di Silvia Roganti
Prima di partire ho dato un’occhiata al significato di pellegrinaggio su Wikipedia: “un andare finalizzato, un tempo che l’individuo stralcia dalla continuità del tessuto ordinario della propria vita (luoghi, rapporti, produzione di reddito), per connettersi al sacro”; e poi continua dicendo che il pellegrino è quella persona che “ compie e patisce sacrifici materiali in cambio di una salvezza o di un perdono metafisici”.
Bello, molto bello. E credo che renda davvero bene l’idea.
Chissà quante persone tra gli stimati settantamila del Macerata-Loreto cercavano stanotte la salvezza? E quanti cercavano il perdono?
Io aggiungerei la speranza. Si fanno 30 km con la speranza. La senti nel cuore, nello stomaco, nei piedi e nelle gambe stanche. E ti accompagna, insieme a quelle preghiere, a quei canti, a quelle voci ed a quei passi, fino al tanto agognato arrivo.
“Il vero protagonista della storia è il mendicante”.
Lo troviamo nei libriccini che vengono consegnati all’ingresso dell’Helvia Recina, lo troviamo affisso sulla struttura dove l’Arcivescovo di Napoli, Sua Em.za Crescenzio Sepe, insieme al Vescovo di Macerata Giuliodori ed all’Arcivescovo dell’Aquila, Monsignor Giuseppe Molinari, celebrerà la Santa Messa.
“Siamo pellegrini, non vagabondi. Pellegrini perché il sacrificio ci porterà a raggiungere un obiettivo.
Il pellegrino non è mai solo.
Il pellegrinaggio è manifestazione di un comune sentire, esternazione del bisogno di amore, verità, pace e giustizia.
Il pellegrinaggio è un atto d’amore.
Non dobbiamo farci rubare la speranza nell’alba di un nuovo giorno, nel cambiamento.
Stasera non siamo né soli, né pochi. “
Riflessioni, testimonianze, Parola di Dio.
Toccanti i momenti dedicati ai nostri fratelli Abruzzesi ed alla tragedia che li ha colpiti, forti le incitazioni alla speranza, al coraggio.
Il Card.Sepe conclude con una forte sollecitazione ai giovani… ad essere, come disse Papa Giovanni XXIII, “vere sentinelle della vita, vero presente dell’Umanità”.
E poi si parte. Carichi di speranza. Di forza, di grazia e di gloria… come sono confortanti le parole dei canti, delle preghiere, gli sguardi di chi ti cammina accanto, i sorrisi dei bambini, il dolore nei volti di quelli più anziani.
Villa Potenza, Sant’Egidio, Sambucheto, San Firmano, Chiarino, Loreto.
Ventotto chilometri partendo dalla buia notte, illuminata a malapena da una timidissima luna… fino ad arrivare a quell’alba bellissima (nella foto), che colora il cielo di un tenue rosa sopra le decine di campi pieni di girasoli colorati.
Ogni tanto scende qualche lacrima, ascoltando i lunghissimi elenchi dei malati che chiedono di unirsi alle loro preghiere. E lo sconforto si fa sentire, insieme al mal di schiena e al sonno. Ma c’è qualcosa che non so descrivere, che da anni mi spinge ad essere pellegrina nel senso più ampio della parola… qualcosa che spinge in avanti i miei piedi, e al tempo stesso la mia mente, la mia fede, la mia speranza, il mio coraggio.
Perché se quasi settantamila persone si riversano in queste strade, significa che aldilà dei sogni infranti, della problematica quotidianità, della crisi economica e della perdita di valori… la speranza c’è. C’è ancora.
E quando si arriva stremati in cima a Costabianca, e si scorge a destra la Basilica, l’emozione che si prova dà tutte quelle risposte…
“Ogni cristiano è pellegrino. E’ insensato pensare di costruire sulla Terra dimore eterne. Siamo tutti mendicanti, tutti pellegrini… “
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Sono oltre 2.000 anni che si prega, addirittura se si prendono in esame le civiltà pre-cattoliche (a cui il cattolicesmo ha molto copiato) anche 3.000 o 4.000 anni che in ogni angolo del mondo si levano le invocazioni verso il cielo.
Ma fermandoci alla religione cattolica (ma il risultato sarebbe lo stesso prendendo in esame qualsiasi religone) le invocazioni e le preghiere quasi mai hanno trovato riscontro.
Forse che le preghiere non bastano a cancellare i tanti errori passati (stupri, saccheggi, crociate, inquisizione, ruberie, furti, simmonia, ecc.ecc. ecc.) della Chiesa Cattolica Apostolica Romana per cui chi dovrebbe ascoltare non ascolta perchè i gravi errori passati non si cancellano semplicemente con una tardiva ammissione di colpa?
Oppure perchè la “struttura” religiosa ha così ben utilizzato (nel corso dei secoli) il senso di religioso che è innato in ciascuno di noi spettacolarizzandolo (quando invece dovrebbe essere intimo e privato) e pertanto l’Altissimo può darsi che non ama spettacolari pellegrinaggi, ripetitive madonne piangenti e tutto lo show clerico-finanziario che gira attorno a tutti questi eventi?
Procedi con calma tra il frastuono e la fretta e ricorda quale pace possa
esservi nel silenzio.
Per quanto puoi, senza cedimenti, mantieniti in buoni rapporti con tutti.
Esponi la tua opinione con tranquilla chiarezza e ascolta gli altri: pur se
noiosi e incolti, hanno anch’essi una loro storia.
Evita le persone volgari e prepotenti: costituiscono un tormento per lo spirito.
Se insisti nel confrontarti con gli altri rischi di diventare borioso e amaro,
perché sempre esisteranno individui migliori e peggiori di te.
Godi dei tuoi successi e anche dei tuoi progetti.
Mantieni interesse per la tua professione, per quanto umile: essa costituisce
un vero patrimonio nella mutevole fortuna del tempo.
Usa prudenza nei tuoi affari, perché il mondo è pieno d’inganno.
Ma questo non ti renda cieco a quanto vi è di virtù: molti sono coloro che
perseguono alti ideali e dovunque la vita è colma di eroismo.
Sii te stesso.
Soprattutto non fingere negli affetti.
Non ostentare cinismo verso l’amore, perché, pur di fronte a qualsiasi
delusione e aridità, esso resta perenne come il sempreverde.
Accetta docile la saggezza dell’età, lasciando con serenità le cose della
giovinezza.
Coltiva la forza la forza d’animo, per difenderti nelle calamità improvvise.
Ma non tormentarti con delle fantasie: molte paure nascono da stanchezza e
solitudine.
Al di là di una sana disciplina, sii tollerante con te stesso.
Tu sei figlio dell’universo non meno degli alberi e delle stelle, ed hai pieno
diritto d’esistere.
E, convinto o non convinto che tu ne sia, non v’è dubbio che l’universo si
stia evolvendo a dovere.
Perciò sta’ in pace con Dio, qualunque sia il concetto che hai di Lui. E
quali che siano i tuoi affanni e aspirazioni, nella chiassosa confusione
dell’esistenza, mantieniti in pace col tuo spirito.
Nonostante i tuoi inganni, travagli e sogni infranti, questo è pur sempre
un mondo meraviglioso.
Sii prudente.
Sforzati d’essere felice.
Oppure
Anche io nutro delle perplessità riguardo la religione cattolica.
Gianfranco vorrei farti delle domande(non sono di sfida):
1)Quali sono le cose a cui ha copiato il cattolicesimo?
2)Con la seconda frase intendi dire che le preghiere non hanno avuto effetto quasi mai?
3)è riferita alla frase precedente?
lubeebastacbrdaniele: non credo che sia questo lo spazio adatto per mettersi a disquisire lungamente della religione, anche perchè i fedeli potrebbero non capire ed interpretare la discussione come un “attacco” alla loro fede, cosa che non è assolutamente nelle mie intenzioni.
Ho solo fatto presente che la religione cattolica ha molto ripreso da religioni precedenti (ebraismo, ad esempio) che a sua volta avevano “copiato” altre religioni più vecchie.
Tanto per fare un esempio il 25 dicembre (come data) non è certo una festa cattolica ma mutuata da una festa pagana.
Oppure i “sacrifici” al Dio simili in molte altre religioni (http://it.wikipedia.org/wiki/Mitra_(divinit%C3%A0)).
Oppure se si va a leggere bene l’Antico Testamento i comandamenti, come noi li conosciamo, non sono gli stessi che Dio diede a Mose sul Sinai.
E gli esempi potrebbero essere infiniti….
Tra l’altro la preghiera in “comune” mi pare tanto che sia un esaltazione tipica a quella che si potrebbe ritrovare nei grandi raduni (politici, militari, musicali) in cui il solo far parte di un grupo numerosissimo già di epr se da esaltazione, senzo di appartenenza, fibrillazione…
Complimenti e grazie a Silvia per questo bel racconto!
Sono d’accordo con Matteo ! ! !