I 6 “Usain Bolt” a quattro zampe
e un cingolano campione d’Italia
«Lo sleddog è vera simbiosi con i cani»

TRIONFO - Luca Bongarzoni, 36 anni, è titolare assieme ai fratelli di un'azienda di torrefazione, ma la sua vera passione è la corsa con la slitta trainata dai cani e al suo fianco ci sono sempre la moglie e il figlio di otto anni: «Stiamo 365 giorni dietro ai nostri animali e ci prendiamo cura di loro, dal cibo alla salute e all'addestramento». Sulle nevi del monte Bondone è arrivato il titolo tricolore: «Non percepiscono che sono arrivati primi e che hanno vinto una gara. Per loro l'essenziale è divertirsi, noi appaghiamo questa voglia». FOTO E VIDEO
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Luca Bongarzoni e i suoi cani alla partenza di una corsa
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Luca Bongarzoni sul gradino più alto del podio

di Michele Carbonari

Sacrificio, passione, impegno e tanto amore per i cani, una vita dedicata al migliore amico dell’uomo.

Luca-Bongarzoni-13-325x217Grazie a questo mix di fattori Luca Bongarzoni si è laureato campione italiano di sleddog, la corsa con la slitta trainata dai cani. Sulle nevi del monte Bondone, in provincia di Trento, il 36enne di Cingoli ha trionfato insieme alla sua squadra di amici a quattro zampe (quattro femmine e due maschi): Felicity ed Emelie (leader), Evita e Goldy (team dogs) ed Enia ed Elvis (wheel dogs), posizionati in fila a coppia. In un contesto di gara aperta anche a livello internazionale con concorrenti stranieri, il musher (cioè il conducente della slitta) marchigiano è stato il migliore degli italiani nella categoria sei cani. Un’unica manifestazione, con due classifiche e due premiazioni separate: quarto nella graduatoria generale, a circa venti secondi dal terzo, ma primo a livello nazionale.

Luca-Bongarzoni-9-325x217Luca Bongarzoni non è stato, e non è mai, solo in queste imprese. Al suo fianco ci sono sempre la moglie e il figlio di otto anni, in prima linea nella quotidianità con i cani e in gara. «In questa attività è coinvolta la mia famiglia: mia moglie e mio figlio, che si sta avvicinando a questo sport. In gara, io sono in slitta, mentre mia moglie è vicina ai cani per tranquillizzarli e per parlarci, per far capire loro che ci siamo. Dopo il comando, sprigionano tutto quello che hanno. La gara è frutto dei nostri allenamenti, che facciamo tre o quattro volte a settimana. Anche molto presto, ad esempio alle 5 di mattina come nei giorni scorsi. Questo, praticamente, è uno stile di vita, una passione, più di uno sport: stiamo 365 giorni dietro ai cani e ci prendiamo cura di loro, dal cibo alla salute, per tutelare al meglio i nostri “atleti”. L’addestramento consiste anche nei movimenti: girare a destra, a sinistra, andare più forte o più piano».

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Le condizioni del percorso

La gara era composta da due manche, una il sabato e l’altra la domenica. Il tracciato di 11,2 km è stato percorso da Luca e dalla sua squadra di cani in circa mezz’ora. Si sommano i due tempi e con il totale di forma la classifica, ovviamente a categorie. «Abbiamo vinto il titolo grazie alle due leader, quelle che si trovano avanti. Il vento e la tormenta avevano cancellato il grosso del tracciato, neanche io vedevo bene, loro invece hanno fatto la differenza e non hanno sbagliato nulla. Abbiamo vinto grazie alla loro caparbietà ed attenzione – spiega Luca -. In passato ho vinto altri titoli. Questo, nella categoria sei cani, è il più difficile, perché bisogna trovare il giusto equilibrio. Chi va d’accordo con un maschio o una femmina, chi si sente meglio avanti o dietro, chi è destro o sinistro. Sta a noi capire tutto, poiché i cani non hanno la parola. Capire soprattutto quando sono felici, così da dare il meglio. Ogni cane ha una sua personalità, un modo di porsi, un carattere, le sue paure, i suoi timori e le sue difficoltà, ma anche i punti di forza. Sta a noi musher, io mi considero un direttore d’orchestra, guardare i comportamenti e comprenderli».

Luca Bongarzoni ha 36 anni, vive a Cingoli e ha un’azienda di torrefazione insieme ai fratelli: la Janus Caffè. «Sono il rappresentante e quindi sto sempre in giro, seguendo l’aspetto commerciale riesco ad organizzarmi. Non faccio ferie, o meglio, le organizzo in base alle gare. Da cinque sei anni gareggio a livello competitivo. Viaggiamo con un furgone, arieggiato, i cani sono nelle gabbie e tutto è a norma. Il mio è uno sport di sacrifici, a volte la sveglia alle 4 per andare in altura a cercare il freddo, che è il nostro habitat. Poi doccia e si riparte per il lavoro».

Luca-Bongarzoni-2-194x400Una vita di sacrifici, appunto, ripagati dai risultati del passato e soprattutto da quelli più recenti al campionato italiano. Risultati che a loro volta regalano emozioni forti. «Io condivido gli allenamenti con un amico di Fano, Francesco, dalle mie parti. C’è parecchio affiatamento, anche lui ha vinto il titolo di campione italiano, nelle categorie due e quattro cani. Prima di salire sul podio ci siamo guardati e abbiamo pianto insieme. Facciamo tanti sacrifici. I cani non percepiscono che sono arrivati primi e che hanno vinto una gara. Per loro l’essenziale è divertirsi, noi appaghiamo la loro voglia. Siamo competitivi e diamo tutto per raggiungere questi obiettivi. Vincere è molto gratificante e da lo stimolo per continuare gli allenamenti e fare altre gare. Tante emozioni vengono fuori, quindi la lacrima esce facile, proprio perché sono coinvolti i legami più stretti, famiglia e amicizie.

Con mia moglie ci siamo conosciuti grazie ai nostri primi cani, ora la famiglia è cresciuta con nostro figlio e con i dieci cani che abbiamo. Vincere il titolo italiano è bello per tutto quello che c’è dietro. La nostra attività c’è anche d’estate, più a livello mentale, in quanto i cani sono in relax, ma devono divertirsi anche senza corsa. Cerchiamo comunque di farli stare bene. Abbiamo sei “Usain Bolt”, quindi dobbiamo stare attenti a loro: cuore, polmoni, zampe, articolazione e stomaco, le funzioni vitali. Non parlando, devi capire i segnali. Dopo allenamento, che consiste in forza, velocità, carico, facciamo una passeggiata per scaricare. Dobbiamo fare attenzione anche sulla mente e sulla concentrazione del cane. Io con loro ci parlo e loro mi capiscono, mi guardano e mi danno l’“ok” per partire con l’allenamento. Quello ideale è quando ci sono temperature basse, magari sotto lo zero».

A Vermiglio, sempre in Trentino, è in programma il mondiale. «Ci saranno molti partecipanti, cerchiamo di arrivare preparati. Il livello sarà alto, considerando i nordici che hanno la neve molto più tempo di noi. L’obiettivo è la top ten».

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