Il pubblico allo Sferisterio ieri sera
di Marco Ribechi (foto Fabio Falcioni)
I Litfiba infiammano lo Sferisterio e sulle note di El Diablo fanno quasi inginocchiare il pubblico presente per un atto di purificazione, a fine serata invece il voto popolare elimina in un sol colpo tutte e quattro le donne in gara. Sabato sarà una finale tutta al maschile.
Piero Pelù
Nella prima notte della 33esima edizione di Musicultura a fare da padrone è il rock di Piero Pelù e Ghigo Renzulli che proprio sul palco dell’arena festeggiano i 40 anni di attività musicale in un tripudio di applausi e “bis” gridati dagli spalti. Con l’entusiasmo di due novellini, ma con tutta l’esperienza di quattro decadi di tournée, il gruppo fiorentino ha presentato una selezione di brani presi da decenni diversi della loro carriera (Vivere il mio tempo, Lulù e Marlene, Lo Spettacolo e El Diablo). In un mini show di vero rock, dominato dalla chitarra di Ghigo, i Litfiba hanno dimostrato che il tempio della lirica sa adattarsi benissimo anche a sonorità più dure che gli spettatori dimostrano di gradire. Nel mezzo anche un breve siparietto irriverente di Pelù che, fingendosi Papa, invita i presenti ad inginocchiarsi per un momento di purificazione mentre impazza il loro brano più popolare, El Diablo. Il tutto poco prima di ricevere il premio delle due università per meriti artistici. «Ne sarà orgogliosa mia madre – spiega scherzando Pelù – nonostante non mi sia mai laureato vengo premiato da due rettori!». Nell’esibizione anche un pensiero dedicato all’Ucraina e a tutti i popoli che oggi sono costretti a vivere in un clima di guerra. “Pace a noi” grida la canzone Lulù e Marlene, brano iconico della band, tratta dal primissimo album del 1985 Desaparecido ancora oggi attuale.
Ditonellapiaga
L’Ucraina inevitabilmente tocca lo Sferisterio sin dalle primissime note della serata con la partecipazione dei Dakhabrakha, ensemble proveniente proprio dal paese in guerra con la Russia. Il quartetto ha presentato un sound che unisce la tradizione della musica popolare a sonorità più moderne e quasi sciamaniche, con versi di uccelli ad accompagnare le percussioni tribali. «Cosa augurate ai vostri connazionali di cui una rappresentativa messa in salvo dalla guerra è ospitata proprio qui a Macerata?» domandano in inglese Enrico Ruggeri e Veronica Maya al leader della band, indicando un folto gruppo di persone in platea. «Noi crediamo che il nostro paese alla fine vincerà perché la luce della verità arriva sempre» la ferma risposta che anticipa uno scrosciante applauso.
Il leitmotiv dell’Ucraina torna anche nelle parole dell’ospite successivo, Angelo Branduardi che, dopo aver suonato “Confessioni di malandrino” e “Il dono del cervo” decide di esibirsi in una versione singolare de “Alla fiera dell’Est” in lingua ucraina. «Della serie non vi sarà risparmiato niente…» il commento scherzoso dello stesso Branduardi prima di pronunciare alcune strofe in lingua slava. Il maestro poi, incalzato da Ruggeri con la domanda: “Come vedi la musica oggi?” risponde con un lapidario “No comment” che la dice lunga sull’attuale stato dell’arte. Tra gli ospiti anche Ditonellapiaga e Violons Barbares. La prima ha presentato i suoi due brani più famosi, la cover di Per un’ora d’amore e Chimica, uscita dall’ultimo Sanremo in duetto con Donatella Rettore. I secondi invece, perlopiù sconosciuti a molti, hanno raccolto sinceri applausi grazie alla commistione di un violino bulgaro, un cantante mongolo e un percussionista francese capaci insieme di creare ritmi davvero travolgenti.
Angelo Branduardi
Ma a sorprendere nella prima notte di festival è stato soprattutto l’implacabile giudizio del pubblico che elimina d’un colpo, manco a farlo apposta, tutte le donne presenti in gara. I brani scartati sono forse quelli più intimi e personali quindi meno adatti a un festival che, pur volendo rappresentare il cantautorato italiano, deve alla fine sempre fare i conti con la canzone radiofonica e con il voto popolare. Proprio i brani femminili infatti erano quelli che forse si addentravano di più nella sperimentazione musicale attraverso suoni elettronici, sintetizzatori, testi introspettivi e a volte anche con uno schema canzone non basato sul semplice susseguirsi di strofa e ritornello. Ma il giudizio popolare è sovrano quindi eliminate Cassandra Raffaele, Valeria Sturba, Martina Vinci e Isotta, quest’ultima che però può consolarsi grazie al premio Afi. Passano il turno Emit con il brano Vino, Malvax con Esci col cane, TheMorbelli con Il giardino dei Finzi Contini e Yosh Wale con Inutile, vincitori del premio come miglior testo. Quattro brani molto diversi tra loro che si daranno battaglia, in termini metaforici, nella notte di domani quando l’arena ospiterà tra gli altri anche Gianluca Grignani e Manuel Agnelli assicurandosi almeno altri 30 minuti di rock in attesa del verdetto finale.
I Dakhabrakha, band ucraina
Violons Barbares
Premio come miglior testo agli Yoshe Whale
Martina Vinci
Malvax
The Morbelli
Isotta
Emit
Cassandra Raffaele
Valeria Sturba
che bello, pieno pieno
Bellissima serata.....Litfiba super
Se avesse vinto Ricotta, oggi la squadra Parcaroli avrebbe gridato allo scandalo per l'omelia di P(adre) Pelù. Daje jo
E' il pubblico come pecore si inginocchiano al santo padre Pelù.
Grandi Litfiba....vi aspettiamo a Monte Urano l'11 Agosto
A fine serata si sarebbe esibito anche un certo Enrico Ruggeri per un paio di pezzi, perché non se ne dà conto?
format stucchevole
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Sono in totale disaccordo con il Sig. Bianchini, Musicultura una perla della nostra provincia in un contesto lo Sferisterio di una bellezza unica.