavoro. E’ una guerra,una lotta contro un mondo di interessi economici ,da un lato, che ti impedisce di fare architettura e vede nel profitto l’unico obiettivo, dall’altro contro un mondo che ti strangola con le pastoie burocratiche e infine, come la ciliegina sulla torta, contro una massa di gente priva di cultura ,di conoscenze e di competenze ( stile De Filippi) che dall’alto della sua profonda e incommensurabile ignoranza e supponenza spara giudizi estetici e funzionali su tutto ciò che gli capita a tiro per caso e dovrebbe soltanto andare in giro per quella fatiscente città che è diventata Macerata per vedere come l’architettura in certi luoghi sia veramente morta!!!Ma forse in quei luoghi a loro non risulta comodo guardare,per il loro tornaconto. E in questi frangenti c’è ,in qualche caso, l’odioso comportamento di qualche giornalista ( sarebbe meglio dire imbrattacarta) che presta il fianco e scrive delle assoluta porcherie( e voglio stendere un velo pietoso…..) .Ricordo anni or sono tutti i problemi che furono sollevati sul Direzionale ( tanto per citarne uno a caso, ma la lista sarebbe più lunga) e che fecero così male a mio marito.A questi imbecilli ( che io non ho dimenticato e ,anche se non sono maceratese, ricordo perfettamente i nomi) ,a questi piccoli esseri che hanno cercato di cavalcare l’onda della notorietà denigrando l’operato di mio marito ,dico che le loro chiacchiere provinciali e le loro esistenze insignificanti sono rimaste a zero, mentre anche a loro vantaggio(l’edificio valorizza la zona e quindi anche le loro proprietà) il Direzionale è lì, e in ogni mattone il pensiero e il lavoro di mio marito viene fuori,forte,discreto, elegante e sornione ,con il suo inconfondibile stile. Signori , svegliamoci , guardiamoci intorno ed impariamo a riconoscere la cacca dalla cioccolata! Quando passo vicino a questo edificio mi impongo di avere fiducia che l’architettura non stia davvero morendo ,che ci sia ancora speranza.E questa è la speranza ,l’orgoglio e la fiducia con cui mio figlio Marco ,nonostante la pena nel cuore, si è iscritto a settembre al quinto anno di architettura con un sogno : continuare uno studio che era del nonno e di un padre con il quale non avrà mai la fortuna nè il piacere di poter lavorare.E’ un sogno in cui crede fermamente, forte dell’erdità di due grandi uomini ,che a dispetto di tutto hanno lasciato un segno forte e tangibile che supera e si fa beffe di tutte le cattiverie e i pretestuosi attacchi subiti che hanno avuto unicamente l’effetto di qualificare e quantificare la povertà umana e culturale dei loro artefici e di chi ne è stato il tramite. Eliana Leoni Marcelletti