Rapinato in casa, sparò e uccise:
“La mia vita sconvolta,
non sono un eroe”

MACERATA - Nell'incontro sulla legittima difesa organizzato dall'associazione "Insieme in sicurezza", la toccante testimonianza di Stefano Terrucidoro che nella notte di Natale del 2011 si trovò faccia a faccia con i ladri nella sua villa di campagna a Recanati: "Sparai, un colpo stupido, sbagliato, che uccise un ragazzo. La gente mi diceva 'Bravo' ma io mi vergognavo". Il procuratore Giorgio: "Autotutela solo in extrema ratio. Occorre prima di tutto chiamare le forze dell'ordine"

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Stefano Terrucidoro

 

di Claudio Ricci

“Era la notte di Natale del 2011, ero appisolato quando ho sentito dei forti colpi sul muro”. Comincia così il drammatico racconto di Stefano Terrucidoro. Ospite della tavola rotonda sulla legittima difesa organizzata dall’associazione Insieme in sicurezza l’imprenditore ha riportato alla memoria i fatti di quel Natale del 2011 quando un commando armato entrò nella sua casa nelle campagne recanatesi per una rapina. “Stavano adoperando una mazza per abbattere il muro di casa – ricorda Terrucidoro – Cosa dovevo fare? Non ero preparato ad una rapina. Mi sono reso conto che era un attacco e la preoccupazione è andata subito a mio figlio 17enne che doveva rientrare. Ho avvertito mio fratello perché lo mettesse al sicuro”. Da quel momento all’arrivo della polizia passa un’ora e un quarto. “In quel frangente – continua l’uomo – è successo un finimondo che ha stravolto la mia vita”.

Sente ancora “profonda vergogna” Terrucidoro per aver ucciso quel ragazzo albanese di 28 anni, Sali Kaculi, che nonostante l’altolà decise di entrare nella dependance dove l’imprenditore attendeva armato della sua Smith&Wesson. “La gente mi diceva bravo ma mi faceva profondamente vergognare – rivela – Ho fatto quello che ritenevo necessario per me e per le persone care. Quando è caduto lo sportellone di sicurezza che mi divideva dagli aggressori ho sparato.

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Il procuratore Giovanni Giorgio

Un colpo stupido, sbagliato che ha colpito una persona. Un dramma, perché è morto un ragazzo. Un stravolgimento di tutta la vita. Avevo un lavoro di consulenza all’estero che ho lasciato, mi sono dovuto trasferire dalla mia casa in campagna che era il mio sogno da quando ero bambino. Il trauma mi ha lasciato segni profondi”. Il sostituto procuratore che seguì le indagini, Andrea De Feis, concluse che si trattò di legittima difesa e chiese l’archiviazione, poi disposta dal gip del tribunale di Macerata. Ad ascoltare il racconto il presidente dell’associazione Romeo Renis, il procuratore Giovanni Giorgio, il sindaco di Cingoli Filippo Saltamartini e Francesco Fucili della Camera di commercio di Macerata. “Dopo ho vissuto tragicamente – racconta l’uomo – corroso dal rimorso per quello che era successo. Il vederlo in agonia fuori e non poter uscire di casa perché non sapevo cosa mi attendeva, mi straziava. E’ una cosa tragica per chi lo vive e per chi lo ha subito”. Una vita cambiata quella di Terrucidoro: “La sera uscivi in giardino, poi non esci più. Vai a buttare l’immondizia e aspetti che qualcuno ti accompagni. Solo oggi dopo 6 anni ho ripreso una casa in campagna. Quello che più mi ha pesato era che mi chiamassero eroe. Non so quante lettere e messaggi ho strappato. Non sono stato bravo”. Chiede certezza delle pene: “Lo Stato non può mettere una pattuglia per ogni casa ma quando prende qualcuno lo deve castigare.  Così si possono evitare fatti come quelli che sono accaduti a me”.

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Il presidente di ‘Insieme in sicurezza’ Romeo Renis e il sindaco Filippo Saltamartini

Scopo dell’incontro non è essere parte di uno scontro ma “riportare l’argomento delicatissimo in un alveo istituzionale, di correttezza”, scandisce Renis. Assunzione di giudici, appianare gli organici di polizia, rivoluzionare il trattamento della detenzione sono le premesse portate dal sindaco Saltamartini, già dirigente di polizia anche lui vittima due anni di una rapina nella sua casa di Cingoli in cui si trovò coinvolto il figlio “Ha ancora paura” ricorda l’ex senatore. “E’ evidente che nessuno vuole ammazzare qualcuno – dice Saltamartini – Ci si può difendere in caso eccezionale quando lo Stato non è presente, ed è richiesta la proporzione rispetto alla minaccia. Il problema sta nell’eccesso di difesa legittima. Qual è la diligenza della difesa legittima? Quando il bandito è andato nella casa di Terrucidoro lui era nella condizione di valutare la proporzione? Bisogna che si ripercorra la strada di Francia, Germania. Quando c’è grave turbamento psichico occorre assolvere la persona. Occorre modificare l’articolo 55 sull’eccesso colposo prevedendo che se viene colmato per grave paura debba intervenire la non punibilità”.

Al tavolo anche il procuratore Giorgio, lui stesso vittima di un episodio, a Bari, in presenza della famiglia “Aprirono la portiera e strapparono la borsa a mia moglie a cui avevo affidato i soldi – racconta il procuratore -. Avevo anche le mie figlie con me. Mi chiesero di non dare pubblicità al fatto dato il mio ruolo istituzionale e per non mettere in difficoltà le forze dell’ordine”. Il procuratore non boccia in toto la novità introdotta dal Parlamento: “Estendere la legittima difesa, nel caso di aggressione notturna non mi sembra una cosa sbagliata. Se una persona entra in casa e persiste nella sua presenza nonostante abbia visto il proprietario, prevedere una più ampia tutela non è un errore normativo. E’ giusto, come sostiene Saltamartini, pensare ad una tutela rafforzata per chi subisce grave turbamento. L’esigenza è di rafforzare ragionevolmente la posizione di chi viene aggredito”. Poi precisa: “L’autotutela del cittadino va posta in essere ma solo in extrema ratio. Quando un ladro entra in casa occorre prima di tutto chiamare le forze dell’ordine e aspettare nella misura in cui queste possono intervenire in termini ragionevoli”.



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