Una giornata nel disastro di Ussita
tra devastazione e speranza

REPORTAGE - Intervento dei vigili del fuoco nell'ex hotel Ambassador per svuotare le vasche antincendio e portare fuori i beni di alcuni proprietari. Al comune si accede solo con un pass. La frazione di Sorbo: "Come l'avessero bombardata". La colazione con lo zabaione, le notti con le continue scosse. FOTO E VIDEO

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Le immagini di Federico De Marco

 

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Alessandro Cuccia all’interno dell’Ambassador

 

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dal nostro inviato

 Gianluca Ginella

(Foto di Federico De Marco)

L’Ambassador su a Frontignano è la vetta della devastazione che i terremoti cominciati dal 24 agosto e proseguiti con le scosse del 26 e 30 ottobre hanno lasciato nell’entroterra Maceratese. Le pareti esterne di quello che è stato un albergo – e ora è diviso in un centinaio di appartamenti acquistati come seconde case – si sono gonfiate e spaccate lungo la facciata sulla destra dell’ingresso. I muri sono pieni di crepe e squarci tali che la luce filtra all’interno.

vdf-recupero-beni-hotel-ambassador-frontignano-fdm-13Danni enormi che si è lasciata dietro la scossa del 30 ottobre che ha fatto esplodere due piloni di cemento armato. Fa freddo su a Frontignano, una pioggia sottile cade e pare sulla pelle come aghi ghiacciati. Di suoni non ce ne sono. E’ all’Ambassador che i vigili del fuoco in servizio in questi giorni Ussita entrano insieme ad alcuni dei proprietari degli alloggi. Un elefante color arancio pallido, l’Ambassador. Intorno il deserto e la vista che si apre su valli avvolte dalle nuvole d’una mattina grigia. Vengono da Torino Franco Negroni, caposquadra dei vigili del fuoco e Alessandro Cuccia, oltre a recuperare i beni dei proprietari devono svolgere un sopralluogo importante al piano sotterraneo dove ci sono da svuotare le vasche antincendio. Ci vuole coraggio a scendere quelle scale mentre anche nella notte la terra ha tremato con scosse intorno alla magnitudo 3.

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Uno degli appartamenti dell’Ambassador

Però «Ci sono edifici messi peggio di questo» dice Negroni, che ha valutato che nella struttura al momento è possibile entrare. All’interno tutto è sospeso. Da una porticina subito a destra dell’ingresso si scorgono sci e slittini coperti di polvere di cemento. Sul davanti di quella che era la hall dell’albergo c’è una scala che scende al piano interrato dove stanno le vasche antincendio. Sulla destra c’è un salone che si apre ad una serie di grandi finestre che guardano verso le vallate. E c’è il corridoio che porta agli appartamenti del primo piano. Lungo quel corridoio non c’è un centimetro sgombro di calcinacci. Quelli caduti dal controsoffitto di cemento. Ancora avanti ci solo gli appartamentini. Locali arredati con mobili moderni e semplici. La cucina, un bagno, il soggiorno attaccato alla cucina e una scala del soppalco dove ci sono i letti. Una bella finestra con vista sulla valle, e basta. Mette i brividi entrarci per gli squarci sulle pareti.

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Giampaolo Presciutti

I vigili del fuoco portano fuori dagli appartamentini alcune bombole, per metterle in sicurezza. I proprietari recuperano qualche oggetto: «I danni sono enormi. Siamo molto attaccati a questo posto. C’è la voglia di tenerlo in piedi. Vediamo se sarà possibile farlo – dice Giampaolo Presciutti, romano, proprietario di uno degli appartamentini –. Sono venuto a prendere qualche oggetto a cui mia figlia è affezionata, ci teneva». Poi racconta che «qui si arriva dalle piste direttamente con gli sci. Si tolgono e fatti pochi passi si arriva in casa». Mezz’ora, quarantacinque minuti, poi i vigili del fuoco tornano verso Ussita. Ci sono altri interventi da fare. E’ pieno di persone che vengono a chiedere per andare a recuperare i loro beni nelle case. Sono 14 i vigili del fuoco a Ussita in questi giorni. Vengono anche da Arezzo, da Piacenza, da Brindisi.

Linda Cappa

Linda Cappa

La mattina si svegliano con una tazza di zabaione, lo prepara una ragazza del posto, Linda Cappa, 19 anni: «è rimasta senza casa, ma ogni mattina si sveglia alle 5 e ci prepara la colazione» raccontano i vigili del fuoco. E quello dello zabaione è diventato in pochi giorni un must. A Ussita è un via vai di mezzi di soccorso: c’è l’esercito, ci sono i carabinieri e la polizia, il corpo forestale, la protezione civile, la Croce rossa. C’è fermento lassù dove il Comune è ora sistemato in una tenda della protezione civile. Arrivare a Ussita non è semplice. Occorre un pass. Lo rilasciano a Visso dove la strada per andare verso Ussita e Castelsantangelo è presidiata dalla polizia. Senza autorizzazione non si passa. Per ottenerla si deve andare alla capannina di legno dove c’è il distaccamento dei vigili del fuoco. Negli orari di punta c’è coda. Dentro si deve presentare un documento e si deve avere un motivo per andare a Ussita o a Castelsantangelo. Sennò quei comuni sono off limits. Tempi duri per gli sciacalli.

vdf-recupero-beni-hotel-ambassador-frontignano-fdm-6Già passata Muccia la zona sembra un avamposto dopo una guerra. Case crollate, forze dell’ordine ovunque, mezzi speciali lungo le strade. E persone che cercano di riprendere i loro beni. C’è chi come Linda ha perso tutto ma per dieci giorni, pur senza avere potuto prendere nemmeno un vestito da casa, non ha chiesto di poter rientrare nell’abitazione a recuperare qualcosa, e c’è chi è tornato a Ussita e ha lamentato di aver dovuto attendere in fila per avere il permesso per andare alla sua casa: doveva recuperare un paio di sci e gli scarponi. Solo a Ussita i vigili del fuoco svolgono una 70ina di interventi al giorno. In questo periodo si tratta soprattutto di accompagnare chi deve recuperare i propri beni dalle case o dalle aziende. «Ad esempio questa mattina c’è stato il recupero di un escavatore e di un ragno da un capanno di una ditta. Stava in un vecchio mattatoio. Il funzionario ha fatto la sua valutazione e ha detto che si poteva entrare.

Sorbo, zona rossa

Sorbo, zona rossa

Prima di farlo abbiamo creato una via di fuga e poi siamo andati dentro. I proprietari erano due ragazzi, per loro perdere quei macchinari era un danno enorme» racconta Matteo Zaccara, vigile del fuoco arrivato da Piacenza. Interventi che vengono svolti sempre dopo una valutazione da parte del funzionario dei vigili del fuoco che ha l’esperienza per capire se le strutture in cui entrano siano in grado di reggere allo sciame sismico che è ancora in corso. Altrimenti non si va. Zaccara insieme al caposquadra Marcello Licchelio accompagna una famiglia arrivata da Terni che a Cuore di Sorbo, frazione a monte di Ussita ha una casa. «Siamo arrivati a Visso questa mattina e abbiamo dovuto fare il pass dai vigli del fuoco – racconta Emanuela Brunetti, proprietaria della casa –. Poi con quello abbiamo raggiunto Ussita. Lì ci siamo registrati per andare a recuperare i beni e abbiamo atteso il nostro turno». Per fortuna la loro casa è una struttura che ha retto al sisma.

vdf-zona-rossa-sorbo-fdm-2Discorso diverso a Sorbo, dove numerose case a cominciare dalla prima che si incontra entrando nella frazione sono state devastate dal sisma. Mura sfondate, sassi sulle strade, un palo della luce caduto, una casa dove si sente un rumore di acqua, qualche perdita che va avanti da giorni. «L’impressione è che l’abbiano bombardata» dice Matteo Zaccara. Che racconta di come le persone oltre ai beni di prima necessità tengano molto a recuperare i ricordi di famiglia, foto di genitori, quadri. «Ci è capitato anche di dover recuperare, proprio a Sorbo, una madonnina in terracotta». Tra le attività dei vigili del fuoco anche la copertura di tetti per preservare gli oggetti di case e chiese. Oggi Ussita è questo, un avamposto: tra scosse continue e muri sventrati, e l’esercito, e il pass, e le code lungo le strade prima di Visso, e dopo le carreggiate che diventano deserte con grossi massi caduti dalla montagna, e la difficoltà anche solo a fare un caffè, e le tende, le capannine di legno, i mezzi che vanno e vengono, le camere da letto che s’affacciano da pareti cadute. Una guerra però dove chi ha perso tutto, non si arrende.

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