di Federica Nardi
(foto di Fabio Falcioni)
“Grazie per questa serata”, dicono Thom Yorke e Jonny Greenwood ricambiando la standing ovation dello Sferisterio. Sono usciti tra grida e braccia tese, defilandosi a lato del palco, dopo aver regalato con il loro concerto un pezzo di storia a Macerata. Per chi è riuscito a conquistare un biglietto un sogno realizzato che ha trasformato per due ore la grande arena cittadina nell’intima conversazione a tu per tu tra il duo Radiohead e il suo pubblico, arrivato un po’ da tutta Europa, addirittura dal Canada e dal Messico (leggi l’articolo), ma soprattutto da quel territorio ferito dal sisma per cui il concerto è stato voluto e realizzato. Per gli altri il vicolo Sferisterio, dove l’acustica non tradisce, è servito da ripiego e da approdo, un modo di essere comunque parte di un evento storico per tutto il territorio.
Senza il muro di suono della band al completo a sostenerli Yorke e Greenwood hanno tirato su un complicato e fragilissimo castello di loop, riverberi e intrecci sonori tra chitarre e tastiere che quasi nessuno ha osato interrompere con schiamazzi o applausi fuori tempo. La formazione così particolare e il repertorio così ampio e trasversale (dalla recentissima Daydreaming, passando per How to disappear completely e a una più che onirica Pyramid song), hanno messo alla prova i due maestri eclettici con rapidi cambi palco, passaggi di strumenti e le increspature ritmiche della “dannata drum machine”, come l’ha chiamata Yorke dal palco, con quella voce inconfondibile che solo sull’ultimo bis (Karma Police) ha trovato la compagnia del mormorio della platea. “This is what you get when you mess with us”, hanno cantato gli oltre duemila dello Sferisterio prima che le luci riconsegnassero all’arena la sua dimensione reale e il concerto alla storia e alla memoria cittadina. Ad aprire il duo Radiohead il Cubis quartet e il bandoneon di Daniele Di Bonaventura con un repertorio in parte classico (Schubert e Schostakowitsch), in parte a firma dello stesso bandoneonista. Il concerto, organizzato dal comitato Arte pro arte in collaborazione con l’associazione Sferisterio, il Comune e che ha visto anche nel foyer del teatro la mostra di Legambiente sul recupero dei beni artistici dopo il terremoto, è stato voluto da Yorke e Greenwood per sostenere concretamente il territorio ferito dal sisma ripartendo dai beni culturali danneggiati. Un’idea che ha riportato lo Sferisterio a essere palco internazionale: l’ultimo concerto di questa portata era stato quello dei Deep Purple nel 2003.
L’attore Claudio Santamaria tra il pubblico con il sindaco Romano Carancini e l’assessore Stefania Monteverde
Il “Cubis Quartet” ha suonato prima dei Radiohead (al centro il bandoneon di Daniele Di Bonaventura)
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Concerto memorabile visto solo da 2800 persone? Io lo chiamerei ” per pochi intimi ” visto che i Rhead richiamano decine di migliaia di persone. Io non so neanche chi sono ma vorrei sapere quanti maceratesi c’erano all’interno visto che sembrava impensabile perdersi un evento così e che giustamente avrebbe dovuto premiare i maceratesi visto l’esiguo numero dei posti a disposizione. Minimo uno schermo da qualche parte supportato da una buona apparecchiatura audio non lo avrei messo solo a Macerata ma anche in tutti i centri terremotati e non.Sarebbe stata anche una bella rinfrescata per quelli che al terremoto ormai non ci pensano più. Carancini e Monteverde com’è che avevano il biglietto, stavano davanti al computer velocissimi a cliccare per la prenotazione? Avrei e credo sia stato fatto, riservato diversi biglietti a sindaci o abitanti delle zone colpite che mi avrebbero fatto più notizia di un messicano in vacanza allo Sferisterio tipo ” Vacanze Romane anzi Maceratesi “. Giusto ha scritto quel signore che in un commento diceva che avrebbe prenotato una sedia dal Keppebbaro di fronte. Insomma, solita sciatteria, solito sindaco e assessore a rappresentare chi non li avrebbe voluti a rappresentarli ma che avrebbero voluto essere lì al posto loro e che magari conoscevano forse, dico forse i Rhead più di loro.
peraltro accontentandosi di youtube si risparampierebbe non poco anche in strapazzi e fadiga…