La scossa elettrica dei Deep Purple
travolge lo Sferisterio:
è l’Olimpo del rock (Foto)

LIVE - La mitica band torna a Macerata dopo 20 anni. Un capolavoro dopo l'altro, la qualità musicale viene messa in campo dai mostri sacri di ogni strumento presente sul palco. Incredibile la carica di energia che ha investito il pubblico

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I Deep Purple

di Marco Ribechi (foto Massimo Zanconi)

La leggenda dei Deep Purple approda a Macerata e dopo 20 anni la storia della musica riempie di nuovo lo Sferisterio. Era il 2003 quando la band di Hertford, uno dei tre pilastri assoluti dell’hard rock mondiale insieme a Led Zeppelin e Black Sabbath, portava il suo sound nel tempio della lirica. deep_purple_zanconi-2-325x217Oggi il mito è tornato a calcare il palco con una formazione che per tre quinti è composta dai membri (Ian Gillian, Roger Glover e Ian Paice) che nel lontano 1969 avevano cambiato per sempre la storia della musica segnando indelebilmente tutto ciò che sarebbe seguito. Del Mark IX, così è chiamata la formazione attuale dopo nove cambi di line up, fanno parte anche Don Airey, che ha collaborato praticamente con tutte le band più rispettate dell’hard rock, e Simon McBride, il più giovane del gruppo con il compito di dominare la chitarra elettrica strumento che caratterizza i Purple. Se ieri il colore era “Semplicemente Rosso” oggi l’atmosfera si tinge di porpora profondo, la stessa che ispirò Dario Argento per il suo film più iconico, aumentando i decibel e sparando nell’aria tutta la carica che solo la musica rock può infondere nelle vene dei suoi ammiratori, l’unica in grado di fare vibrare l’epidermide ad ogni colpo di batteria. Purtroppo il pubblico dell’arena ha lasciato molti posti vuoti, probabilmente per colpa della politica dei prezzi dei biglietti che ha reso lo show inaccessibile a molti.
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Entrati nel Guinness dei primati nel 1972 come band più rumorosa al mondo, i Deep Purple non hanno perso questa prerogativa, la loro scuola insegna che durante un concerto il volume deve essere semplicemente al massimo. E per onorare l’impatto sonoro e caricare la folla fin dal primo secondo esiste solo un brano degno di questo ruolo: Highway star tratto dal capolavoro Machine Head di cui nella serata verranno interpretati ben sei brani.

La voce di Gillian dall’alto dei suoi 78 anni non può essere quella di una volta ma lo spirito è praticamente immutato insieme alla qualità musicale messa in campo dai mostri sacri di ogni strumento presente sul palco. Highway star è semplicemente fantastica, una marcia trionfale di ingresso diretta a sbaragliare ogni dubbio, i Deep Purple sono carichi e a briglia sciolta, così come recita il nome del tour Europeo Unleashed, “sguinzagliati”.
deep_purple_sferisterio_zanconi-5-325x217Continuando sulla falsa riga di Machine Head il secondo pezzo è Pictures of Home in cui salgono anche le tastiere che danno forma a quel sound che ha caratterizzato almeno un decennio di musica eccellente in epoca in cui l’autotune sarebbe stato usato al massimo da bambini come giocattolo. Segue la più recente No need to shout, tratta dall’album Whoosh!, il 21esimo della band. In un salto di circa 50 anni si ritorna nel mito di In Rock con Into the fire. La dovizia tecnica della band è eccellente e lo dimostra l’assolo successivo che apre a un’inaspettata Uncommon Man, pezzo del 2013 dominato dalle tastiere di Airey così come per l’intro della successiva Lazy durante la quale entra un cameriere e serve ad Airey un buon bicchiere di vino rosso, chissà se Lacrima o Chianti.

deep_purple_sferisterio_zanconi-15-325x217Il primo momento di riflessione intimistica arriva con When a blind man cries e sembra di avere di nuovo Blackmore alla chitarra perché McBride entra definitivamente nel ruolo che gli compete e con un’esecuzione magistrale decide che oggi non è il giorno dei rimpianti. Allora anche Gillian ci prende gusto e nell’acuto finale e prolungato ricorda a tutti che lui, negli ultimi 50 anni, non è mai sceso dal suo trono che nell’Olimpo del rock porta inciso a caratteri cubitali il suo nome intoccabile. E non sono molti altri che possono affermare lo stesso. Si passa al 1993 con Anya, un treno in corsa che sfiora l’heavy metal con le tastiere che ormai hanno ampiamente salutati gli anni ’70 e attraversato anche gli ’80. Airey ci prende gusto e prosegue con un secondo solo di tastiere, prima liturgico, poi progressive. Sembrerebbe di essere a Canterbury fino a quando non parte una Pasquella e un Saltarello, così, tanto per fare capire che nella serata c’è spazio per tutti ma non per la banalità. Dopo la breve finestra popolare riparte il sound anni ’70 per poi però aprire di nuovo all’inconfondibile stile anni ’80 con Perfect Strangers.
deep_purple_sferisterio_zanconi-4-325x217I Deep Purple stanno mostrando, brano dopo brano, come nella loro sfavillante carriera abbiano dominato ogni stile di rock, padroneggiandolo e forgiandone gli stilemi.

Space Truckin’ è poesia per i timpani, Gillian dona tutto se stesso, “Come on, come on, come on” ed è chiaro che le oltre 100 milioni di copie vendute in carriera sono state raggiunte non grazie a Spotify. Tá tá tá ed è subito Smoke on the water, pagina uno versetto primo della bibbia del rock. Non ce n’è più per nessuno. Un riff di tre accordi iconici, inimitabili, inarrivabili. La semplicità che diventa complessa, gli accenti che diventano parola, la stele di Rosetta da cui sarà possibile risalire alle origini del rock anche tra tremila anni. Sullo schermo alle spalle della band il vinile originale d’epoca che gira e rigira. Se si sommassero tutti i giri fatti da tutte le copie nel corso degli anni si arriverebbe senza dubbio a coprire una distanza siderale che ci porterebbe su pianeti inesplorati.

deep_purple_sferisterio_zanconi-16-325x217Ieri era stato il compleanno del batterista dei Simply Red Roman Roth, oggi è quello di Ian Paice, strana coincidenza. Se i Red hanno festeggiato con Happy Birthday i Purple lo fanno con Hush, uno dei cori più imitati nella storia della musica condito da una battle di assoli tra chitarra e tastiere. Questo è forse il sound più caratteristico dei Purple, compatto, solido quadrato. Con uno strepitoso solo di basso che ci ricorda che Glover è stato in realtà protagonista per tutto lo show si arriva al finale. Sale in cattedra il cavaliere nero, Black Night, che uccide la notte e porta il pubblico lontano, lontano da casa. Già il pubblico, dove è stato finora? A godersi uno spettacolo che è arrivato diretto al cervello come una scossa elettrica. La bellezza dei Deep Purple non ha tempo per essere contemplata, può solo essere vissuta mille all’ora pezzo dopo pezzo.


(Clicca qui sopra per ascoltare la notizia in podcast)

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L’assessore Riccardo Sacchi tra il pubblico (Foto Falcioni)

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L’assessore Riccardo Sacchi con Matteo Zallocco, direttore di Cronache Maceratesi

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In platea la vice sindaca Francesca D’Alessandro

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