Il rettore John McCourt lunedì pomeriggio durante l’inaugurazione dell’Anno Accdemico
«Se è vero che il suo obiettivo è quello di diffondere il benessere all’interno della comunità, la invitiamo a riflettere e a fermarsi, per recuperare, con un pizzico di umiltà, le relazioni. Sono le relazioni che fanno la comunità. Forse è necessaria, rettore, una riflessione sul senso di comunità e sul senso di futuro». Sono le parole di un gruppo di dipendenti Unimc del comparto tecnico-amministrativo, che preferiscono rimanere anonimi perché temono ripercussioni. Continuano insomma le polemiche dopo l’inaugurazione del 733esimo anno accademico. Dopo il dibattito innescato dalle associazioni studentesche e l’intervento critico di Sinistra Italiana, arriva dunque una lettera molto polemica di parte del personale tecnico-amministrativo.
«Rettore, l’Università di Macerata ha sempre guardato al futuro con occhio vigile ai cambiamenti, imparando dal passato e cercando vie e percorsi virtuosi per far crescere l’intera comunità – scrive il gruppo di personale – L’Ateneo di Macerata, a vocazione umanistica, ha grandi potenzialità e risorse intellettuali che dovrebbero emergere come eccellenze e da cui dovremmo ricavare opportunità continue di crescita, miglioramento e sviluppo, interne e per tutto il territorio. Se è vero, come lei dice, che l’Università è comunità, sembra quanto mai paradossale alla sua prima inaugurazione dell’anno accademico non aver potuto ascoltare l’intervento del direttore generale che rappresenta il personale tecnico amministrativo. A memoria non ricordiamo un’inaugurazione senza il saluto del direttore generale che, tra l’altro, è il rappresentante del personale tecnico amministrativo e colui che da Statuto ne coordina l’attività. È stato anche paradossale non vedere al suo fianco altri due organi di governo dell’Ateneo che insieme a lei ne devono garantire l’indipendenza da ogni orientamento ideologico, politico o religioso o promuovere il rispetto dei principi costituzionali e normativi: il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione».
«Se è vero che l’Università è comunità – continua il gruppo – sembra quanto mai paradossale che alla sua prima inaugurazione di anno accademico si vedano nell’auditorium quasi esclusivamente le autorità e le toghe dei professori. Ma la comunità accademica è composta anche da personale tecnico amministrativo e da studenti. In questo scenario è stato facile tornare indietro nel tempo, ossia quando le Università erano governate da baroni ed esisteva la lobby dei docenti. Ma andiamo avanti, guardiamo avanti ad un nuovo inizio o forse, ad una nuova fine. Il discorso della rappresentante del personale tecnico amministrativo è stato affidato ad una collega che si è già predisposta al pensionamento. Accostiamo all’inaugurazione dell’anno accademico, una cerimonia per il conferimento di un dottorato ad honorem quasi più come celebrazione del compleanno di un illustre ottantenne che di un Premio Oscar (a cui peraltro era stata già conferita una laurea ad honorem dal nostro Ateneo)».
«E in ultimo, ma non per importanza, l’Università oltre a essere comunità, deve necessariamente essere laica – conclude il gruppo – Nel recente passato il Teatro Lauro Rossi ha accolto le nostre cerimonie di inaugurazione dell’anno accademico egregiamente, consentendo la partecipazione della comunità, inoltre è uno dei patrimoni culturali della città di Macerata e soprattutto è un luogo “neutro”. L’Ateneo per primo ha il dovere di tutelare la neutralità rispetto a qualsiasi forma di credo politico, religioso, ideologico».
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Polemiche inutili
avrà fatto come meglio a potuto, il prossimo anno farà diverso.....
Comunque, non si capisce chi c'è dietro a queste critiche. Nel titolo si parla del "personale", come se fosse tutto il personale. Poi, nell'articolo, si parla di un "gruppo": ma che gruppo? Un sindacato? Un'associazione dei dipendenti? Oppure altro? Perché lo sappiamo tutti che anche l'università è un centro di potere, e così come ci sono quelli che sostengono McCourt, ci possono benissimo essere quelli che lo criticano non in buona fede, ma perché portano altri interessi e McCourt è, comunque, un "papa straniero", magari anche estraneo a interessi che si sono consolidati all'interno dell'università.
Anch'io avevo fatto notare che, nonostante Dante Ferretti sia un personaggio illustre e una gloria locale, il conferimento del dottorato di ricerca sembrava eccessivo. Mi fa piacere di non essere stato il solo.
Eh, beh!
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A differenza di questi anonimi e indefiniti dipendenti unimc, che tentano con questa azione di coinvolgere tutto il personale nella critica al rettore, io, dipendente unimc, ci metto la faccia.
La critica si fa pubblicamente, nelle sedi istituzionali e anche in piazza. L’università dovrebbe essere il posto ideale per il confronto tra posizioni diverse.
Invece qui vedo solo lo squallido tornare a galla di vecchi e nuovi rancori, un approccio maceratese ai rapporti di forza che ha ammorbato da sempre questa città.
È ora di cambiare aria anche in questo.
Chi non firma ciò che scrive passa per codardo.
Il cattolicissimo rettore irlandese e il politicizzatissimo prete italiano perché non si danno appuntamento al bar?
Anche io, da dipendente UniMc, ci voglio mettere la faccia.
Lungi da me ricorrere a luoghi comuni e a proclami ideologici, chiedo semplicemente a chi parla del riemergere di vecchi e nuovi rancori e di “aria nuova” di mettere ordine nel suo cervello e di spiegare perché non ha protestato di fronte ad una inaugurazione dell’a.a. fatta in una chiesa e al bel (!) trattamento riservato al PTAB e agli Organi di Governo dall’Ateneo, di cui anche lui ha fatto parte (era d’accordo? o forse i rancori mai sopiti di cui parla e lo spirito di rivalsa hanno preso il sopravvento?). E, soprattutto, dica dov’era a inizio novembre 2022 quando, dopo pochi giorni dall’insediamento del nuovo rettore, tante persone furono spostate, in una logica da puro spoiling system.
Ai presuntuosi, depositari di dogmi e certezze assolute, consiglio un esame di coscienza, ogni tanto.
Comunque, è proprio vero che la verità vien sempre fuori, alla lunga: ci vuole solo tanta pazienza!