di Marco Ricci
Rassicurante conservatorismo, scarsa ambizione, tocchi provinciali e gestione viscosa della cosa pubblica sono i modi migliori per vincere le elezioni. Così la prima regola che vige nella politica italiana è quella di non fare mai niente di diverso da quello che si è sempre fatto, costi quel che costi. Ed è in questo quadro (nostalgico) dei cinque anni passati che si stanno consumano gli ultimi scontri tra Giunta e Consiglio Comunale, dimenticando troppo in fretta (o non volendo ricordare) non solo la perplessità che aveva accompagnato l’operato della precedente Giunta in particolare in materia urbanistica, ma soprattutto dimenticando la volontà di cambiamento e di discontinuità che ha permesso invece all’attuale Sindaco di vincere le elezioni.
La famosa “nuova storia” che rischia però di concludersi al prologo, avendo toccato due punti delicati della politica cittadina, nonché due importanti feudi elettorali: l’urbanistica e la cultura.
Cerchiamo di capire cosa è successo, entrando magari nel merito della discussione e ricapitolando i passaggi di queste tenzoni, andando al succo delle vicende.
Il primo scontro si è avuto con la discussione del regolamento SUAP nella I e III Commissione Consiliare, commissione dalle cui grinfie le linee guida del Sindaco sono uscite a dir poco malconce davanti agli attacchi del Presidente Carelli e di buona parte dei Consiglieri.
SUAP, per intenderci, è l’acronimo di Sportello Unico per le Attività Produttive, legge introdotta dal Ministro Bersani per tendere ad una semplificazione delle procedure per la localizzazione degli impianti produttivi di beni e servizi, la loro realizzazione, ristrutturazione, ampliamento, cessazione, riattivazione e riconversione dell’attività produttiva. Questa legge di norma interessa quei progetti che per la loro realizzazione non necessitano di modifiche ai Piani Regolatori. Nei casi infatti in cui la richiesta di un nuovo insediamento necessiti la variazione dello strumento urbanistico, la legge in via ordinaria prevede il respingimento della richiesta. Solo in via eccezionale, in mancanza di aree idonee, motivatamente, e fatte salvo le prerogative del Consiglio Comunale, l’articolo 5 consente di avviare una più complessa procedura chiamata Conferenza dei Servizi che – in caso di esito positivo – si conclude con la proposta al Consiglio Comunale della variante al Prg necessaria al progetto.
Un esempio recente di utilizzo di questa possibilità si è avuta a Macerata con il SUAP Giorgini. Tale ditta, come si ricorderà, aveva richiesto l’edificazione di sette stabili in un’area agricola in prossimità della Pieve di San Claudio, in località Valleverde. Avviata e superata la procedura amministrativa, la proposta finale di variante al PRG collegata al SUAP è stata però bocciata pressochè unanimamente dal Consiglio Comunale.
Come già avvenuto in molti altri Comuni italiani, le linee guida presentate dal Sindaco avrebbero dovuto tendere a colmare il vuoto normativo della legge. L’articolo 5, infatti, non individua in modo articolato quali siano le motivazioni per cui possa essere seguita questa via eccezionale. Tale discrezionalità, precedentemente affidata al Sindaco, è stata affidata in una successiva modificazione al Responsabile del Servizio, ingenerando però ulteriore confusione in quanto la legge stessa non esplicita chi debba rivestire tale funzione. Un uso improprio di tale strumento, ovviamento, può essere facilmente oggetto di speculazione nonché di scarsa pianificazione territoriale.
Sulla base di questi quesiti e di un precedente atto di indirizzo del Consiglio Comunale, il Sindaco ha presentato la sua proposta centrata sull’introduzione di una valutazione preliminare del progetto sia da parte del Responsabile del Servizio che del Consiglio Comunale, valutazione vincolante per l’effettivo avvio della procedura. Questa prima bozza premetteva che l’istanza del privato può essere accolta solamente qualora sia accertata la confluenza dell’interesse pubblico […] e che la sussistenza o meno di un correlato interesse pubblico sotteso alla variante richiesta evita che tale procedura, intesa come strumento di promozione economica, si trasformi in mezzo veloce per conseguire operazioni immobiliari di carattere speculativo, premessa però immediatamente cassata dalla Commissione Urbanistica, insieme ai successivi riferimenti all’attenzione al consumo di suolo nonché all’evitare la compromissione di valori inerenti la tutela dell’assetto del territorio, sempre presenti nella prima bozza di delibera del Sindaco. Sempre questa bozza individuava gli specifici criteri del proponente necessari all’avvio della procedura, criteri che sono stati un ulteriore punto di scontro tra Carancini e la Commissione. Questa ha inizialmente tentato di cancellare molti obblighi per l’Azienda proponente, tra cui gli obblighi del progetto inerenti la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, quelli inerenti i requisiti energetico-ambientali previsti dal Regolamento Edilizio Comunale, nonché l’obbligo di realizzare a verde il 40% della superficie totale esterna ai fabbricati, l’obbligo di polizze fidejussorie introdotte per le spese di ripristino in caso di mancata conclusione dei lavori e nel caso di industrie insalubri per eventuali operazioni di bonifica. Tra una protesta e l’altra erano sopravvissuti quei passi che avrebbero teso a limitare non solo l’uso speculativo dello strumento, ma anche il suo ripetuto impiego in aree vicine, al fine di non permettere una trasformazione de facto di un territorio senza un’opportuna e preliminare valutazione urbanistica globale.
Questo finchè la I e la III Commissione Consiliare non hanno smesso di giocare, stravolgendo di colpo l’impianto della delibera, cancellando totalmente sia la valutazione preliminare sia ogni specifico criterio da soddisfare da parte del proponente per avviare la procedura, rimandando di fatto ogni competenza al Consiglio Comunale e rimettendosi niente di meno che all’articolo 5 del DPR 447/1998 per l’individuazione dei criteri. Articolo 5 che, appunto per la sua vacuità, si stava cercando di regolamentare. Possiamo ironicamente affermare che, grazie al lavoro della I e della III Commissione, ci troviamo adesso di fronte a un raro caso di delibera tautologica, ovvero di delibera che si spiega con ciò che avrebbe dovuto spiegare.
Ma il nocciolo ovviamente è un altro. Scavalcando le prerogative sia della Giunta che soprattutto degli Uffici, le linee guida approvate in Commissione lasciano al Consiglio Comunale (e dunque a chi ha gestito fino a ieri l’urbanistica maceratese) la sovranità totale nel determinare l’avvio della procedura. E non si capisce neppure su quali basi questa decisione debba avvenire, considerato che la valutazione preliminare proposta dal Sindaco, che non solo avrebbe raccolto materiale utile per una decisione meditata da parte del Consiglio ma che avrebbe anche limitato la discrezionalità dell’utilizzo accrescendone la trasparenza complessiva, è stata cancellata.
Un’urbanistica pret a porter insomma, ma l’importante, come si è detto, è che nulla cambi e che chi ha sempre ballato balli.
E proprio sui balli la Giunta Comunale ha preso un altro ceffone durante l’ultimo Consiglio, ceffone che rischia per l’Assessore Manzi (l’affamatrice delle Associazioni nonché prosciugatrice di bacini elettorali) di essere il primo della serie. Cosa diamine ha combinato la Vice-Sindaco per essere smentita da buona parte della sua maggioranza, nonchè dal suo partito, il PD, e per prendersi le invettive di Massimiliano Bianchini e di alcune associazioni?
Premettiamo che le Associazioni a cui l’Assessora aveva proposto una riduzione di contributi non sono esattamente tutte ma sono soltanto quattro e anche molto ben sovvenzionate, per essere precisi. La precedente convenzione stipulata dal Comune di Macerata prevedeva infatti un’elargizione di 28.800 euro per l’Orchestra Salvadei, di 12.500 per i Pueri Cantores, di 16.000 per la Liviabella e di 10.000 per i Pistaccoppi, somme a cui vanno aggiunte le spese per l’organizzazione di eventi delle suddette associazioni, tutte a carico del Comune di Macerata.
L’Assessora Manzi, davanti ai tagli cui è costretta, ha proposto unicamente una riduzione di questi fondi di circa il 20% per cento, spostando però buona parte di quanto risparmiato su altri progetti (letture in biblioteca, ad esempio) e sulle restanti associazioni, associazioni che attualmente ricevono complessivamente solo 9.500 euro l’anno, ovvero meno dei soli Pistacoppi.
Premesso che qualcuno dovrebbe spiegare a cosa servono i quasi 2.350 euro mensili che vengono elargiti all’Orchestra Salvadei e investigare magari se qualcuna delle Associazioni cui si sopra si è mai sforzata di trovarsi uno sponsor fuori dal Consiglio Comunale, e senza ovviamente mettere in dubbio l’importanza delle associazioni dal punto di vista sociale, anche qui lo scontro ha un’origine diversa, incentrato su un nuovo progetto di politica culturale proposto dall’Assessora, progetto incentrato sulla valorizzazione delle eccellenze (SOF e Musicultura in testa) e mirato ad attrarre visitatori, nonché a dare a Macerata una maggiore visibilità esterna, aumentando sia il livello della proposta che stimolando una crescita complessiva dell’attuale offerta dal punto di vista professionale, visione molto diversa da quella dell’ex-Assessore Massimiliano Bianchini che sembra preferire invece il concetto di quantità a quello di qualità. Da questo punto di vista la politica culturale degli ultimi anni ha creato sì una miriade di piccoli e piccolissimi eventi, ma spesso male organizzati, di scarsa vivsibilità cittadina e di scarsissima visibilità esterna, privi di un progetto unificante e spesso sovvenzionati a braccio con differenze incomprensibili, una continua questua che non ha prodotto quell’eccellenza in grado di attrarre visitatori, un modo di operare politicamente legittimo ma che non ha tenuto conto né della qualità, né delle ricadute complessive sulla città in termini turistici e di immagine, una visione totalmente sovvenzionata delle associazioni che non aiuta né la crescita del livello culturale né la professionalità.
Al di là di ogni giudizio di merito però, quello che sembra sfuggire ai Consiglieri Comunali e che mette in serie difficoltà la Giunta, è l’impossibilità di fatto di proseguire con la vecchia strada, alambiccandosi su vecchie formule che non sono adatte ad un Capoluogo di Provincia che ha l’ambizione di essere vista come Città della Cultura, formule che possono piacere o meno ma che sono oggi insostenibili sia in termini economici che di risultati prodotti. E anche la cultura, ogni tanto, dovrebbe imparare a sporcarsi le mani, ad organizzarsi, a cercare sponsor, a crescere di qualità, piuttosto che a contare unicamente sulle sovvenzioni pubbliche come è sempre avvenuto.
La politica, da parte sua, dovrebbe essere un po’ meno conservatrice e un minimo più responsabile, evitando di cavalcare l’onda per tornaconti elettorali e guardando magari onestamente in faccia i problemi di bilancio che costringeranno ad un aumento della Tarsu e forse anche delle mense a scuola.
Possiamo chiedere quindi un sacrificio anche ai Pistacoppi o alla Salvadei, o il problema dell’utilizzo delle risorse finisce con la statua a Padre Matteo Ricci?
Perché, in questo caso, avrebbe davvero ragione il Vescovo.
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La legge urbanistica è sicuramente una legge fascista, visto che fu varata nel 1942 dal Ministro dei lavori pubblici Aroldo Di Crollalanza. Pertanto non capisco come mai diversi primi cittadini democratici continuano ad avocare a sé la delega all’urbanistica. Probabilmente perché attraverso la pianificazione urbanistica tentano di far più belle le proprie città, come quel Nerone di Petrolini che rivolto ai plebei così recitava: “domani Roma rinascerà più bella e più superba che pria.” Ecco in parte spiegato l’interesse alla scienza del territorio da parte di diversi sindaci della provincia come Nella Calvigioni di Corridonia o Cesare Martini di San Severino, che ha concentrato il suo impegno solo nel piano regolatore, o il presidente della Provincia che, oltre a lasciarsi la delega dell’urbanistica, ha nominato come segretario particolare un architetto. Nonostante ciò le nostre città sono sempre più brutte, le periferie prive di servizi e, lungo le principali arterie viarie, spuntano come funghi rotatorie e capannoni a doppia altezza. A questo punto vale la pena chiedersi, aldilà dei piani, dei contropiani e dei vari piani di settore, fino a che punto potranno reggere queste cementificazioni finalizzate solo ed esclusivamente a fare cassa con gli oneri di urbanizzazione. Purtroppo da tanti anni manca alle nostre città un bell’edificio da consegnare alla storia come testimonianza del nostro tempo che fugge via, consumando territorio e ambiente senza una reale programmazione economica. Unica eccezione la cosiddetta “Palazzina USL” di Tolentino progettata dall’arch. Severini, con il monumento alla Resistenza dello scultore Mastroianni.E dire che Meschini, l’ex sindaco di Macerata, al fine di lasciare alla città un segno tangibile della suo passaggio aveva incaricato l’architetto Carmassi di progettargli una mezza dozzina di torri al posto dell’ex caserma aeronautica. Ma gli è mancato il tempo.
“Rassicurante conservatorismo, scarsa ambizione, tocchi provinciali e gestione viscosa della cosa pubblica sono i modi migliori per vincere le elezioni. Così la prima regola che vige nella politica italiana è quella di non fare mai niente di diverso da quello che si è sempre fatto, costi quel che costi. Ed è in questo quadro (nostalgico) dei cinque anni passati che si stanno consumano gli ultimi scontri tra Giunta e Consiglio Comunale, dimenticando troppo in fretta (o non volendo ricordare) non solo la perplessità che aveva accompagnato l’operato della precedente Giunta in particolare in materia urbanistica, ma soprattutto dimenticando la volontà di cambiamento e di discontinuità che ha permesso invece all’attuale Sindaco di vincere le elezioni”.
Queste frasi me le voglio stampare; vivi e sentiti complimenti per lo stile, ha detto tutto quello che c’era da dire.
Di mio aggiungo solo che questo è ciò che vogliono i maceratesi.
Caro Marco Ricci
La ricostruzione che dai è faziosa e di parte del resto sei di parte. Ed è la prima volta che l’associazionismo viene definito conservatorismo. Comunque nessuno nè tanto meno io ha attaccato l’Assessore Manzi. Invece mi pare interessante aprire una discussione sulle politiche culturali tenendo però presente che io come te eravamo candidati al Consiglio Comunale e abbiamo sottoscritto un programma che ti invito a rileggere (Macerata Estate anche d’inverno e Città delle Associazioni, ecc…) vuoi dire che abbiamo fregato gli elettori e la cittadinanza? Inoltre preso dall’enfasi credo che non conosci alcuni passaggi storici….l’Amministrazione precedente da te non apprezzata ma che comunque era sorretta dal tuo partito ha aumentato il contributo per il Sof e ha portato a Macerata Musicultura. E’ evidente che mettere in contrapposizione le eccellenze con l’associazionismo non Vi riuscirà.
Caro Massimiliano,
giusto per tua informazione non ho rinnovato la tessera del PD non condividendone più molti passaggi.
E’ dunque per questo mi permetto analisi politiche, non avendone il minimo tornaconto personale e non confondendo i ruoli.
Le mie analisi non le condividerai ma almeno puoi evitare la parola “fazioso”, così come puoi risparmiarti il “Vi riuscirà” finale.
Io credo invece che si debba andare a valorizzare ciò che è Maceratese, ciò che è tradizione, ciò che ci rappresenta, ciò che contribuisca a non farci sparire nel dimenticatoio.
Bene le analisi lette, male la lotta partitica sterile che state facendo.
Visto che avete l’opportunità,( non dico fortuna),di sedere in Consiglio Comunale, perchè non contribuite a creare un pensiero, dico uno solo, valido per la città?
Condividete il fatto che si sta navigando a vista, schiavi dell’amministrazione passata in tutto e per tutto, perchè malgrado la nuova tanto decantata “nuova storia” si sono lasciate pedine strategiche in posti strategici?
Lo ammettete tutti o no?
Se siamo capaci di continuare a spendere 240.000 € all’anno per interessi passivi per le piscine mai realizzate, dobbiamo scandalizzarci se anche le associazioni di cui si parla nell’articolo, vengono ridimensionate?
In altre parole credo che non sia una questione di tessere ma di teste, pensanti???
@prenna
Talvolta le teste non sono pensanti, ma di c….
A mio parere, chiunque effettua delle analisi politiche dovrebbe sentire quanto meno il dovere di documentarsi anzitempo ed in maniera adeguata.
Questo consentirebbe di conoscere dettagliatamente le modalità con cui vengono impiegati i soldi pubblici destinati alle associazioni culturali convenzionate.
Per esperienza personale, posso affermare che tutte le attività svolte da queste associazioni vengono debitamente rendicontate attraverso la redazione annuale di un bilancio, poi consegnato al comune di Macerata.
Inoltre, parlando in veste di cittadino, difficilmente potrei accettare il fatto che, in seguito alla mozione sul congelamento dei tagli contro le associazioni interessate presentata dall’UDC ma votata all’unanimità da tutti i consiglieri presenti in aula, la totalità di questi ultimi si voglia passivamente uniformare a criteri di conservatorismo o scarsa ambizione, avallando una gestione politica viscosa e poco lungimirante.
L’equazione secondo la quale sostenere l’associazionismo di base corrisponderebbe a privilegiare la “quantità” a discapito della qualità, questo sì, rischia fortemente di essere un atteggiamento provinciale nel senso deteriore del termine.
Caro Marco Ricci,
scrivi: “non ho rinnovato la tessera del PD non condividendone più molti passaggi. E’ dunque per questo mi permetto analisi politiche”. Male: avresti dovuto permettertele anche prima. Quando cioè l’amico Romano Carancini era capogruppo del PD in consiglio comunale.
Caro Marco è difficile “gestire” la cultura con queste ristrettezze di Bilancio ed inoltre le nuove griglie per concedere quel poco che si ha sono pericolose. Mi spiego. Se da un lato si vogliono privilegiare, come sembra giusto, le “eccellenze”, potrei indicare, tra le Associazioni di “base” alcune eccellenze ( ben oltre alle quattro Associazioni “riconosciute” dal Comune). Ne prendo una a caso, approfittando dell’intervento di Davoli. Lui ha curato, per molti anni, dignitosi incontri di poesia ( durante l’estate) chimando a Macerata “gente importante” ( da Franco Loi a Foà etc. Qaunto dovrenmmo dare a Davoli? Secondo me, molto.Se si privilegia la “qualità”, infatti, è giusto che Pizzi proceda per la sua strada. Quanto è costato l’impengo al Lauro Rossi per pochi spettaori? Tanto.Come vedi è difficile. Credimi. Ora stiamo facendo il bilancio e lamaggioranza tende a incentivare quei settori ( Cultura e Servizi sociali) che sono stretegici. Il Sindaco ha emanato un “bando” per cercare sponsorizzazioni. Questa mi sembra una buona idea se consentirà di allargare la borsa.
La associazioni, per loro natura, uniscono persone che vogliono perseguire in comune uno scopo non lucrativo. Proprio questa unione di intenti dà loro forza e autonomia: sono la massima espressione della vitalità sociale, della capacità di mettersi insieme per trovare idee nuove, coinvolgenti per gli associati e di riflesso per la città.
Per questi motivi mi sembra inopportuno ingabbiare questa forza propulsiva dentro un finanziamento attribuito ad inizio anno, senza una valutazione preventiva delle iniziative proposte e delle ricadute per la città.
Penso che l’Amministrazione debba individuare alcuni filoni, degli obiettivi su cui puntare, in modo strategico, e poi dare la possibilità a tutti i soggetti di concorrere per contribuire a realizzarli. In questo modo si può alimentare una sana competizione nel tessuto sociale, esaltare lo sforzo di essere propositivi e innovativi. Altrimenti si materializza il rischio della elargizione clientelare.
Il contributo all’associazione dovrebbe quindi essere funzionale al valore delle iniziative proposte, non del loro nome o della quantità (o qualità) degli associati.
Per il resto, le quote degli associati, la capacità di attrarre contributi dal tessuto economico e sociale, sono le più naturali e genuine fonti della vita delle associazioni.
E’ un peccato che un giornale giovane come cronache Maceratesi da qualche tempo appaia agli occhi di chi legge come l’ufficio stampa del Sindaco Carancini.
Essere obiettivi è la regola fondamentale per un quotidiano.. poi se vogliamo discutere delle tante associazioni maceratesi che in buona fede hanno votato Carancini ed oggi si trovano a piedi.. è un’altra storia!
E’ un peccato che un giornale giovane come cronache Maceratesi da qualche tempo appaia agli occhi di PAOLOADE come l’ufficio stampa del Sindaco Carancini.
Certo è proprio grave…….un Consiglio Comunale (all’interno del quale, ho capito male?, alligna, nel migliore dei casi, una “gestione viscosa della cosa pubblica”) che dibatte sul ruolo e sull’identità di alcune (certo non le sole) fra le Associazioni culturali della propria Città.
Ma ci rendiamo conto?
Qui, cari consiglieri, si rischia l’eccesso di presunzione.
Adunata per l’ “intellighenzia” maceratese: si, si: proprio quella che discute di SOF senza a volte conoscere neppure la trama delle opere in cartellone.
La sola abilitata a proporre strategie culturali per la città (sia chiaro, sempre di altissimo livello…..deficit a parte)
p.s. che tristezza
Non conosco Marco Ricci ma la sua analisi, pur non risultando pienamente convincente, rappresenta un tentativo per cercare di capire le ragioni dello scontro in atto dentro la maggioranza.
Tuttavia, le due questioni esaminate -SUAP e associazioni- non raccontano la reale portata pratica di un conflitto -virtuale- tra due -finte- linee di pensiero compresenti nell’attuale maggioranza.
La “lotta per le investiture” sul controllo dell’urbanistica, tra Consiglio Comunale e Giunta non sarebbe comprensibile se non al di fuori della legge ordinaria, cioè sul terreno ormai ampiamente praticato della cosiddetta “contrattazione urbanistica”.
Chi conduce la trattativa con il soggetto privato?
Chi controlla l’esito finale della trattativa?
Fintanto che esiste un rapporto di fiducia e collaborazione all’interno di una maggioranza, le domande sono retoriche, altrimenti sono guai.