di Gianluca Ginella (Foto di Fabio Falcioni)
Una aggressione brutale, nel mezzo di una delle vie più trafficate di Macerata: due uomini che dopo aver gettato a terra il 36enne Daniele V., padre di una bambina di pochi mesi, lo prendono a calci con pestoni, ripetuti, sul torace dell’uomo. Oggi i due presunti autori di quel fatto, classificato da Procura e Gip come tentato omicidio, si trovano in carcere.
Gli uomini della Squadra mobile di Macerata, diretta dal commissario capo Matteo Luconi, coordinati dal procuratore Giovanni Giorgio e dal sostituto Rita Barbieri, hanno ricostruito (ma ulteriori indagini sono in corso) quello che era accaduto la sera del 16 gennaio. In manette questa mattina sono finiti due albanesi, Enrriko Jashari, 22 anni, e Orges Falli, 34, che vivono a Macerata, su ordine di custodia cautelare spiccato dal gip che ha accolto la richiesta della procura. Per gli inquirenti non è stato semplice arrivare a individuare gli autori di quel gesto che il procuratore Giovanni Giorgio oggi ha definito «un fatto brutale». Dopo circa due mesi, grazie a testimonianze e alle riprese delle telecamere, gli inquirenti hanno dato un nome a chi aveva materialmente partecipato al pestaggio e stanno cercando di individuare una terza persona, anch’essa coinvolta, ma che non ha picchiato Daniele.
Il giovane padre era finito in coma, poi dopo sei giorni si è risvegliato e in seguito è tornato a casa. Di quanto accaduto non aveva saputo riferire nulla (non era nelle condizioni di ricordare quanto successo). E sui motivi del pestaggio sono in corso le indagini.
«A Macerata sono avvenuti due fatti gravi tra il 24 dicembre e i 16 gennaio. Prima l’omicidio di Rosina Carsetti a Montecassiano, poi questo tentato omicidio in corso Cavour. In questo caso le immagini delle videocamere mostrano come la vittima venga colpita reiteratamente mentre è a terra – ha detto il procuratore Giovanni Giorgio nel corso di una videoconferenza organizzata dalla Questura -. È un fatto brutale, come attestano le immagini. Oltre alle due persone arrestate ce ne sarebbe anche un terzo al momento non identificato, ma che confidiamo di poter individuare. Il giudice Claudio Bonifazi ha condiviso sia la qualificazione giuridica del fatto, tentato omicidio, che la nostra richiesta cautelare. Esprimo la mia soddisfazione per l’indagine condotta dalla Squadra mobile, così come la esprimo per il lavoro fatto dai carabinieri in quella per l’omicidio di Rosina Carsetti. In questi anni che sono stato a Macerata sono avvenuti diversi fatti gravi e siamo riusciti sempre a individuare gli autori. In nessun caso il colpevole è rimasto ignoto».
Il procuratore ha aggiunto che, pure se Daniele non ha potuto aiutare a individuare gli autori, ci sono stati altri testimoni che sono stati preziosi nel fornite informazioni agli inquirenti. Il questore Vincenzo Trombadore ha sottolineato la propria soddisfazione per aver individuato gli autori di una «azione vigliacca, avvenuta in pieno centro. La provincia di Macerata può contare su forze dell’ordine molto reattive e presenti nel rispondere alle esigenze della collettività».
«Le immagini mostrano una cieca violenza – ha riferito il commissario capo Luconi nel corso della videoconferenza -. Gli aggressori, simultaneamente colpiscono con calci e pugni la vittima, attingendo agli organi vitali. Questo palesa un’indole spiccatamente violenta dei due aggressori. L’indagine ha messo in chiara luce che due sono gli esecutori materiali del pestaggio mentre una terza persona è coinvolta, ha alimentato l’aggressione, ma non ne ha preso parte».
Per il giudice la necessità di custodia in carcere è legata innanzitutto al rischio di inquinamento delle prove, perché gli indagati potrebbero, dice il gip nell’ordinanza, avvicinare testimoni per far rilasciare dichiarazioni a loro favorevoli o farli ritrattare. Nel corso dell’indagine è emerso che il 22enne aveva parlato con una connazionale che vive a Macerata e che doveva essere sentita dalla questura. La donna il 16 gennaio aveva dato a casa sua una festa di compleanno a cui aveva partecipato anche il 22enne. Il giudice ritiene che l’indagato volesse influenzare il ricordo della ragazza perché poi questa dicesse che lui al momento in cui avveniva il pestaggio si trovava a casa sua alla festa e non si era mai allontanato fino alle 23 se non che pochi minuti, per comprare le sigarette. Dalle indagini è emerso anche che una donna avrebbe avvicinato, poco dopo l’aggressione, un testimone per dirgli di non fare i nomi delle persone coinvolte. Il motivo è che, dice il gip, gli aggressori erano amici della donna. Sentita dagli inquirenti la stessa aveva però detto di non aver visto gli aggressori. Jashari e Falli sono nel carcere di Montacuto, ad Ancona. Entrambi si sarebbero dichiarati estranei ai fatti, negando di aver preso parte al pestaggio.
(Servizio aggiornato alle 17,25)
Da sinistra: il questore Vincenzo Trombadore e il commissario capo Matteo Luconi durante la videoconferenza
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La polizia ha fatto il suo dovere, adesso deve fare il suo dovere il tribunale.
Ottima operazione. Sarebbe però interessante conoscere il movente di una siffatta brutale aggressione.
…mah, che tutto ciò sia la conseguenza dello sviluppo e del successo della meravigliosa integrazione, in Italia, dovuta all’accoglienza ed all’importazione di risorse!? Arimah!! gv
Le Forze dell’Ordine fanno egregiamente il loro lavoro, purtroppo vanificato da certi magistrati.
Quando, e se, qualcuno farà, o applicherà se già esiste, una legge per espellerli essendo stranieri, dopo scontata la pena, sarà un bel giorno per questa sempre più povera Italia.
Sicuramente non esseri umani chi ho visto nel video….ma chi stava nelle vicinanze e guardava senza fare niente…non vorrei che un giorno capitasse a loro stessi tutto quello..non aggiungo altro!
Pensavo fossero stati due maceratesi doc…. Strano.
Sarebbe interessante sapere se è stato identificato il soggetto che si alza, riprende la scena col cellulare, non interviene, e si allontana dal teatro dell’aggressione, al fine di verificare se ha avuto qualche ruolo nell’evento delittuoso. Se poi il medesimo non si fosse attivato nell’immediato al fine di soccorrere e/o di consegnare alle Autorità le immagini da egli realizzate, potrebbe verosimilmente ritenersi concretata l’omissione di soccorso, salvi altri reati.