di Laura Boccanera
Pesanti accuse contro Piero Gismondi e non troppo velate allusioni ad un mercato di “posti” e “smanie di potere”. A metterle nero su bianco in una lettera di fuoco inviata a tutti i capigruppo è Ivo Costamagna, presidente del consiglio comunale di Civitanova. In realtà la lettera è firmata dal vicepresidente Roberto Garofolo, ma è espressione di tutta la lista Uniti per cambiare. Parole feroci, al vetriolo contro il compagno di maggioranza, l’esponente della civica La Nuova Città che aprono scenari di rottura in vista del rinnovo delle elezioni amministrative. Manca ancora più di un anno alla scadenza di mandato eppure le avvisaglie di nuove manovre politiche ci sono tutte. E Gismondi per ora accusa il colpo, ma non sta a guardare.
Gli viene contestato di essere interessato solo alle poltrone, in particolare a quelle della nuova multimunicipalizzata che accorperà in Atac le farmacie e Gas marca. Gismondi ha posto il problema del rinnovo del cda ora che la municipalizzata sarà unica e chiedeva che nella rosa di 5 nomi ci fossero rappresentanti di lista secondo il peso occupato in consiglio comunale. E quindi spazio per il Pd, per La nuova città e certamente anche per Uniti per cambiare. La proposta avrebbe però ridimensionato drasticamente il peso di Uniti per cambiare nella nuova compagine. La civica di Costamagna attualmente infatti ha esponenti in Gas Marca (presidenza Flavio Rogani), in Atac (presidenza a Mantella) nelle Farmacie comunali (presidenza Carlo Centioni) e perfino nella Civita.s (Alessandro Brandoni) che non è inglobata nella multiservizi. Secondo Uniti per cambiare invece quella voluta da Gismondi è una manovra per accalappiare poltrone e non per distribuire equilibrio in maggioranza, al contrario, ne minerebbe le fondamenta costitutive. Da qui la lettera al vetriolo che Gismondi lega al dito e che apre scenari di rottura per le amministrative. Si parla infatti della costituzione di liste civiche all’interno del centrosinistra non disposte ad appoggiare Costamagna in una coalizione e che potrebbero correre con un proprio candidato sindaco. Il nome uscito in queste settimane è quello del presidente dell’ordine degli avvocati Stefano Ghio, iscritto al Pd. Non si sa ancora se l’attuale primo cittadino abbia voglia e ambizione di ripresentarsi per il bis, sicuramente se ne comincia a parlare anche se con molto anticipo. E le scissioni a sinistra potrebbero portare anche ad un progetto di moderati di centro che inglobi alcuni ex amministratori di centrodestra. Tutti i giochi sono aperti insomma. Un peso decisivo lo avrà il Pd che potrebbe anche mettere in minoranza Uniti per cambiare che non ha ancora sciolto la riserva sul ruolo di Pier Paolo Rossi all’interno della lista. «La lettera è una risposta a quanto scritto in precedenza da Gismondi, è lui ad aprire scenari di rottura e a mettere in crisi la tenuta della maggioranza – spiega Costamagna – inoltre Gismondi personalizza, non l’ho scritta io, ma è firmata dal vicepresidente ed è espressione di tutta la lista».
(foto Federico De Marco)
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I giochi per questa maggioranza sono già chiusi da un pezzo. Possono modificarsi, soprattutto geneticamente e con nuove identità, ma ad un occhio attento certe rassomiglianze che un po’ rimangono sempre, non possono sfuggire. Ammettiamo che Costamagna si metta il parrucchino per coprire la incipiente calvizie, sia biondo e con le lenti a contatto e che si faccia chiamare Lucio Cimurro. Lo riconoscerebbero dal passo e dalla postura, spostato sempre un po’ in avanti tanto da rischiare di perdere il famoso “baricentro” mettendo fortemente in risalto le scapole. Il nostro sindaco, dovrebbe mettersi delle finte suole che lo alzino di almeno dieci centimetri, dovrebbe far finta di non conoscere Silenzi, che dopo la breve celebrità che ha contribuito a dargli, dovranno passare almeno tre generazioni per il povero Corvatta prima di riuscire a racimolare qualche voto. Per Silenzi, non c’è futuro, anche ricorrendo ai migliori chirurghi estetici al punto di diventare il sosia di Gabriel Garko, rimarrebbe l’orgoglio di mettersi ad urlare in qualsiasi momento: ” Signori, sono Silenzi, ex sindaco, ex presidente di provincia, ospite d’onore al consiglio regionale, ex vice sindaco, ex politico, ora mestamente vitaliziato, pensionato, allontanato, depressato , senza più amici se non i compagni della bocciofila che fanno sempre la conta per chi è costretto a prendermi per ultimo. Signori, non sono più nessuno, Sì, io fui, ora fuio. Tutti gli altri non perdano tempo per niente, se vanno in minoranza e solo li possono andare, per i prossimi cinque anni quando toccherà a loro parlare credo che i maggiorenti andranno a fumare, oppure al bagno, magari a prendere un panino aspettando che l’incaricato di turno li richiami avvertendo che la minoranza sta tacendo. Non dico che chi verrà sarà meglio di loro, ma però non è possibile, non deve essere possibile che al peggio non ci sia mai fine? La famosa eccezione che conferma la regola dove è andata a finire? Si dice così, no?
tessere di partito e ordine professionale…c è chi prova tutte le strade pur di arrivare a occupare la sedia.