Spese facili in Regione, dopo il proscioglimento di 60 imputati su 66 (gli altri sono stati rinviati a giudizio), il giudice Francesca Zagoreo del tribunale di Ancona ha motivato la sentenza del 12 settembre scorso (leggi l’articolo). Nella sentenza il giudice evidenza che, ad eccezione delle posizioni per cui ha chiesto il rinvio a giudizio e solo per cose che non si potevano chiarire in sede di udienza preliminare, per il resto i fatti contestati non trovano supporto o sono stati chiariti dai difensori «che hanno presentato copiosa documentazione per onde consentire il collegamento tra le spese effettuate e l’attività prestata dai presidenti dei gruppi» dice nella sentenza. «Dispiace ripetermi, ma se il pm avesse minimamente esaminato la documentazione cui fa ora riferimento la sentenza, ci saremmo sicuramente risparmiati la richiesta di rinvio a giudizio per Angelo Sciapichetti – dice l’avvocato Gianfranco Formica, difensore dell’assessore regionale –. In ogni caso, ancor più grave è che, a fronte del successivo invito rivolto dal gup a tener conto, in sede di integrazione dei capi di imputazione, della documentazione prodotta dai diversi imputati al momento dell’interrogatorio, la Procura, con riferimento allo Sciapichetti, puntualizzava che questi, contrariamente al vero, non aveva prodotto documentazione di sorta. Ma tant’è. Tutto è bene ciò che finisce bene».
Per quanto riguarda Sciapichetti il giudice scrive che gli «vengono contestate spese per ristorazione, acquisto valori bollati, soggiorni in hotel di relatori, spese postali. La difesa, oltre ad evidenziare la sussistenza di errori materiali nei capi di imputazione, depositava documentazione attestante la inerenza delle spese effettuate dal proprio assistito con l’attività dallo stesso svolta quale consigliere regionale. Trattasi invero di spese strettamente connesse all’attività politico istituzionale del consigliere, come d’altra parte emerge già dalla lettura di diverse voci indicate nelle schede relative all’imputato. Il giudice riconosce che le spese erano state di rappresentanza anche per tutti gli altri prosciolti. Imputati erano consiglieri ed ex consiglieri regionali, ex presidenti di giunta e del consiglio, assessori, addetti ai gruppi, tutti accusati di peculato. Il giudice aveva disposto il non luogo a procedere per 55 imputati e ne aveva assolti 5, che avevano fatto il processo con rito abbreviato: l’ex governatore Gian Mario Spacca, il segretario Pd Francesco Comi, l’ex vicepresidente del Consiglio regionale Giacomo Bugaro (Pdl), l’ex consigliere Massimo Binci (Sinistra Democratica) e l’allora dirigente del gruppo democrat Roberto Oscar Ricci.
Sei le persone rinviate a giudizio, limitatamente ad alcune spese: gli ex capigruppo Pdl Ottavio Brini, Franco Capponi, Francesco Massi Gentiloni Silveri, Massimo Di Furia, responsabile di segreteria del Pdl, l’allora presidente della Lega Nord Enzo Marangoni e l’ex capogruppo Prc Cesare Procaccini. Per Brini, Marangoni, Massi Gentiloni Silveri, Capponi, il giudice scrive che la maggior parte delle spese era di rappresentanza, anche in base al materiale prodotto dagli avvocati difensori. Vi sono però casi di alcune spese che dovranno essere chiariti più approfonditamente, da qui il rinvio a giudizio.
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