di Gianluca Ginella
Quando l’unico ascensore in funzione all’Hotel House di Porto Recanati si era bloccato, Lamine Cisse, 38 anni, portiere tuttofare, era salito all’ottavo piano e aveva cercato di far ripartire l’elevatore. Ma l’uomo, di origine senegalese, era precipitato nel vuoto per circa 24 metri (leggi l’articolo). Era morto così, intorno alle 6,30 del mattino del 7 ottobre 2015, lasciando la moglie e un figlio piccolo. Per quei fatti questa mattina si è svolta l’udienza preliminare davanti al gup Maria Annunziata Nocera del tribunale di Macerata. Imputati per omicidio colposo Armando Palestrini e Simona Lupi. Entrambi oggi sono stati rinviati a giudizio, il processo si aprirà il 6 marzo 2019. A giudizio anche l’azienda Luto Service sas. Secondo l’accusa, Palestrini, in qualità di amministratore del condominio Hotel House, di fatto fino al 19 agosto 2015, e Lupi quale legale rappresentante della Luto service sas (amministratore dal 19 agosto 2015), e quindi datori di lavoro di Cisse, non avrebbero osservato le norme in materia di prevenzione di infortuni sul lavoro.
L’accusa sostiene che non avrebbero effettuato la valutazione dei rischi e non avrebbero elaborato il relativo documento, inoltre non avrebbero dato al dipendente una formazione sufficiente e adeguata in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Questo quanto contestato ai due imputati, che sono difesi dagli avvocati Gabriele Cofanelli e Maurizio Ballarini (per Palestrini) e Enrico Sciarroni. Un dramma quello accaduto a Cisse che aveva sconvolto chi vive all’Hotel House che lo aveva ricordato come una persona sempre attiva e disponibile nel cercare di risolvere i problemi dei condomini. Cosa che aveva cercato di fare anche quella mattina per evitare che, con l’ascensore fermo, chi vive agli ultimi piani si trovasse a fare diverse rampe di scale per scendere o salire.
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