di Maurizio Verdenelli (foto di Luciano Carletti)
Giulio Tremonti a Macerata si scopre appassionato leopardista al pari del presidente Mattarella, a Recanati, tre settimane fa. «Torno volentieri in questa città che mi ha visto giovane docente universitario» dice l’ex ministro delle Finanze, puntualissimo ieri sera ad aprire il convegno alla Filarmonica, intorno al suo ultimo libro ‘Le tre profezie/Appunti per il futuro’ organizzato dal Rotary Club ‘Matteo Ricci, presieduto dal commercialista Andrea Cirilli. Al suo fianco, in qualità d’intervistatore, Paolo Giacomin, direttore de ‘Il Resto del Carlino’. La sala del teatro è piena. In prima fila il sindaco Carancini, l’assessore Ricotta e l’ex consigliere regionale Pistarelli. In prima fila pure l’ex rettore Febbraio, collega di Tremonti sin dai primissimi tempi di Pavia, che concorda sulla sua puntualità. «Lui è cosi: a Macerata sempre presente ad ogni lezione. Con un’unica, accettabile eccezione: saltò solo una volta il giorno della nascita della figlia». In sala anche alcuni ex studenti del professore (tra i quali l’avv. Giancarlo Savi) in quegli anni ’70. A Macerata, Tremonti torna a distanza di due anni precisi quando presentò in coppia con Sgarbi al cine teatro Italia l’effimero “Rinascimento”, movimento politico d’effimera fortuna.
Stavolta si parla solo d’economia. Ed ecco l’ex ministro tessere l’elogio di Giacomo Leopardi: «Non solo grandissimo poeta, ma eccelso pensatore, filosofo e politico. La sua figura, la sua modernità stanno sempre di più conquistando i Popoli e le Nazioni». Anche e sopratutto in questa direzione, dallo ‘Zibaldone’ in particolare, ricordiamo come Sergio Mattarella abbia rivelato aver tratto vocazione ed ispirazione per la sua nascente attività politica e il proprio ingresso nelle istituzioni. In particolare, il professore ha indicato come nel 1820 Giacomo Leopardi abbia di fatto preannunciato il ’48 e il preludio ad un nuovo ordine mondiale. E sollecitato da Guido Garufi, Tremonti torna a sottolineare scritti alla mano, l’importanza preveggente del Giovane Favoloso: «Ha ‘visto’ anche la nuova Europa come una grande foresta dove ogni albero, e cioè ciascuno Stato, avesse spazio per crescere fino al cielo».
Tornando al presente, e rispondendo all’industriale Giovanni Faggiolati riguardo ai trascorsi benefici dell’inflazione (che si riteneva allora un danno ‘galoppante’), l’economista s’è trovato d’accordo citando a sorpresa Karl Marx per il quale il mercato del denaro senza interessi è negativo per il capitalismo. Su un altro grande marchigiano, Enrico Mattei, morto il 27 ottobre di 57 anni fa nell’attentato al suo aereo nel cielo di Bascapè, Giulio Tremonti (replicando a chi scrive) si è detto contrario all’ipotesi che una tale perdita pur grave abbia potuto bloccare il progresso economico del Paese, ormai avviato ad una storia di modernità. «E’ fortemente possibile comunque, e forse più ancora, che la scomparsa drammatica di un geniale capitalista di Stato come Mattei, abbia accelerato il processo di dismissioni degli asset industriali pubblici, avviandone una privatizzazione rivelatasi fortemente negativa per gli interessi dello Stato».
Sull’attualità politica più rovente, sollecitato all’imprenditore agricolo Nicola Colonna, Tremonti ha rifiutato l’ipotesi di ‘un uomo solo al comando’. «Molto meglio un gruppo, una squadra omogenea». Da europeista convinto, ha poi confutato Galbraith e alla sua tesi del potere tutto al mercato, al suo “gioco impersonale”, citato nell’ultima domanda, questa posta da Maurizio Angeletti. Dribblando (“un’altra volta…”) data ormai l’ora tarda, la successiva sollecitazione circa ‘le minoranze organizzate’. In precedenza, l’ex ministro al riguardo della Brexit, aveva avuto modo di manifestare la sua preoccupazione. «Non ci voleva. Ricordo i lunghi, gotici incontri notturni con problematiche serie in Commissione Ue e all’Ecofin che si rivolgevano il giorno dopo grazie al contributo della Gran Bretagna». E sulla economia italiana: «Va male, non vedo possibili miglioramenti: gli errori che si stanno facendo ormai da governo in governo negli ultimi anni, non aiutano certo a sperare». Lungo applauso finale, la stretta di mano con Carancini e poi la lunga fila di chi chiede l’autografo sul libro appena acquistato. Tutti pazzi per il professore che non si è mai concesso, neppure ieri sera, il quarto d’ora accademico.
Da sinistra: Mirella Miliozzi (M5s), Gianni Giuli, Giulio Tremonti e Laura Ricci
Qui sotto le foto di Alfredo Tabocchini
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
” Racquetatevi, amici. A voi non tocca
dell’umana miseria alcuna parte,
che misera non è la gente sciocca.
Né dissi io questo, o se pur dissi, all’arte
non sempre appieno esce l’intento, e spesso
la penna un poco dal pensier si parte.
Or mia sentenza dichiarando, espresso
dico, ch’a noia in voi, ch’a doglia alcuna
non è dagli astri alcun poter concesso.
Non al dolor, perché alla vostra cuna
assiste, e poi sull’asinina stampa
il piè per ogni via pon la fortuna.
E se talor la vostra vita inciampa,
come ad alcun di voi, d’ogni cordoglio
il non sentire e il non saper vi scampa.
Noia non puote in voi, ch’a questo scoglio
rompon l’alme ben nate; a voi tal male
narrare indarno e non inteso io soglio.
Voi prodi e forti, a cui la vita è cara,
a cui grava il morir; noi femminette,
cui la morte è in desio, la vita amara.
Voi saggi, voi felici: anime elette
a goder delle cose: in voi natura
le intenzioni sue vide perfette.
Degli uomini e del ciel delizia e cura
sarete sempre, infin che stabilita
ignoranza e sciocchezza in cuor vi dura:
e durerá, mi penso, almeno in vita.”
Opportuno citare Giacomo Leopardi,del quale è assolutamente importante valorizzare il lucido pessimismo come base di partenza per ogni iniziativa finalizzata al miglioramento,che è nelle potenzialità dell’uomo.
…addirittura anche Tre monti, adesso, uno di Monti non era bastato…eh!? gv p.s.: che l’Europa unita sia oramai un male necessario, va bene, ma che essa serva solo per fare gli interessi di pochi, be’, quello direi proprio che andrebbe, in qualche misura, evitato. gv
Tremonti propone Leopardi non tanto come “antesignano dell’Europa unita” quanto come difensore di una concezione realista e a dimensione umana della cittadinanza. Ieri sera l’ex ministro ha letto un passaggio dello Zibaldone: “La patria moderna dev’essere abbastanza grande, ma non tanto che la comunione d’interessi non vi si possa trovare, come chi ci volesse dare per patria l’Europa”. Sulla Brexit ha lanciato l’allarme: “Il danno è più per noi che per gli inglesi: che ne sarà di un’Europa non più aperta sui mari?”, citando poi Nietzsche: “L’Europa senza Inghilterra non esiste”. ‘E tornato ad attaccare i suoi bersagli storici: Prodi (“troppo facile dire a cose fatte che il patto di stabilità fosse stupido”), Draghi (“il Qe va bene una volta, non puoi farlo sempre”) e soprattutto Monti verso il quale ha sparso la sua ironia. Tremonti è pur sempre il presidente di Aspen Italia e tiene una linea rigorosa (o prudente, dipende dai punti di vista) non solo rispetto alla domanda di Verdenelli su Enrico Mattei ma anche di fronte al pungolo del prof.Garufi sul discusso piano: “lasciamo stare Kalergi, torniamo semmai a Leopardi”. Tuttavia, in certe ricostruzioni si mostra audace e quasi complottista, come quando fa risalire molti dei nostri mali ad una triade suggestiva di eventi e processi: Maastricht, Mani Pulite e il Britannia (sul panfilo della regina Elisabetta nell’estate del ’92, secondo alcuni, salirono, tra gli altri, lo stesso Tremonti e pure Mario Baldassarri, con ruoli e intenti, nell’incontro tra i rappresentanti italiani e gli investitori della City, certo diversi da quelli, ad esempio, dell’allora direttore del Tesoro Mario Draghi, rieccolo, che tenne la relazione iniziale). Tremonti, va ricordato, è un giurista, non un economista, che per di più crede nella politica. Egli pensa che le scelte non debbano spettare ai mercati e alla finanza. Antimercatista? Sì e no. “Non sono contro le privatizzazioni ma contro quelle fatte male, come accaduto in Italia negli anni novanta”, ha ripetuto in Filarmonica (e ritorniamo a quel viaggio sul Britannia tra Civitavecchia e l’Argentario). Per il professore, oggi equilibri e regole vanno ripensati perché “le repubbliche digitali sono i nuovi stati”. E quanto alle migrazioni, “ci preoccupiamo troppo dei problemi legati all’accoglienza qui, mentre la questione è storica, epocale: il vero problema è là in Africa, per quelli che restano. Avevo proposto nel 2001 all’Ecofin una De-Tax per destinare un punto di Iva all’Africa, non però tramite i governi corrotti ma tramite le organizzazioni di volontariato presenti laggiù”. Tremonti enuncia le sue profezie e cita financo la Bibbia: “Popoli migranti da Oriente scesero nelle nostre pianure”. Ha da passà ‘a nuttata.