Renato Pasqualetti, presidente della Form, risponde ad Andrea Marchiori, consigliere comunale di Forza Italia, che ieri era intervenuto sullo Sferisterio e il circuito unitario della lirica (leggi l’articolo):
“Volevo rassicurare il consigliere Andrea Marchiori rispetto alle mie posizioni sullo Sferisterio, che lui ha desunto da una mia frase all’interno di una conferenza stampa sulla stagione sinfonica di Form. Vorrei rassicurarlo perché sullo Sferisterio condivido da sempre quello che lui afferma. E cioè, che lo Sferisterio sia un teatro di tradizione ex l.800/67 e che debba da questo ruolo qualificare il più possibile la sua identità, tra l’altro con la specifica particolarità di essere l’unico Teatro di Tradizione che lavora all’aperto. In questo senso caratterizzare le attività liriche maceratesi come un’eccellenza nazionale ed internazionale. Nessuna fusione con altri teatri, nessuna direzione artistica regionale: non l’ho mai sostenuto e lo riterrei un errore.
Diversa è la mia posizione sullo spettacolo dal vivo nelle Marche e sul ruolo che può giocare lo Sferisterio in questo ambito. Sono convinto, infatti, in primo luogo che debbano essere i soggetti lirico/sinfonici delle Marche assieme al Consorzio Marche Spettacolo, ad aprire un confronto con il ministero per un aumento del Fus per le Marche, legato anche a progetti speciali. E tra questi progetti speciali fondamentale è quello costruire un sistema regionale, una rete che metta insieme i soggetti lirico sinfonici delle Marche per attivare il massimo di collaborazione. Nessuna fusione o perdita di identità, ma un’unica programmazione per i teatri di lirica ordinaria, come si sta già facendo con grande successo per i teatri di Fano, Fermo e Ascoli Piceno. Utilizzare in vari teatri produzioni già realizzate come si è già fatto con un Barbiere prodotto dal Rof e con la Madama Batterfly di Pizzi prodotta dallo Sferisterio; mettere a disposizione di tutti le competenze formate negli anni come si è fatto con l’apparato dello Sferisterio e in particolare con Luciano Messi; utilizzare le masse artistiche marchigiane (professori d’orchestra, coristi, macchinisti…) aumentando le opportunità di lavoro e riducendo i turni di prove e i costi. Per inciso, questo sistema potrebbe nelle prospettive anche “regalare” a Macerata una presenza di lirica d’inverno al Lauro Rossi.
In questo quadro lo Sferisterio acquista sicuramente prestigio e svolge una funzione apicale nello spettacolo dal vivo delle Marche, che qualifica il suo ruolo, anche agli occhi del ministero. Da ciò che ho rilevato per lo Sferisterio e per lo spettacolo lirico/sinfonico nelle Marche, Marchiori sicuramente può capire (e magari condividere…) che la mia linea è mantenere e qualificare le specificità (Rossini Opera Festival, Macerata Opera Festival, Pergolesi Spontini di Jesi…), ma contemporaneamente fare tesoro dello stare insieme facendo massa critica e ottimizzando produzioni e costi. Infine un’osservazione tecnica. A mio avviso non è vero che le produzioni dello Sferisterio funzionino solo all’aperto e su un palcoscenico lungo 108 metri. Lo dimostra ampiamente la Butterfly di Pizzi che ha avuto un grande successo proprio nel 2015 nei teatri di lirica ordinaria marchigiani. Ma lo dimostra anche la Turandot di Hugo De Ana che fu portata a Bologna con notevole successo e addirittura l’opera simbolo delle Sferisterio, la Traviata degli specchi di Svoboda, che nella sua versione al chiuso ha ottenuto enorme successo dal Teatro dell’Opera di Roma, al Pergolesi di Jesi e in tanti altri teatri”.
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Bene, anzi molto bene, che lei abbia precisato/rettificato la dichiarazione fatta in conferenza stampa che per comodità riporto:
“Un grande progetto regionale lirico sinfonico. La proposta la lancia il presidente della Form Renato Pasqualetti «Se si superano i campanilismi, e in questi anni Macerata si è dimostrata aperta in questo senso, si può sviluppare una stagione organica che unisca le varie realtà regionali come Il Mof il Rossini Opera Festival le stagioni dei teatri di Ancona, Jesi e Fano». Una festival di musica lirica regionale che spalmi le produzioni su tutta la durata dell’anno, è la proposta di Pasqualetti, che assicuri continuità lavorativa anche alle maestranze del mondo dello spettacolo. «Pensiamo solo alle prove dell’orchestra per ogni recita – continua Pasqualetti – se i teatri producono separatamente i costi lievitano. In un sistema integrato basterebbe una sola prova per tutti gli spettacoli. Stesso discorso vale per le produzioni. Un allestimento potrebbe essere portato in giro e adattato in base alle esigenze dei singoli teatri».
La mia mozione non lascia spazi ad equivoci ed il fatto che lei la condivida e’ per me positivo.
Al momento mi resta invece difficile comprendere come si possa far partire da Macerata, ovvero dal teatro di tradizione, un ampliamento delle sovvenzioni fus a favore di una coalizione di teatri regionali, dal momento che la linea ministeriale è quella di tagliare con l’accetta, come in effetti avvenuto anche per lo Sferisterio. Nutro anche forti dubbi sulla opportunità di conseguire un risparmio di spesa per allestimenti unitari da replicare sistematicamente sul prospettato circuito.
Ma quando Bianconi è venuto allo Sferisterio, perché nessuno gli ha chiesto qualche cinquantina di milioni di euro, naturalmente a fondo perduto? Certe occasioni non si possono perdere, per la lirica conta solo il detto poca spesa, poca resa.
E se volete fare qualche bel concerto, con direttori internazionali, per pagarli si parla di 50.000, 80.000 euro solo per loro. Parlate di ridurre le spese, poi per forza per arrotondare dovete far vendere Wursterl e salsicce al povero Sparafucile. Oppure fate recite dialettali, costano poco, sono divertenti, magari in collaborazione con qualche oratorio. Ottima idea, trasformare il tutto in una bella arena, come c’erano una volta, basta un lenzuolo bianco pulito e via film a go go.