di Giovanni Giacchi *
E’ un risultato, quelle delle recenti elezioni a Macerata, che dal nostro punto di osservatori e maceratesi non avremmo voluto. La città è divisa e non sarà semplice ricompattarla sulle scelte strategiche per l’immediato futuro. Avremmo preferito una discontinuità politica magari o una discontinuità di uomini e, nel segreto delle stanze, di spin doctors, per chiamarli all’americana, di coloro che decidono insomma. Tutto questo non è avvenuto e, crediamo ma ci auguriamo il contrario, non avverrà. Macerata, che più di ogni altra città ha bisogno di strumenti moderni per andare avanti, rischia di rimanere nella solita impasse alla quale noi maceratesi siamo abituati. Quella dell’immobilismo. La sensazione di stare in una gabbia dorata ma fuori dal mondo.
Comunque il ballottaggio ha fatto emergere alcuni dati politici importanti. In primo luogo, quello della vittoria della sinistra ma con un candidato che al secondo turno, senza un sostegno diretto dei partiti della coalizione, ha perso un migliaio voti, subendo in pieno l’alto astensionismo. Ora Carancini si troverà ad amministrare, a sua detta con coraggio ed indipendenza, non di certo da una posizione di forza rispetto a chi lo ha sostenuto e dovendo al contempo almeno fingere un profondo rinnovamento amministrativo (la vittoria risicata e le promesse elettorali gli impongono una certa discontinuità dall’amministrazione Meschini,ma non sarà facile per lui liberarsi però dei personaggi che di quell’amministrazione sono stati protagonisti e che probabilmente ritroveremo nelle nomine di secondo livello tipo APM, Sferisterio eccetera, perché senza di essi difficilmente Carancini potrà avere la forza di reggere la maggioranza).
Il centro destra, al contrario, trova finalmente una leadership autorevole in grado di incrementare al turno di ballottaggio le preferenze ottenute al primo turno, nonostante un calo dell’affluenza del 15 per cento e un sostegno dei partiti che è tutto da vedere. Bisognerà ricercare nuovi equilibri per sostenere un’azione d’opposizione che sia duratura nel tempo. In ogni caso il centro-destra a Macerata, pur sconfitto per un centinaio di voti, un’inezia, ritrova un suo ruolo storico e una sua forza che non è solo compattezza elettorale ma anche tradizione culturale. Pistarelli ha avuto il merito di coagulare e portare entusiasmo, aprendo scenari futuri che commenteremo nel tempo.
Escono sconfitte anche le forze civiche indipendenti o pseudo tali. L’autoreferenzialità delle stesse e la mancanza di un progetto politico serio alle loro spalle le hanno ridotte ai minimi termini ed hanno contribuito ad un senso di sfiducia della cittadinanza nei confronti della politica. L’augurio è che una forte ma costruttiva contrapposizione tra centro sinistra e centro destra possa portare anche nella nostra Città ad una riscoperta della Politica nel senso più alto e nobile del termine.
* Direttore del periodico Ideario.
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Di parte che piu’ di parte non si puo’.
Se queste cose vogliamo mettere nella testa dei maceratesi certo che il bene di macerata non lo vogliamo.
Oggi è una giornata piena di sole, ma qualcuno cerca ancora le nubi.
Aggiungo che l’analisi del voto, al ballottaggio, è a mio giudizio completamente errata. Carancini era sostenuto da piu’ liste e quindi da piu’ candidati ed ogni candidato,alla prima votazione, ha portato voti di parenti ed amici,indipendentemente da come essi politicamente la pensavano.Questi parenti ed amici al ballottaggio non avevano piu’ motivazione per votare e ,molti di essi, sono rimasti a casa.Inoltre la lista PD aveva riportato un piu’ alto numero di preferenze ai 40 candidati rispetto al PDL e quindi la conseguenza di quanto sopra è stata piu’ evidente.
Inoltre perchè dire che Macerata è stata spaccata da queste elezioni? Macerata è stata sempre di centro ed il bipolarismo ha portato il centro a dividersi.
Aggiungo che già da diversi anni destra e centrosinistra sono in condizioni di quasi parità. Il centrodestra vinse le comunali con circa 30 voti di differenza,salvo poi mandare a casa il suo sindaco dopo 18 mesi (in quel caso non fu la città spaccata, ma spaccata la maggioranza),fino alle ultime regionali in cui,nel comune di macerata,silenzi prese solo 70 voti piu’ di Capponi.
Articolo di parte, sì. Ma analisi lucida e impietosa della realtà. Ma c’è da rimarcare il fatto che se avesse vinto Pistarelli ci sarebbe stato solo uno “spoils system”, che non so quanto avrebbe fatto bene alla città. Speriamo che Carancini sappia scegliere gli uomini giusti e adotti una logica “merit system”. Ma qui a crederci sono in pochi (compresi gli elettori di centrosinistra). Per chiudere, un’opinione da “meteco”: Macerata più che città “di centro” rappresenta quasi emblematicamente il “cattocomunismo” italiano. In breve l’ipocrisia regna sovrana…
da qualche tempo non vivo più a Macerata e forse non sono piuù legittimato a dare giudizi sulla politica locale. Due considerazioni ( personalissime ) :
1) il centro sinistra di fatto vince elettoralmente ma scricchiola ed è consapevole che una nuova generazione socialmente trasversale ha voglia del ” cambiamento “.
La sinistra in genere non è assolutamente in grado di essere lungimirante proprio per la mentalità catto-comunista che è la matrice e quindi delinea ogni scelta politica
( in Europa e nel mondo non mi risulta nessun “slancio vitale” politico relativo a formazioni politiche con tradizioni ex comuniste e catto-comuniste)
2) il centro desta “paga” anni ed anni di culto della personalità politica dei candidati,
ovvero una costante e certosina pratica dell’esclusione degli oppositori interni alla formazione politica in oggetto che guarda caso all’atto del voto si è palesata come contrappasso. E’ un vero peccato perchè coinvolgendo persone più credibili ed aumentando lo spettro dei programmi ( realizzazioni ” rivoluzionarie ” , obiettivi ambiziosi ecc. ecc.) forse Macerata ed i maceratesi potevano cambiare…..
La vera partecipazione organicistica a tutti i livelli è l’ingrediente che -secondo me- è mancato per fare il “grande salto”.
Discontinuità: è questo che vogliono i Maceratesi, sia quelli che hanno votato a destra, a sinistra (“una storia nuova”) che quelli che non hanno votato. La partenza, dai rumors sempre più insistenti, non sembra delle migliori: i nomi sono sempre gli stessi, sentiti e strasentiti: Canesin è un nome nuovo? Ciurlanti è un nome nuovo? Bianchini è un nome nuovo? Pasqualetti? Gira e rigira, cambiano le poltrone, ma i nomi sono sempre quelli! Vogliamo cambiare o no? Possibile che non ci siano “teste”, a Macerata,diverse (e migliori) di quelle che non siano già inserite nel circolo chiuso dei soliti noti? La prossima volta come voteranno, se voteranno, i Maceratesi?
Votare destra significava rompere almeno con coloro che da dietro la quinte, da troppi anni, condizionano le scelte politiche locali; basta pensare che l’ospedale di Macerata è in costruzione da 45 anni(quanto è costato a tutta la comunità?) e che in questi decenni non si è riusciti a trovare una soluzione per evitare, a chi viene in città, l’assurda sosta provocata dal passaggio a livello in via Roma.
Sig. Appignanesi, i problemi di macerata sono tanti, non solo l’ospedale. La soluzione di alcuni è imputabile sicuramente a certa politica maceratese, altri a fattori extra. Lei dice l’ospedale: ha ragione, ma è pur vero che la struttura si è venuta ampliando con il progresso della medicina. Nuove terapie, nuoi metodi diagnostici, ecc. quindi c’è stato un adeguamento della struttura. L’errore, madornale, fu fatto 50 anni fa, quando si decise di fare lì il nuovo ospedale invece che in contrada Lornano (dalle parti dell’Ist. Agrario) su terreni dell’IRCER, che invece furono venduti (a 4 soldi) ad amici e ad amici degli amici. A quell’epoca governava la DC.
Per tornare ai giorni nostri, lei è sicuro che la destra rappresenti il nuovo? Pisterelli non è quello stesso che una decina di anni orsono fece cadere la giunta Menghi, pure appoggiata dalla destra? La gente evidentemente ha più memoria di quello che si può immaginare. Un’ultima notazione: per il passaggio a livello mi sembra che ci sia una soluzione a breve (mi rendo conto che “breve” è una parola grossa); senza voler fare l’avvovato difensore di alcuno (che non se lo merita), ha idea di cosa vuol dire trattare con le Ferrovie? Chi non lo ha mai provato non ci può credere!
Tutti cambiano nel tempo, alcuni cambiano anche le idee, tutti sbagliano e qualcuno cerca di rimediare o di passare oltre per fare meglio.
Tutte ovvietà che però servono per ricordare a tutti, da Anna Menghi in poi, che non si può masticare il passato all’infinito in maniera strumentale. Non si può scegliere un momento, un episodio o anche un errore e renderlo unico punto discriminante e di valutazione per una persona.
Mi riferisco ovviamente a Pistarelli ma vale per tutti. Se ognuno di noi venisse bollato per un unico episodio del passato, chi di noi si salverebbe?
Nella politica, come nel vivere di tutti i giorni bisogna avere memoria del passato ma ci vuole equilibrio, buona fede e la consapevolezza che il tempo passa e le persone cambiano.