L’avvocato Bruno Mandrelli, già segretario cittadino e consigliere comunale del Pd
di Bruno Mandrelli*
Nelle prossime settimane, comprensibilmente, il dibattito politico e l’informazione locale si concentreranno più sulle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre, comunali e regionali, che sul referendum confermativo del taglio dei parlamentari che, fatalmente, rischierà di passare sotto tono.
Tuttavia, essendo quello referendario, a parere di chi scrive un appuntamento importante, senza che ciò involga valutazione alcuna sulle vicende cittadine credo che debba esser detto con nettezza che non tutto il Partito Democratico è d’accordo con la sforbiciata di deputati e senatori approvata dal Parlamento.
Il voto favorevole alla legge da parte del Pd è oggettivamente una sorta di preliminare indicazione per il voto referendario, indicazione peraltro ancora incerta e distratta (basti leggere cosa diceva solo poco tempo fa il Pd sull’argomento, evidentemente lo si è dimenticato) e c’è da sperare che la preannunciata e comunque tardiva riunione della direzione nazionale ci metta una pezza lasciando, come minimo, libertà di voto.
Chiarisco che non c’è in me pregiudiziale sulla riduzione del numero dei parlamentari in se e per se, al di la dell’aspetto relativo ai risparmi che ne deriverebbero che reputo di scarso rilievo (meno di una goccia, nel mare del debito pubblico nazionale); così come a livello cittadino si è passati per legge da 40 a 32 consiglieri comunali, diminuire di circa un terzo il numero di deputati e senatori non mette in discussione la democraticità di fondo un sistema. Quel che verrà a mancare, così come è avvenuto a livello locale, è quel poco di sale che rende vivo e più libero il dibattito politico, essendo fenomeno naturale e verificato che più le assemblee elettive sono ristrette e più tendono conformisticamente ad omologarsi ai sindaci di turno.
Ma la vera pregiudiziale è quella relativa alla incapacità dell’attuale dirigenza politica italiana di guardare al di la del proprio naso e al disinteresse per una “riforma” che viaggi con il necessario e preliminare (al limite contestuale) quadro di modifiche, anche costituzionali, perché di queste abbiamo effettivamente bisogno, che rendano la potenziale diminuzione del numero dei membri del Parlamento compatibile con il complessivo sistema istituzionale oltre che rispettosa del diritto dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti. E dire, come pur si dice con imperdonabile disinvoltura, che ci si penserà dopo (aggiungo che i profili da trattare sono più d’uno, non solo la legge elettorale) francamente induce a sgomento e preoccupazione.
Personalmente, quindi, invito ad andare a votare ed a votare no, cercando di far capire che non si può usare il Parlamento come mera merce di scambio sull’altare della sopravvivenza del governo nazionale: con il Movimento 5 Stelle si può e si deve ragionare, non foss’altro che per rispetto ai loro elettori, ma le intese vanno trovate, se possibile, sulle cose da fare e su chi sarà delegato a farle (non è vero che uno vale uno), prima e non dopo, tanto a livello nazionale che locale, evitando, per tale ultimo, i quantomeno fuori luogo “mercati delle vacche” di cui abbiamo letto nei giorni scorsi in punto di alleanze per le elezioni regionali.
*Avvocato e già segretario cittadino e consigliere comunale del Pd
X darvi la zappa sui piedi siete fatti su misura!! L'unica cosa cosa che vi interessa è la "poltrona".
Sarebbe inconcepibile la non rappresentanza, perché non tagliare le mensilità anche in base alle presenze?che direbbero tutti quelli che hanno assenze dal 75%in su?
Bisognava abolire il senato. Così rimane la doppia lettura delle leggi e i collegi elettorali diventano troppo ampi
Intanto...facciamo questa poi vediamo!! Per me è Si alla grande
un classico, con la scusa di una "riforma migliore" votano no per salvare le poltrone. ste pagliacciate le abbiamo viste e riviste, non ci casca più nessuno.
Già che sei un avvocato nn dovresti stare in politica!
Me tengo el dinero..
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Caro Bruno intanto mettiamoci in linea con gli altri paesi d’Europa, poi per i provvedimenti di aggiustamento ci pensiamo dopo, intanto togliamo molte bocche che mangiano sulle nostre spalle senza meritarsi nemmeno un caffè.
Siamo già grosso modo in linea con gli altri grandi paesi europei come consistenza del parlamento.
Piuttosto, a differenza degli altri paesi, abbiamo una democrazia finta in cui i parlamentari vengono nominati dall’alto. Le preferenze sono state abolite e nei partiti non c’è più democrazia interna, quindi i parlamentari sono soprattutto fedelissimi dei capi, ma mediocri e spesso disonesti. Su questo, però, non interviene nessuno.
Le riforme costituzionali che sono state proposte sono state tutte peggiorative. Lo è stata la riforma del Titolo V, che ha intaccato l’unità nazionale e ha spezzettato il paese consegnandolo nelle mani delle Regioni, che hanno politici e funzionari persino peggiori di quelli nazionali.
Per fortuna, le altre due, quella della destra nel 2005 e quella di Renzi nel 2016, per fortuna furono bocciate dai referendum.
Io voterò no.
Assolutamente d’accordo per il NO, con le stesse motivazioni di Bruno.
Italia 954 parlamentari
Germania 709
Regno Unito 650
Francia 577
Spagna 558
Svezia 349
GROSSO MIDO IN LINEA DE CHE???? Se facciamo una media ne sfamiamo più di una metà, vogliamo parlare anche dei senatori a vita???
Cambiate fonti di informazione e votate pure no ma non lamentatevi mai più di come non funziona nulla in questo paese
Io voterò SI perché il parlamento non può essere l’ufficio di collocamento per parassiti, che dopo settantadue anni che è entrata in vigore la Costituzione Italiana, non hanno mai voluto abolire tutte le Leggi fiscali del regime monarchico non più legali e tanto meno costituzionali dal primo Gennaio 1948. Come l’IMU, l’IVA, bollo auto, canone TV e qualsiasi altra tassa che in barba alla nostra Costituzione viene applicata sulla proprietà privata, all’infuori dell’imposta di successione quando detta proprietà si riceve per eredità, che comunque è un’imposta molto discutibile.
@Massimo Bellagamba strilla “GROSSO MODO DE CHE?” e invita (me) a “cambiare fonti di informazione”.
Io invece lo invito a tornare con i ricordi alla prima elementare, quando ci veniva insegnato a non sommare le mele con le pere, perché nel confronto con gli altri paesi egli si perde per strada una delle camere.
Così, si dimentica il Senato francese (348 membri), quello spagnolo (265 membri), il Consiglio Federale tedesco (69 membri, ma va considerato che i membri dei parlamenti regionali sono ben 1739, molti di più dei consiglieri regionali italiani, anche prima dei tagli), la Camera dei Lord britannica (772 membri).
Tenuto conto di questo, i paesi di dimensioni paragonabili all’Italia hanno tutti, più o meno, un deputato ogni centomila abitanti e un “senatore” ogni duecentomila abitanti, come l’Italia.
I numeri del parlamento italiano vanno bene così.
Certo, non hanno un parlamento di nominati, a differenza dell’Italia, perché altrove i partiti funzionano un po’ meglio, o anche molto meglio.
Un parlamento di persone spregevoli è sempre troppo numeroso; ma resterà un parlamento di nominati, solo che sarà più facile controllarlo, perché di fedeli sciocchi basterà trovarne meno.
PS A’ Massimo, lasciala perdere la Svezia, non ti conviene citarla: lì c’è un deputato ogni trentamila abitanti, com’è normale in un paese più piccolo.
Condivido le argomentazioni dell’amico Bruno Mandrelli. Ne aggiungo una seconda, apparentemente “collaterale”. Come mai, chi fai i conti con le addizioni e sottrazioni e, giustamente, opera il confronto con le altre nazioni, non opera lo stesso confronto ( con le altre Nazioni) a proposito ( serve solo confrontare)degli “stipendi” ( in Italia)davvero “favolosi” ( nonchè pensioni) dei dirigenti ( di ogni ordine e grado) dello Stato.Questo “cavallo di battaglia” di Grillo è semplicemente fantasioso e stucchevole. Loro sanno e ma fingono di non sapere. Prima erano antieuropei e mano a mano si “convertono” al Cristianesimo…
Per poter valutare con maggiore cognizione di causa i pro e i contro del cd ‘taglio dei parlamentari’ sarebbe bene ricordare (o sapere) che la primogenitura di tale proposta sta nella Commissione Trilaterale (fondata da Rockefeller, Brzezinski e Kissinger), in particolare nel suo documento “The Crisis of Democracy”, nel quale si trattava il tema del ridimensionamento degli strumenti rappresentativi. Correva l’anno 1973.
Per pagare profumatamente tutti coloro che pescano nel pubblico prima stipendi dorati e poi pensioni platinate, si farà sempre del tutto per mantenere questi privilegi. Tagli a destra e sinistra e non parlo di omuncoli politici o chiunque altro ben sistemato nel sistema sempre ben oliato perché tutto funzioni per mantenere e mantenersi. I tagli si faranno sempre per permettere il superfluo a tutti questi signori. E’ giusto, hanno saputo imboccare la strada più concettuale. Non hanno certo preso la strada della miniera, della fabbrica, della disoccupazione od altre amene attività dove lavori tanto e non guadagni un …..
Ridurre o non ridurre non è una risposta a quello che a me sembra un nostro problema di fondo,di portata storica : il concetto dell’interesse generale,base della polis,donde la politica nel suo vero significato.
Le nostre istituzioni rappresentative sono sedi di interessi particolari che difficilmente si cerca di conciliare in termini dignitosi.
Il concetto di unità nazionale,di comunità nazionale,in Italia non è stato mai raggiunto,ma soffocato dalle fazioni,dalle corporazioni,e questo spiega l’accanita difesa della più ampia rappresentatività,che spesso sfocia nella paralisi o la lentezza delle decisioni.
Solo per inciso aggiungo di trovare scarsamente rilevante la motivazione economica posta a base del referendum,evidente concessione alla demagogia.
Veramente il potere legislativo ormai appartiene all’Europa, alle task force, alla magistratura, ai Giuseppi. Il Parlamento ha una pura funzione ornamentale, sta lì per bellezza e la bellezza a sua volta ha per ornamento la stu.pidità.
Pienamente d’accordo con Bruno. Come sempre.
Sono d’accordo con Mandrelli e voterò no anche perché ci vogliono far credere che sia una riforma importante e che invece e semplicemente una sciocchezza.
Ha ragione Carlo Cottarelli che dice se l’obiettivo era quello di ridurre i “privilegi della casta”, perchè mai si è deciso di ridurre il numero dei parlamentari invece di ridurre il costo (diretto e indiretto) di ogni parlamentare? Era troppo semplice?