Si scalda il dibattito intorno al referendum costituzionale di ottobre. Sul botta e risposta tra i promotori del sì e quelli de no si inserisce anche il segretario provinciale della Cgil Daniel Taddei che con una nota risponde alle dichiarazioni del senatore Mario Morgoni. Che in occasione dell’incontro con il politologo Roberto D’Alimonte a Civitanova aveva espresso perplessità sulla posizione, per il no, del sindacato e dell’Anpi (leggi l’articolo). Alla replica del presidente provinciale dell’Anpi Lorenzo Marconi (leggi) segue oggi la risposta del segretario della Cgil:
«Le affermazioni del senatore Pd Mario Morgoni invece di entrare nel merito e nel metodo della discussione tendono ad etichettare superficialmente un dibattito che dovrebbe invece essere trattato col massimo rispetto e considerazione. Riprendendo l’uscita del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi “siete insieme a Casapound al referendum” il senatore replica stancamente un ritornello che sfugge ad un vero confronto sul tema costituzionale e rischia di creare invece una spaccatura priva di contenuti tra i cittadini che dovranno esprimersi ad ottobre su una riforma inaudita nella nostra storia democratica, proponendo una sterile contrapposizione tra innovatori e conservatori, fiduciosi e disfattisti, che nulla ha a che vedere con l’intento di aggiornare l’architettura istituzionale della Repubblica».
Il segretario Cgil attacca la riforma sia nella sostanza che nel metodo: «La Cgil di Macerata, in linea con il comitato direttivo nazionale, esprime un giudizio fortemente critico sulla proposta di modifica costituzionale. Critico sia rispetto al metodo, che al merito della proposta. In particolare, nel metodo, la discussione parlamentare è stata a tratti compulsiva con eccessi di condizionamenti del governo che ha portato ad una impropria polarizzazione del dibattito in aula, con la dichiarata volontà di fare del referendum confermativo un banco di prova per l’operato complessivo del governo. Per quanto riguarda invece il merito della proposta di riforma, pur apprezzando l’intento di superare il bicameralismo perfetto, questo si è trasformato in un’eccessiva centralizzazione dei poteri allo Stato. Il nuovo Senato, per composizione e funzioni, non potrà svolgere il necessario ruolo di luogo istituzionale di coordinamento fra Regioni e Stato. Siamo inoltre di fronte ad un irragionevole moltiplicazione dei procedimenti legislativi del Parlamento, con il Governo che si vede attribuita la facoltà di dettare l’agenda parlamentare, potendo porre in votazione a data certa i provvedimenti ritenuti essenziali senza vincoli quantitativi né di oggettività. Il giudizio, quindi, nel metodo e nel merito, non può che essere negativo per quanto disposto da tale proposta di modifica anche perché introduce nella nostra Carta norme incongrue ed inefficaci. Ritengo sia utile ed auspicabile che si eviti di ridurre il dibattito ad uno scontro di tifoserie, evitando di mancare di rispetto all’autonomia ed all’indipendenza della nostra organizzazione che si sta impegnando a promuovere un’informazione di massa e momenti di confronto per favorire una scelta partecipata e consapevole dei cittadini».
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