«Deriva autoritaria dell’antifascismo
che usa la censura ideologica»
Fdi difende la “Rassegna esplicita”

MACERATA - La sezione maceratese del partito: «In una società democratica le idee si discutono, si contestano, si confutano. Non si eliminano con campagne di isolamento. Chi ha paura di un libro ha già perso in partenza». Simone Livi, ex capogruppo regionale: «È uno spazio libero e democratico, le critiche sono strumentali e intimidatorie»

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Un momento della Rassegna (Foto di Fabio Falcioni)

di Leonardo Giorgi

«Recitare copioni non funziona più e il teorema dell’antifascismo è anacronistico. E allora si ricorre alla censura ideologica, che, soprattutto se priva di fondamenti legali, diviene una deriva autoritaria». Fratelli d’Italia Macerata difende la “Rassegna esplicita” dell’evento Letture Maceratesi, in corso questo fine settimana nel capoluogo e al centro delle polemiche per i contenuti e gli ospiti vicini, in alcuni casi, all’estrema destra e alla simbologia del Ventennio (leggi l’articolo).

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Simone Livi (Fdi)

La rassegna ha avuto il supporto della Regione, con 15mila euro di fondi che sarebbero stati destinati alla messa in piedi dell’iniziativa, su indicazione dell’ex capogruppo Fdi, Simone Livi (leggi l’articolo). Mentre si susseguono gli appuntamenti dell’evento, sempre a Macerata si svolge oggi il controfestival antifascista “Non ci si rassegna”, organizzato con l’appoggio di esercenti, associazioni e sezioni locali dei partiti di centrosinistra (leggi l’articolo). Domani alle 16 previsto in piazza Vittorio Veneto un presidio antifascista, annunciando nei giorni scorso da Gianmarco Mereu di Rifondazione comunista (leggi l’articolo).

Sulla questione, interviene oggi la sezione maceratese del partito di Giorgia Meloni. «Si sente la necessità – si legge nella nota stampa – di sottolineare la circostanza che confondere il dissenso culturale con un reato sia un grave abuso del linguaggio e della realtà. Oggi si assiste all’ipocrisia di chi mentre si dichiara democratico utilizza strumenti tipicamente antidemocratici quali liste di proscrizione, pressioni, intimidazioni morali, tentativi di esclusione dallo spazio pubblico. É ora di far cadere la maschera dell’ipocrisia ad una sinistra che non sa più che pesci pigliare».

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Massimo Belvederesi, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia

«La storia ci insegna – continua il partito – che ogni censura anche se nasce “per una buona causa” finisce sempre allo stesso modo: con meno libertà, meno cultura, meno democrazia. Oggi si chiede di “togliere spazio” a chi non rientra nei perimetri dell’ortodossia dominante; domani basterà una frase, un’opinione, una parola fuori posto per finire nel mirino. È così che muore la libertà di espressione. In una società democratica le idee si discutono, si contestano, si confutano. Non si eliminano con campagne di isolamento. Chi ha paura di un libro ha già perso in partenza. Oggi, c’è chi si arroga il diritto di additare come fascisti direttori di giornale, scrittori, editori nei confronti dei quali non ci risulta che esistano denunce, processi o condanne che dimostrino l’esaltazione del fascismo finalizzata alla sua ricostituzione, che è l’unica fattispecie penalmente rilevante in Italia. Ma, guarda caso, coloro che fanno ciò sono gli stessi che qualche anno fa non spendevano una parola di biasimo verso chi prendeva a bastonate sotto il Palazzo comunale di Macerata, con la solita retorica, le “pignatte” antifasciste sempre in nome dell’antifascismo Ma è davvero questa la Macerata culturale che i cittadini vogliono?»

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A sinistra il manifesto con simboli che rimandano al Ventennio fascista della “Rassegna esplicita”. A destra, i loghi di esercenti, associazioni e partiti che supportano la controrassegna antifascista

Anche Simone Livi, Fdi, interviene spiegando le motivazioni che hanno portato alla nascita dell’evento. «Questa iniziativa nasce per dare alla città una visibilità più ampia e inserirla in un circuito culturale europeo. È uno spazio di confronto libero, aperto, democratico. Le polemiche e gli attacchi strumentali dimostrano quanto sia ancora difficile accettare davvero la libertà di espressione, anche da parte di chi afferma di difenderla. Il clima intimidatorio creato dai detrattori rischia di privare la città di un’occasione importante di crescita e valorizzazione culturale. Rispetto le scelte di chi ha deciso di rinunciare (in riferimento all’uscita dal programma dei docenti Paola Ballesi e Roberto Cresti), ma è innegabile che il timore delle critiche abbia prodotto una forma di censura che penalizza l’intera comunità».

 

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