Giuseppe Sconocchia
Ha chiuso la bottega dell’ultimo sartore di Montefano. Nel giorno del solstizio d’inverno, Franco Sconocchia ha abbassato la saracinesca del suo laboratorio, dopo 60 anni ininterrotti, la gran parte condivisi con la moglie Gina Coppari. Quando, appena adolescente Sconocchia (83 anni, ultimo ancora in attività di generazioni di sarti e sarte montefanesi) ha l’opportunità di entrare a bottega come apprendista, si trova a Loreto nel 1950. Ha appena 14 o 15 anni, ospite in quella cittadina della zia, mandato lì dai genitori, per trovarsi un futuro diverso dalla sua nascita contadina. Da quel 1950, la scuola di sartoria a Roma – diploma nel 1956 – poi ad Osimo in un noto sarto siculo-libico di nome Mannino, che lo richiamerà più volte nella sua bottega. Poi nuovamente a Roma; finché nel 1959, Sconocchia apre la sua prima piccola sartoria, in un paese che ne aveva già molte. Lungo corso Carradori a Montefano, in una stanza non molto grande, inizia così con la propria bottega. Dopo il matrimonio, nel 1969 si sposta in piazza Bracaccini, in un locale al piano terra di palazzo Rangoni, accanto ad altri negozi e botteghe in posizione centrale. Qui non solo sartori Sconocchia e la moglie, ma anche rivenditori di stoffe e abbigliamento. Ed è qui che si forma una piccola storia di oggetti, fotografie, passioni e arredamento, che la coppia porterà dietro, quando nel 2009, oramai anziani artigiani entrambi, lasciano la troppo onerosa bottega, per trasferirsi dal lato opposto, in un piccolo locale, dove esercitano solo sartoria. Generazioni di montefanesi in questi giorni, hanno ricordato con piacere la confezionatura dei propri abiti della cresima o matrimonio nella sartoria di Franco e Gina. Dagli anni ’70 ai primi anni del nuovo millennio, di fatto, la loro sartoria è stata un po’ il centro per quanti si sono fatti confezionare abiti su misura. Per sessant’anni la finestra sul piccolo mondo di Montefano è rimasta aperta, ha concesso asilo e ricovero agli amici come tradizione di ogni bottega. Montefano, con la chiusura di questa ennesima bottega, perde un’altra tradizione artigiana ed umana che aveva nell’artigianato di vicinanza una delle caratteristiche della vita di paese.
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Peccato che non ci sia un cambio generazionale per questi mestieri (come altri), causando la loro scomparsa!
Purtroppo in un sistema sempre più preconfezionato e artificiale…non trovano più spazio le cose genuine.
Questo…come per un mestiere, vale soprattutto per i valori della vita!