Amministrative, le reazioni nel Pd:
“Meno social e più contatto con la gente”

POLITICA - Dopo la batosta del secondo turno il segretario regionale Francesco Comi, che parteciperà al direttivo convocato da Renzi, richiama il partito a "parlare nei luoghi deputati e con lo sguardo rivolto a interessi generali e non individuali". Stesso monito anche dall'assessore regionale Angelo Sciapichetti: "Meno allenatori della nazionale e più portatori di palla". Il senatore Mario Morgoni avverte. "Se ci faremo trovare impreparati al referendum sarà la disfatta"
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Francesco Comi

Il segretario regionale del Pd Francesco Comi

di Claudio Ricci

Batosta elettorale per il Pd al secondo turno di amministrative. All’indomani della debacle dei ballottaggi arrivano i commenti dei vertici regionali. Una tornata devastante anche nelle Marche dove oltre ai centri già persi nel primo turno di amministrative i democrat si sono visti strappare anche San Benedetto e Castelfidardo, quest’ultima andata al M5S che oltre alla conquista di Roma e Torino ha spuntato anche 19 ballottaggi su 20. «La lettura dei risultati delle elezioni amministrative in tutto il Paese suggerisce al Pd un momento  di riflessione – è il commento del segretario regionale Francesco Comi – È indubbio il valore anche politico e non solo locale dei dati. Il risultato di Torino, dove Fassino ha ben governato, è evocativo. L’analisi non può essere troppo semplificata o strumentale a logiche particolari. Deve essere seria». Mercoledì riunione della segreteria regionale (mentre il direttivo è fissato per la prossima settimana) in vista del direttivo nazionale  convocato per venerdì da Renzi a cui Comi parteciperà. «Esamineremo i dati restituiti dalle urne – continua Comi – Se il Pd vuole continuare ad essere il primo punto di riferimento politico del Paese, come ha fatto  finora, deve ripartire da questa tappa delle amministrative con il piede  giusto, parlando nei luoghi deputati e non sui social network, tenendo lo sguardo rivolto agli interessi generali e non individuali, con meno protagonismo e più pragmatismo, inseguendo le reali esigenze e opinioni dei cittadini e non le suggestioni della piazza».

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Il senatore Mario Morgoni

Una linea assecondata anche dal senatore Mario Morgoni: «Concordo su un agire più orientato sui problemi. Ma rispetto a questi intendimenti siamo lontani dal profilo tracciato dal segretario. Oggi non vedo un problema tra renziani e anti renziani. Ci sono problemi più profondi e lo dimostra l’esperienza di Torino dove aldilà della qualità del singolo personaggio (Fassino ha governato bene) il contesto viene giudicato abbastanza detestabile. Tutto questo richiede una forte discontinuità rispetto al passato. Abbiamo perso perché non abbiamo cambiato niente dentro al partito. Ora c’è un appuntamento, quello del referendum. Se noi non siamo in grado di di serrare le file tutto quello che possiamo fare nel partito oggi rischia di essere completamente vanificato. Il Pd deve ritrovare l’iniziativa sulla riforma costituzionale che non è una sfida solo per il Pd ma per tutto il Paese. Se cominciamo una guerra clandestina, screditandoci l’un l’altro, arriveremo impreparati al referendum e non ci sarà un girone di ritorno. Verremmo eliminati. Se gli antirenziani pensano che l’abbattimento di Renzi possa portare a nuove speranze per il centro sinistra si sbagliano. Allo stesso modo non si può pensare di rimanere con un direttivo di soli renziani. Il sì’ al referendum potrà essere un dialettica nel partito riaprendo il congresso.

incontri d'autunno marco tarquinio avvenire sciapichetti foto ap (7)

L’assessore regionale Angelo Sciapichetti

Sulla disfatta delle comunali interviene anche l’assessore regionale Angelo Sciapichetti: «Quando si perde la tentazione più grande è quella di ricercare subito i responsabili, rimpallando colpe a destra e a manca per liberare la coscienza di ognuno. Ma la reazione a caldo non aiuta a risolvere i problemi che invece ci sono e andrebbero affrontati con maggior lucidità e a bocce ferme. Forse sbaglio, ma ognuno di noi dovrebbe cambiare atteggiamento partendo magari da cose semplici: meno Facebook e Whatsapp e più contatto reale con le persone in carne ed ossa, meno “allenatori della nazionale e più portatori di palla”, meno delegittimazione reciproca e più rispetto tra le parti, meno arroganza da parte di tutti e più umiltà. Per il resto è la legge della democrazia. Non ci si deprime nelle sconfitte (anche se al sottoscritto fanno male più delle coliche renali) e non ci si esalta nelle vittorie. Ogni voto è una lezione dei cittadini. Bisogna accettarla per quello che è e saperla apprendere».



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