Carlo Magno sepolto a San Claudio,
le tesi di Carnevale sui libri di scuola

CORRIDONIA - Le sue ricerche sulla Francia Picena portate avanti da tutta una vita approdano nei testi scolastici utilizzati dai licei di tutta Italia. Domenico Antognozzi: «Finalmente i nostri sforzi danno i loro frutti, non siamo più alle fantasticherie di cui ci hanno troppo spesso accusati»

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Domenico Antognozzi al piano superiore dell’Abbazia di San Claudio mostra i due testi scolastici

 

di Marco Ribechi

Le ricerche di Giovanni Carnevale non sono più un mistero per pochi curiosi. Dopo una vita di studi e approfondimenti e ben 14 libri pubblicati le tesi del professore maceratese (originario di Capracotta in provincia di Isernia) sulle origini dell’Abbazia di San Claudio e sulla Francia Picena entrano nei libri di storia dell’arte di tutta Italia.

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I testi per i licei che contengono le citazioni a Giovanni Carnevale

Il testo in questione si intitola Civiltà d’arte, scritto da Gillo Dorfles e Marcello Ragazzi, pubblicato da Atlas Edizioni e utilizzato in moltissimi istituti della Penisola, in particolare nei licei scientifici e classici. I riferimenti a San Claudio e alle ricerche di Carnevale sono evidenti in ben due parti del libro. Nel capitolo 4 dedicato all’arte carolingia e ottoniana, a pagina 69, si legge: “Vanno segnalati i recenti studi italiani (G.Carnevale) che si spingono, persino, a ipotizzare che fu San Claudio in Chienti, e non quella di Acquisgrana, la Cappella Palatina nella quale venne sepolto Carlo Magno”. La seconda citazione dell’Abbazia maceratese è invece nel capitolo 3 intitolato “l’architettura romanica in Italia”. A pagina 126 campeggia una bella fotografia del retro di San Claudio al Chienti mentre nella facciata successiva è scritto: “San Claudio al Chienti, peraltro, è un esempio dell’incontro tra il modello planimetrico orientale e la cappella gentilizia (la ‘chiesa doppia’) di origine germanica in quanto è disposta su due piani, con la pieve al piano inferiore e la cappella vescovile al piano superiore. Non deve suscitare scalpore, pertanto, se di recente è stata avanzata un’attribuzione (G. Carnevale) al periodo carolingio, che la vorrebbe, addirittura, la sede imperiale di Carlo Magno”.

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La citazione a pagina 126

Per gli autorevoli storici dell’arte quindi l’intuizione di Carnevale, spesso accusato di un utilizzo eccessivo dell’immaginazione nei suoi studi, non è assolutamente da sottovalutare visto che con la frase “non deve suscitare scalpore” prendono chiaramente una posizione di apertura verso le tesi della Francia Picena. «Siamo assolutamente colpiti e felici per questo grande risultato – spiega Domenico Antognozzi, da anni al fianco di Giovanni Carnevale – non sapevamo che fossimo finiti anche sui libri scolastici, ce lo ha detto una docente del liceo scientifico di Macerata. Dopo anni di accuse e di duro lavoro abbiamo ottenuto credibilità. Essere citati in un testo scolastico diffuso in tutta Italia significa che le nostre tesi sono quantomeno verosimili e attendibili, è finita l’epoca delle fantasie di cui siamo stati troppo spesso ingiustamente accusati. Ora speriamo che le ricerche possano continuare con più enfasi ed energia».

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Il registro degli ospiti

Intanto proprio nel piano superiore dell’Abbazia, sistemato e riaperto grazie al contributo del Centro Studi San Claudio, sono sempre più i turisti che arrivano perché incuriositi proprio dalla storia di Carlo Magno, come testimoniano i libri dei visitatori che registrano data, provenienza e commenti (leggi l’articolo). «Vengono persone in continuazione, alcuni anche dalla Germania – spiega Antognozzi – sono ricercatori che hanno ascoltato le nostre tesi e vengono a verificare. Abbiamo riempito in un anno esatto cinque registri da 410 nomi ciascuno e la verità è che chi firma è una minima parte dei visitatori. C’è stato anche vescovo di Stoccarda che probabilmente è venuto fin qui per vedere con i suoi occhi se quanto diciamo può corrispondere a verità. Siamo un gruppo di volontari e facciamo difficoltà a mantenere il piano aperto per tutto l’arco della giornata, speriamo che il comune possa aiutarci con del personale aggiuntivo perché San Claudio, se ci crediamo, può essere veramente un punto di riferimento e una meta turistica capace di attrarre migliaia di persone ogni anno».

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Don Giovanni Carnevale durante la cittadinanza onoraria ricevuta dal Comune di Corridonia nel 2017

 

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L’immagine dell’Abbazia di San Claudio a pagina 126

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San Claudio al Chienti



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