Arrestato Maurizio Mosca:
corruzione nelle forniture sanitarie
«Misura cautelare immotivata»

MACERATA - Inchiesta della Guardia di finanza sugli appalti per la fornitura di apparati medicali all'ospedale di Chieti, l'imprenditore ed ex presidente della Maceratese è ai domiciliari. La difesa: «Leggendo le carte emergono le gravi carenze di questa indagine»

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I difensori di Maurizio Mosca. Da sinistra, gli avvocati: Valentina Romagnoli, Renato Perticarari, Andrea Perticarari, Andrea Netti

 

di Gianluca Ginella

Corruzione, quattro arresti in una indagine a Chieti, tra loro c’è anche l’imprenditore maceratese Maurizio Mosca che si trova ai domiciliari da questa mattina. Le contestazioni riguardano la fornitura di valvole cardiache all’ospedale di Chieti che secondo la procura sarebbero state vendute ad un prezzo maggiorato.

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Maurizio Mosca

«Gravi carenze istruttorie, anche la misura cautelare non trova motivazione. Ricorreremo al tribunale del Riesame. Conosciamo tutti Maurizio e la sua professionalità. Quando questa mattina è arrivata la Guardia di finanza prima c’è stato lo stupore, poi la presa di coscienza e la rabbia. Siamo certi della sua innocenza, leggendo le carte emergono le carenze di questa indagine» dice il pool di avvocati che assistono l’imprenditore (Andrea Netti, Renato Perticarari, Andrea Perticarari, Valentina Romagnoli).

Lo choc per Maurizio Mosca, conosciutissimo in città, ex presidente della Maceratese, ex consigliere comunale, è stato all’alba quando a casa sua, nel quartiere di Corneto a Macerata hanno suonato i finanzieri per notificargli il provvedimento relativo ad una indagine per corruzione che coinvolge sette persone (per quattro sono state adottate misure cautelari, tra questi c’è il primario Gabriele Di Giammarco, che guida il reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti, un altro imprenditore, che come Mosca opera nel settore della distribuzione di apparati medicali per le multinazionali, e un agente di commercio). Le contestazioni, che vanno dal falso alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, hanno riguardato in primis il primario Gabriele Di Giammarco che, secondo la ricostruzione dell’accusa, avrebbe indotto la Asl ad acquistare le valvole cardiache Perceval, prodotte dalla multinazionale Livanova, commercializzate nella zona, all’epoca dei fatti, da Mosca, a prezzi superiori rispetto a quelli di mercato.

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«Maurizio Mosca è una persona che per la città ha fatto molto. E’ sorpreso, non si aspettava minimamente una cosa simile. Dopo ore trascorse a riannodare tutti i tasselli, la sorpresa ha lasciato spazio alla rabbia» premette l’avvocato Netti. «Abbiamo letto gli atti e parliamo in ragione di quelli. Sì parla di forniture, nello specifico di una valvola cardiaca, Perceval, prodotta da una multinazionale che si chiama Livanova, e Mosca, attraverso la sua azienda, la Mosca srl, si occupa di acquisto e rivendita di questo pezzo. Contestano il valore di mercato della fornitura – continua Netti – ma l’accusa muove dalla consapevolezza che il prodotto sia rivenduto all’ente ospedaliero con valori che superano, dice la procura, del 40% il valore di mercato. Su questo diciamo subito che, dopo avere analizzato le carte, la questione è che c’è stata una impostazione drammaticamente fuori fuoco: se vendo 10 pezzi a mille euro e ne prevedo altri 3 gratis, quei dieci pezzi non li sto facendo pagare mille euro, ma è il prezzo di 13. La procura non ha analizzato questo. Eppure Mosca la fornitura la faceva in questo modo: ogni dieci valvole, tre gratis». «L’Ordinanza – riferiscono i legali – oltre a mancare totalmente di motivazione in merito ai presupposti cautelari, anche in punto di fumus risulta gravemente carente. La procura non ha tenuto conto di elementi assai rilevanti e chiari già alla luce delle evidenze documentali, quali, ad esempio, il fatto che i prezzi praticati dalla Mosca srl per le forniture fossero, non solo in linea con il mercato, ma addirittura ben inferiori rispetto a quanto sostenuto dall’accusa. La società, infatti, oltre ad aver anno per anno adeguato e ridotto il prezzo a causa del progredire del tempo, offriva alla Asl anche uno sconto-merce che le consentiva di ricevere ogni dieci valvole acquistate, tre valvole omaggio. Il che, ovviamente, comportava una notevole riduzione della spesa sostenuta per le forniture». Inoltre i legali hanno precisato che, proprio per garantire condizioni di parità tra l’ospedale di Chieti e le altre strutture ospedaliere vicine (come l’ospedale Torrette di Ancona), la società di Mosca aveva, nel tempo, proposto ulteriori sconti ed infine allineato il prezzo praticato a quello proposto alla Asl di Teramo. «Pur non essendo costretto ad applicare riduzioni o sconti, Mosca aveva ritenuto corretto seguire una logica di prezzo omogeneo sul territorio, per consentire a tutte le strutture ospedaliere di beneficiare delle stesse condizioni dove migliori, anche tenuto del fatto che si tratta di prodotto che, pur nella sua peculiarità, può essere comunque definito tecnologico e quindi soggetto alla progressiva diminuzione del prezzo» spiega l’avvocato Renato Perticarari.

E ancora, continuano i legali «infondata l’accusa di aver promesso al primario Di Giammarco utilità in cambio dei contratti per la fornitura delle valvole: «Il nostro cliente ha sempre mantenuto rapporti esclusivamente professionali con la Asl. La società rappresentata da Maurizio Mosca si è solo limitata a contribuire a parte delle spese sostenute dalla struttura sanitaria per innovare il presidio ospedaliero e per la formazione del proprio personale. Ciò sempre nella massima trasparenza». Così come trasparenti, sostengono, sono state le procedure con le quali la Asl ha affidato alla Mosca srl la fornitura delle valvole. «La procedura di affidamento diretto, che la procura sostiene sia dimostrativa dell’accordo illecito, è in verità espressamente prevista dal Codice degli Appalti. La stessa Anac ne ha disciplinato il ricorso mediante apposite linee guida, visto l’elevata applicazione che ne viene fatta nelle pubbliche amministrazioni soprattutto in ambiti specialistici come quello medico. Risulta dagli atti che proprio la Asl di Chieti ne abbia fatto ricorso centinaia e centinaia di volte» dice l’avvocato Andrea Netti. Che conclude: «Il messaggio che ci sentiamo di dare è: siamo certi dell’innocenza di Maurizio Mosca, il cliente ci ha già dato mandato di chiedere il riesame».

L’INCHIESTA – Gli arresti, tutti ai domiciliari, sono stati eseguiti oggi dalla Guardia di finanza di Chieti nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Chieti. Le accuse, a vario titolo, vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta, dal falso all’omicidio colposo. Per Mosca l’unico reato contestato è la corruzione. Le attività di indagine della Finanza sono durate circa un anno. Al centro ci sono presunte condotte illecite nelle procedure di approvvigionamento di materiali e dispositivi medici utilizzati dall’Unità operativa complessa (Uoc) di Cardiochirurgia dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti. Viene contestato il consumo anomalo e spropositato di protesi cardiache e altri dispositivi medici che venivano approvvigionati dall’Asl al di fuori di qualsiasi procedura di evidenza pubblica, a prezzi più elevati rispetto ad altre aziende sanitarie, e che spesso venivano lasciati scadere o sperperati per far lievitare il volume degli acquisti e dunque i guadagni dei fornitori. I fatti contestati sarebbero avvenuti tra il 2012 e il 2019.

(Ultimo aggiornamento alle 18,40)



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