«E’ davvero con rammarico ed un velo di tristezza che rilevo un’ulteriore occasione persa per spiegare ed argomentare le ragioni e la validità della riforma costituzionale. A quattro mesi dal referendum consultivo ci si aspetterebbe una campagna informativa da parte degli autorevoli esponenti del partito di governo e non l’affannarsi in creazioni aprioristiche di schieramenti contrapposti».
Botta e risposta al vetriolo sul referendum costituzionale. Il segretario generale della Cgil di Macerata Daniel Taddei torna sulle parole del senatore e promotore del sì Mario Morgoni che ieri aveva risposto alle parole dell’esponente sindacale e del presidente dell’Anpi Lorenzo Marconi sostenitori del no, in merito alla forma e al contenuto della riforma (leggi l’articolo). «Ci piacerebbe affrontare le questioni nel merito – scrive Taddei – Viene superato il bicameralismo perfetto, come anche la Cgil auspica, oppure lo si riconsegna più pasticciato creando anche conflitti di competenza tra Stato e regioni, tra Camera e nuovo Senato? E’ garantito l’equilibrio tra i poteri costituzionali? Se sì, come, visto che la terzietà degli organi di garanzia, il presidente della Repubblica e la Corte costituzionale, non è più assicurata dalle nuove modalità di elezione previste dalla sovradimensionata maggioranza prodotta dal premio. Produce semplificazione? Gli attuali articoli 70 e 72 disciplinano il procedimento legislativo con 198 parole. La riforma sostituisce i due articoli con 870 parole».
«Vengono ridotti considerevolmente i costi della politica? – chiede ancora il segretario Cgil – Oppure la riduzione solo di un quinto dei costi del Senato poteva essere ampiamente aumentata riducendo il numero di senatori e di deputati della Camera? Come può la nuova legge elettorale garantire la sovranità popolare se alla singola lista che supera il 40% dei voti viene dato un premio di maggioranza, di 340 seggi su 630, cioè il 55 % del totale? Il voto bloccato sui capilista e le candidature plurime per gli stessi capilista sono un’assunzione di responsabilità oppure consentono al leader del partito di controllare in ampia misura la scelta dei parlamentari da eleggere, per la maggioranza blindata dal premio? Questi sono solo alcuni dei tanti quesiti che potrebbero interessare i cittadini per esercitare un voto consapevole libero da condizionamenti stereotipati e da ricatti improbabili. La Cgil, sia a livello nazionale che provinciale, esercita quotidianamente la democrazia tra i propri iscritti nelle centinaia di organismi deputati, confrontandosi continuamente con i cittadini nelle sedi, nelle assemblee e nelle piazze. Rappresentando le decine di migliaia di iscritti che la sostengono a livello locale, ha deciso di rimanere fortemente radicata nel territorio affrontando al fianco dei cittadini le difficoltà giornaliere e le incertezze future. Su questo non accettiamo lezioni».
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Ma come possono accaparrarsi il diritto di riformare la costituzione certe persone non elette da nessuno e che molte di loro per i guai che hanno con la giustizia: del parlamento, non dovrebbero sapere nemmeno dove si trova. Hanno pure la sfacciatagine di dire che la prima parte non viene toccata. l’art. 1 dice che il potere appartiene al popolo. con la nuova schiforma, l’unica cosa che appartiene al popolo e quella di ubbidire e stare zitto. La nuova legge elettorale con il premio di maggioranza di origine fascista, chiamata anche legge Acerbo, ai parlamentari del 1953 fece schifo ribattezzandola legge TRUFFA. I tempi cambiano e i promotori del SI non esitano ad approfittare delle nuove generazioni per appioppargli una schiforma come simbolo di democrazia. CHE TRISTEZZA.
La CGIL faccia un librettino da distribuire alle famiglie con i vecchi e i nuovi articoli, magari con le note.