Spazio pubblicitario elettorale

Fentanyl, droghe a 11 anni e Sert in affanno
«Non siamo più un’isola felice»

DIPENDENZE - Al convegno “Ragazzi fuori” a Macerata, organizzato dalla lista "I marchigiani per Acquaroli", confronto tra esperti e candidati su devianza minorile, sostanze stupefacenti e silenzi della politica. Il candidato Gianni Giuli: «Non possiamo pensare di normalizzare l’uso di cannabis, non può essere considerata leggera». L'avvocato Giuseppe Bommarito: «Le istituzioni preferiscono minimizzare il fenomeno che purtroppo invece cresce di pari passo con la diminuzione dell’età di assunzione. In questa campagna elettorale, sia a sinistra che a destra, non se ne parla»

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Da sinistra Gianni Giuli, Massimiliano Fraticelli, Giuseppe Bommarito

di Mauro Giustozzi

Lotta senza tregua alla droga ed alle dipendenze di ogni genere attraverso informazione, prevenzione in una regione ed un territorio che presenta dati allarmanti legati anche ad una criminalità che proprio sullo spaccio costruisce le sue fortune e la sua penetrazione sempre più ampia e diffusa. La lista I marchigiani per Acquaroli, che si presenta alle prossime elezioni regionali, ha organizzato “Ragazzi fuori” un incontro con al centro la tematica della lotta a droga, devianza minorile e dipendenze in generale: l’evento si è tenuto nella sala conferenze di Faggiolati Pumps ed ha visto partecipare Gianni Giuli (candidato nella lista e direttore del Dipartimento per le dipendenze patologiche dell’Ast Macerata), Alessandra Fermani (psicologa e docente Unimc), Aurora Pasqualini (giurista della Lube Academy), Giuseppe Bommarito (avvocato e presidente dell’associazione Con Nicola oltre il deserto dell’indifferenza) e Renato Coltorti (avvocato e componente dell’Osservatorio giustizia minorile Ucpi). A moderare il dibattito l’avvocato Massimiliano Fraticelli.

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«Siamo in un momento difficile ed ognuno deve fare la sua parte per il meglio – ha introdotto l’appuntamento il padrone di casa Giovanni Faggiolati -. Siamo in un mondo che è mutato rapidamente, abbiamo clienti sia in Ucraina che in Israele, ma con quello che sta accadendo abbiamo fermi in azienda materiali che erano destinati a quelle aree che oggi sono oggetto purtroppo di guerra». Dal canto suo è stato Gianni Giuli ad aprire gli interventi, sottolineando gli aspetti che anche professionalmente segue e conosce da vicino. «Non siamo da anni più un’isola felice in tema di droga e spaccio di stupefacenti – ha detto il direttore del Dipartimento per le dipendenze patologiche dell’Ast Macerata – però in provincia, rispetto alle città metropolitane, devo dire che si può ancora intervenire, lottare, grazie anche ad un rapporto diretto che abbiamo con le forze dell’ordine. La disponibilità di sostanze qui da noi è enorme: non possiamo pensare di normalizzare l’uso di cannabis, una droga che non può essere considerata leggera. Qualche anno fa gli eroinomani, nelle loro analisi del sangue, presentavano tracce di cocaina che è diventata la prima droga che la criminalità organizzata vende a tutte le fasce di popolazione. Arrivando sino a quindici giorni fa quando sono state trovate tracce di fentanyl nella cocaina utilizzata da un paziente giunto nel nostro ambulatorio. E questo è molto preoccupante».

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Giuli ha poi ricordato come i dati territoriali indicano che «ci sono 1500 pazienti trattati dalla nostra Ast che coinvolge le famiglie con altre 3000 persone. E considerate che solo 1 su 4 si viene a curare per avere l’idea delle dimensioni del fenomeno. Cosa fare? Bisogna lottare contro tutte le droghe e servono tante risorse economiche per fare prevenzione nelle scuole, educare nelle piazze i giovani. Nelle Marche arriveranno milioni di euro, come ci ha assicurato Alfredo Mantovano sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ed io mi batterò anche in regione se sarò eletto per portare avanti questa battaglia contro le dipendenze».

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Molto diretto l’intervento dell’avvocato Giuseppe Bommarito che ha ricordato come «ci sono tante carenze anche nel Sert che fa parte di quella sanità che soffre, nonostante l’impegno di persone come Gianni Giuli dal quale mi aspetto che porti questa sua, nostra, battaglia in Regione. Purtroppo della droga in questa campagna elettorale nessuno parla, né centrosinistra ma neppure il centrodestra. Le istituzioni preferiscono minimizzare il fenomeno che purtroppo invece cresce di pari passo con la diminuzione dell’età di assunzione dello stupefacente da parte dei ragazzi, passato dai 16/17 anni ai tempi del mio povero Nicola agli attuali 10/11 anni. C’è bisogno di fondi e di personale adeguato, in particolare psicologi. Le organizzazioni criminali che spacciano e riciclano denaro sporco nelle Marche sono presenti ovunque e sempre di più: eppure nella nostra regione non esiste una sezione della Dia che operi. Chiudo ricordando come una recente statistica nazionale ponga le morti per overdose registrate in Italia centrale, come la metà di tutte quelle italiane. E che si facciano a parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali i test antidroga perché non può essere che chi fa le leggi in materia di droga sia magari assuntore di stupefacenti».

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L’intervento dell’avvocato Renato Coltorti ha preso in esame le altre devianze giovanili che non sono solo legate al consumo di stupefacenti. «Il mondo dei giovani è pervaso dalle dipendenze –ha detto Coltorti- c’è un’altissima diffusione. Non solo droga ma anche alcool che forse è anche più diffuso e sottovalutato, ma come Osservatorio della giustizia minorile abbiamo scoperto come sia diffusa l’automedicazione attraverso l’uso di antidepressivi senza consulto medico, l’uso di psicofarmaci soprattutto tra le ragazze. Questo per combattere la depressione e mantenere elevate performance. Accanto a queste ci sono altre dipendenze come internet, i social, dipendenza anche dal lavoro o dallo sport, dalla forma fisica. Tutto questo ci porta a dire che è sì importante intervenire ad ogni livello, ad iniziare da scuole, parrocchie o piazze. Ma il discorso è a monte, non possiamo pensare che i giovani non cadano in queste dipendenze quando viviamo in una società che ha rinunciato a dare ai ragazzi un obiettivo, dei valori dei veri motivi per cui vale la pena vivere. Chi non primeggia oggi si sente un fallito e questi messaggi sono tremendi per i giovani».

A cercare di portare una luce in questo tunnel buio ci ha provato Aurora Pasqualini giurista della Lube Academy, associazione che coinvolge 300 ragazzi a Treia, che ha ricordato come questo progetto nato un anno fa grazie ai patron dell’azienda Sileoni e Giulianelli «voglia creare quell’aggregazione sana tra ragazzi che da un lato sostiene le famiglie che impegnate nel lavoro fanno fatica a seguire i propri figli nei pomeriggi post scuola e dall’altro attraverso lo sport ed i laboratori didattici diventi per chi frequenta la Lube Academy una zona confort diversa dai momenti che si vivono in famiglia o a contatto coi professori. Abbiamo iniziato con i più piccoli e quest’anno ci dedicheremo anche agli adolescenti, l’età che in tema di dipendenze è più a rischio».

In conclusione la docente di Unimc, Alessandra Fermani, ha ricordato come in Italia esista un grande malessere «ogni giorno un adolescente tenta il suicidio (per il 75% è la seconda causa di morte) oppure mette in campo comportamenti autolesivi. 46 mila ragazzi muoiono ogni anno a causa di suicidio che sarebbe più di uno ogni undici minuti, dati allarmanti. Alla base le problematiche che portano anche all’uso di stupefacenti ci sono modelli familiari disfunzionali, istituzioni educative assenti, vulnerabilità emotiva, difficoltà di gestione della rabbia come dimostrano i social, una tendenza al perfezionismo, l’incapacità a relazionarsi, storie di bullismo e sessualità precoce».

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